Meditando sul Vangelo

Se vuoi veramente amare, devi imparare a perdonare (S. Tersa di Calcutta)

 

Facciamo risuonare ancora nel nostro cuore le parole del Vangelo di ieri. Tutti noi, in modi differenti, analizzando la vita personale e pubblica, sia civile che religiosa e molto spesso concludiamo dicendo che è il tempo di cambiare. Troppe cose non vanno bene o troppe ne abbiamo perse. Abbiamo dimenticato i valori sostituendoli ad atti e gesti finti creando una maschera alla vita per non pensare credendo che basti questo per superare limiti e difficoltà personali e sociali. Le notizie dal mondo ci spaventano alcune volte, ci fanno paura, ci scandalizzano ma la realtà poi è che nessuno vuole rinunciare a nulla, anzi si vuole progredire e questo sarebbe bello ma a discapito di altri e questo non porta e non porterà da nessuna parte.

Il Vangelo che domenica scorsa abbiamo ascoltato proclamare nelle nostre chiese durante le S. Messe ci parlava del perdono, un perdono che sembra essere impossibile e irrazionale: un perdono infinto.

Sappiamo dalla psicologia che per perdonare gli altri prima di tutto bisogna perdonare noi stessi altrimenti non sarà un perdono ma una vendetta, così sottolinea in un libro lo psicologo spagnolo, Antonio Malo nel suoi libro: “Antropologia del perdono”. Il Signore nel Vangelo usando l’esempio dei due servi debitori ci offre una grande lezione di psicologia e di umanità oltre che di grande fede, alla luce della misericordia. Elementi questi che sembrano essere svaniti nell’attuale società, dove tutto è dovuto e tutti si sentono superiori agli altri, pretendendo rispetto e attenzione ma raramente lo donano agli atri.

Dobbiamo ripartire da noi stessi, come in tutte le cose. Per superare le difficoltà e i contrasti prima di tutto dobbiamo ricordarci che nessuno di noi è senza colpa, Gesù lo sapeva ed è morto in croce per salvarci da questa spirale e ogni volta che cadiamo la sua morte in Croce ci ricorda che ci ama e che ci ha salvati, ma questo però non esclude il prendere coscienza dei nostri errori e delle nostre colpe e proprio perché Lui ci ha perdonato noi dobbiamo perdonare gli altri. Non possiamo pretendere una cosa se non siamo i primi noi a donarla, vogliamo amore e rispetto e noi siamo mancanti in questo, volgiamo pace e giustizia ma appena possiamo cerchiamo sotterfugi egoistici e così via, perché riteniamo di aver ricevuto un torto.

Quindi la prima cosa da fare è guardarsi dentro, verificare il proprio cammino, scorgere i limiti e perdonarsi non per scusarsi ma per riprendere con coraggio in mano la propria vita e mettere rimedio là dove sappiamo e abbiamo compreso che questi nostri errori hanno provocato divisione. Perdonarsi non significa ripeto giustificarsi ma avere il coraggio di essere onesti con noi stessi e solo in quel momento potremo comprendere, capire e perdonare gli altri. Servirà fare ammenda, servirà mettersi in atteggiamento di penitenza. La giustizia deve fare il suo corso ma ci deve essere il perdono altrimenti sarà solo una vendetta e troppo spesso noi siamo vendicativi perché, a dir nostro, non possiamo perdonare, dimenticando che siamo già stati perdonati abbondantemente da Dio e anche da molti fratelli.

Questo movimento prevede la penitenza quindi, un sacrificio, un cambiamento radicale. Imparare a perdonare ci alza di livello non per essere superiori ma capaci di pazienza, di pacatezza, di gentilezza, di comprensione e di misericordia.

Scriveva la figlia di Aldo Moro, Agnese:  «Il perdono non è un sentimento ma una decisione che devi prendere per fermare il male. Perdonare è una scelta per stare bene, per riprenderti la tua vita».

Abbiamo compreso che la giustizia divina è pervasa dalla misericordia mentre l’atteggiamento umano solo dalla giustizia, c’è bisogno d’imparare l’amore misericordioso che sa perdonare un debito grande come quello sentito nel vangelo, una colpa perdonata che deve portare alla capacità di perdonare a nostra volta con pazienza.

L’insegnamento allora è quello di rimettersi in gioco tutti su questo argomento. Proviamo ad analizzare noi stessi prima di pretendere e ricordiamoci che il Signore ci ha condonato tutto il debito con la sua morte in Croce, offrendoci la via della salvezza. Perdonare non significa che mi va bene quello che hai fatto, ma perdono perché non voglio che il tuo errore condizioni la mia vita e la mia felicità, perdonare apre una porta costruisce un ponte offre nuova linfa.

“Tout comprendre est tout pardonner” scrive Blaise Pascal, “Capire tutto è perdonare tutto” e quello che il re ha fatto con il servo condonandogli il grande debito, impariamo tutti questa lezione di pazienza e misericordia alla scuola del Vangelo e sull’esempio di Gesù.

@unavoce

Foto di Copertina: Parrocchia dei Militari “Madonna di Loreto” – 15° Stormo