Tra virtuale e personale

 

Leggevo in questi giorni un articolo, mentre ero in uno studio medico, della rivista “BenEssere” diretta da Giuseppe Altamore e il suo editoriale, dal titolo: “L’intelligenza artificiale – Una nuova minaccia all’orizzonte dell’informazione”, che vi ripropongo pari pari, mi ha colpito e credo possa essere utile per introdurre il tema della comunicazione oggi.

“La metà degli italiani spesso non distingue una notizia vera da una falsa. Ci si informa sempre di più sulle piattaforme social o attraverso i motori di ricerca e non sulle fonti dirette e qualificate. Aumentano i contenuti fuorvianti e di disinformazione e i cittadini sono sempre meno in grado di difendersi, diventando spesso vittime di messaggi ingannevoli e di vere e proprie truffe. Senza contare tutta l’informazione prodotta esclusivamente per orientare i consumi, che tradotto significa pubblicità camuffata. Ma non finisce qui. C’è un nuovo elemento destabilizzante all’orizzonte: ChatGpt, l’applicazione dell’intelligenza artificiale capace di conversare con gli esseri umani. ChatGpt sta imparando molto anche dagli scienziati, ma sbaglia facilmente. Sta apprendendo a poco a poco e, crescendo potrebbe essere in grado di progettare esperimenti, analizzare dati e decidere se un articolo scientifico può essere pubblicato o meno. Alcuni stanno utilizzando ChatGpt per scrivere saggi e discorsi, sintetizzare gli articoli che leggono, prendere appunti o veicolare messaggi e non solo. Ogni giorno, programmi chiamati chatbot sono alimentati con dati e informazioni che permettono loro di imparare e di evolversi. Ma possono essere utilizzati per manomettere notizie. Potrebbero, per esempio, generare testi apparentemente convincenti ma sbagliati nei contenuti, fino a distorcere fatti scientifici e a diffondere disinformazione”. (cfr. bibliocomunesettimonomilanese)

In coincidenza sul sito VaticaNews della Santa Sede un’altro articolo ha colto la mia attenzione riguardante sempre la comunicazione virtuale. Una comunicazione che è in crescendo e in uso in ogni settore della vita, non solo lavorativa, dove viene ribadita e sottolineata l’utilità di questi strumenti ma la necessità di non perdere l’incontro personale.

“La Chiesa cattolica è sempre stata una presenza in ambito comunicativo, questo fa parte della sua storia, questo fa parte, diceva il decreto Inter mirifica, del suo dovere essere presente per l’annuncio nella dimensione della comunicazione. Adesso gli ambienti digitali sono la nuova frontiera, i nuovi ambiti in cui è possibile proporre l’annuncio cristiano e la sfida è quella di essere effettivamente all’altezza di questi nuovi strumenti di comunicazione e di questi ambienti. Che cosa c’è di nuovo? Si tratta non semplicemente di usare degli strumenti o dei media, cioè dei mezzi di comunicazione, ma di abitare in maniera assolutamente nuova gli ambienti digitali. Abitare vuol dire essere in grado di creare relazioni, relazioni feconde, anche in ambiti non della realtà fisica, non del corpo, ma della realtà virtuale, vale a dire di qualche cosa che si avvicina alla dimensione dello spirito” (cfr. VativanNews)

Sono il primo che usa di questi strumenti e riconosco la grande utilità per animare e ter unita una comunità che si perde altrimenti sul territorio e oggi avendo queste possibilità digitali è certamente un’occasione e un’opportunità grande, ma ovviamente non può e non deve sostituire l’incontro personale. Abbiamo visto durante l’emergenza sanitaria della Pandemia l’utilità di questi ma abbiamo sofferto per la mancanza di relazioni e quando abbia potuto ci siamo letteralemnte tuffati negli abbracciarci e negli incontri.

Questo ci fa comprendere che questi strumenti vanno usati come tutte le cose “cum grano salis”, con intelligenza e non debbono in nessun modo sostituire la nostra mente, le nostre opzioni e la nostra vita, il rischio altrimenti sarà quello d’impigrirsi e di diventare sempre più isola e isolati.

Oggi si respira un clima d’insofferenza per tutti e verso tutti, sia i vicini che i lontani, sia in famiglia che negli altri ambienti, pertanto vien da se che più limitiamo questi spazi e più li chiuderemo e questo certamente non sarà un progresso. Riusciremo certamente a fare mille cose più veloci ma avremo perso il gusto dell’incontrarci, dello stare insieme, del condividere tempo e momenti. Noi siamo della generazione che andare dal panettiere era un’occasione di dialogo, o dal dottore parlando in diretta dei nostri problemi o incontrare gli amici al bar o fare una lezione in presenza ascoltando gli umori, vedendo i colori e sentendo gli odori e profumi di questa nostra umanità era normale e necessario. Ricordo in un viaggio in oriente l’acquisto di un tappeto e la contrattazione proposta con la scusa di trovare il prezzo giusto creando così un dialogo con il mercante che offrendoti un thè e parlando di questo e di quello aveva instaurato un rapporto, un dialogo, un confronto simpatico, sereno, aperto. Una tradizione conservata che forse noi rischiamo di perdere per la velocità delle tante cose che dobbiamo o vogliamo fare dimenticando la capacità di sapere e accorgerci e gustare la bellezza di questi gesti semplici che ci ricaricavano di umanità.

Non lasciamoci impigrire ma usiamo di questi strumenti con intelligenza, verifichiamo le notizie alla fonte non siate banali o superficiali, se voglio sapere del Papa andiamo sul sito ufficiale, se voglio sapere del governo altrettanto, del lavoro e o dello studio facciamo lo stesso … conservaimo il dialogo, l’incontro perosnale nei piccoli gesti, nel vivere quotidiano, nel relazionarci nelle varie attività della vita,  non affidiamo le nostre riflessioni a una comunicazione pilotata e scialba e talvolta anche poco originale nel linguaggio. Non demandiamo alle “app” o al “on-line” tutto, acqyuisti, incontri, appuntamenti, richieste …  ma recuperiamo il bello del confronto e del dialogo diretto. Siate protagonisti della vita con intelligenza.

@unavoce

 

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