la Parola di Dio

 

Parlare di croce non piace mai a nessuno perché significa dolore, perché ricorda la religione, il sacrificio, il dolore e il nostro spirito di sopravvivenza si chiude a questa prospettiva pertanto facciamo di tutto per eliminare le croci dalla nostra vita in tutti modi, buoni e meno buoni, ma alla fine la vita è questa e non la possiamo cambiare, quindi credenti e non si lamentano con Dio, con la divinità, con la religione, le fedi perché pensare alla croce è come voler dire farsi del male, cercare il dolore senza accorgerci però che ognuno di noi ha la sua croce e pur non volendo portarla c’è.

Ora, se guardiamo alla croce come prospettiva di vita e di bene ci accorgeremmo invece che accettarla e portarla con dignità ci metterebbe nel solco della vita vera. Gli apostoli, Pietro in primis, hanno rifiutato il destino di Gesù sino alla risurrezione, non hanno accettato la croce non avevano capito il senso e l’obiettivo ma quella croce sarà il fulcro della nostra vita e della nostra fede.

Credere pertanto significa accogliere e portare quella croce che è stato il gesto dell’amore supremo che Dio ha usato per noi e allora la croce sarà il gesto supremo dell’amore che dobbiamo avere tra di noi. Una croce che va portata con dignità senza scansarla, una croce che è impegno, dedizione, sacrificio, lavoro, accettazione dei propri limiti e impegno per superarli, croce che da strumento di morte e di punizione diventa via di salvezza.

Accettarla e portarla significherà lasciarci amare da Dio. La croce di una mamma che ama incondizionatamente i figli, croce che è fedeltà al matrimonio, croce che è dedizione al servizio, alla propria vocazione, croce che è dovere e non solo diritto, perché questa smania di diritto ci annebbia la vita e non ci fa più vedere il dovere di amare e non solo di essere amati, di servire e non solo di essere serviti, di impegnarsi e non solo di pretendere risultati senza la fatica.

La prospettiva della croce è quindi la prospettiva della vita normale vissuta con consapevolezza e non parlare di croce e non accettare le nostre singole croci non ci realizzerà ma ci disintegrerà alla ricerca di vie di fuga che alla fine ci faranno cadere tre volte sulla via della nostra vita, cadute dalle quali faticheremo a rialzarci sin tanto che non troveremo il Cireneo che ci aiuta e il Signore si fa Cireneo per noi a portarla non a toglierla ma a portarla fino a destinazione per donarci totalmente la nostra vita, le scelte che abbiamo fatto senza scappare, senza fuggire.

La croce è faticosa è dolorosa ma la croce è una “situazione provvisoria” perché da quella croce parte una luce nuova quella di vivere la vita vera per quello che è e non un fantoccio di vita, non una simulazione, non un simulacro ma la nostra vita con chiari e scuri, con luci e ombre, con cadute e impegno a rialzarsi.

La croce è la nostra vita e se non seguiamo il Signore allora diventerà pesante e impossibile, se prendiamo la croce e lo seguiamo allora in Lui realizzeremo quei sogni che abbiamo nel cuore, sogni che non sono i nostri egoismi ma il mettersi con fiducia nelle mani di Cristo con intelligenza con la vicinanza delle donne del calvario, della Veronica che asciuga il volto ma anche affrontando spunti e insulti e se reagiamo, se lotteremo contro la nostra croce per eliminarla, per toglierla continueremo a cedere.

La vera felicità, la vera serenità è accettare la nostra strada, lavorare in essa per comprendere cosa il Signore vuole da noi.

La preghiera, andare alla S. Messa, camminare nel solco della Chiesa, sono quegli strumenti che ci permetteranno di chiedere al Signore di darci la forza per portarla, per comprenderla, per raggiungere la meta e risorgere con Lui a una vita nuova, luminosa, bella.

Questa è la croce che indossiamo o che appendiamo nelle nostre case, una croce che deve ricordarci il dono di un amore grande per noi e ci invita a fare altrettanto, ci invita ad amarci tra di noi. Non pianti e flagellazioni, non masochismi vari, penitenze vuote, ma accettare la vita e camminare sulla strada sapendo che non siamo soli. La via dolorosa di Cristo ci ricorda il nostro cammino e il Suo amore per ognuno di noi, questo è l’impegno che dobbiamo avere come cristiani, come comunità, come Chiesa.

@unavoce

 

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