da riscoprire
Come sapete, voi che con pazienza leggete queste povere pagine, che questo sito e queste pagine hanno l’unico intento di fornire pensieri per una continua educazione alle cose di Dio, per alimentare la nostra vita cristiana e qualche volta per dare notizia delle povere cose che facciamo non tanto per esibizione ma per informare e coinvolgere.
Ora, con questa idea che corre sempre nella mia mente, oggi vorrei proporvi qualche pensiero sul silenzio. Autorevoli autori – a partire dai Padri della Chiesa per arrivare ai nostri pastori di oggi e penso al libro del Cardinale Roberth Sarah: “La forza del silenzio”, per citarne uno recente – sino ad arrivare ai nostri giorni e fermarmi oggi dopo aver letto la lettera pastorale del nuovo vescovo di Verona, Mons. Domenico Pompili. Leggendo su alcuni nostri siti cattolici l’annuncio della pubblicazione dal titolo “Sul Silenzio”, mi ha incuriosito e così ho cercato il testo che ha inviato alla sua diocesi e che vi invito a leggere e riflettere insieme su questa dimensione fondamentale del nostro vivere.
Oggi, pur desiderando pace e tranquillità, l’elemento silenzio poco è in uso anche nelle nostre comunità, io per primo non amo molte lungaggini nelle nostre attività pur desiderando e amando il silenzio e la lettura, la tranquillità e la riflessione, come più volte ho cercato di sottolineare dicendo che la vita spirituale sta anche nella capacità di fermarsi e di stupirsi di quello che ci circonda, le troppe parole o tempi che sembrano allungare senza senso non li amo, ma le parole che ho letto mi hanno aiutato a fermarmi e a riflettere e così oggi le condivido con voi.
Quest’anno, come vi ho annunciato e già condiviso su queste pagine virtuali, la proposta pastorale che offriamo avrà come tema l’Eucarestia. E’ importante, anzi direi fondamentale tenere ben presente questa dimensione, pertanto cercheremo di ampliare e offrire quegli spazi che la liturgia prevede nella celebrazioni spiegando il loro significato per aiutarci al silenzio prima ,durante e dopo la celebrazione, evitando di trasformare le nostre celebrazioni in un piccolo mercato che pur nella gioia dell’incontrarci non deve snaturare il momento celebrativo ma deve aiutare ad un devoto atteggiamento di rispetto del luogo e dell’azione liturgica per rimandare in altri ambienti la parola e i confronti.
Creare silenzio in alcuni momenti della liturgia ci aiuterà a viverli anche nel quotidiano, limitando parole vuote e talvolta pesanti per dare al silenzio la vera risposta alle nostre critiche o riflessioni. Un silenzio della parola vuota per dare spazio alla Parola di Dio, senza vergognarci ma confrontandola con la vita sempre e in ogni situazione, senza vergognarci di essere cristiani, di nominare il Suo nome e di essere veri testimoni del Suo amore.
“Oggi c’è bisogno di silenzio per ritrovare il senso, il gusto della vita. Il rischio o, forse, il fatto è che chi bussa alle nostre porte, alle porte delle nostre comunità, invece troppo spesso non lo trovi. Come se il silenzio sia un bene di prima necessità che abbiamo però consumato, finito, senza farne scorta. [..] Il problema vero è se la ricerca del silenzio viene colmata con l’offerta di cose, di rumore, ma non di ciò che dal silenzio si genera: la Parola. Invece, questo è il nostro compito se qualcuno bussa: il Silenzio e la Parola devono brillare sempre sulle nostre tavole. Nella vita, nella morte, nel dolore, nell’amore, cerchiamo parole e gesti in grado di esprimere qualcosa e non li troviamo. Spesso, anche le nostre stanche liturgie sembrano aver smarrito la sapienza di una ritualità che aiuta a dare forma e senso alla vita e ai suoi momenti topici”. (cfr. o.c.)
Oggi facciamo fatica, quasi abbiamo paura di lungi spazi di silenzio, sembra che se non li riempiamo con qualche cosa la gente e noi stessi ci stanchiamo ma questo modo di fare non ha educato alla bellezza e alla ricchezza del silenzio che medita, che adora, che prega, così cercheremo pertanto di offrire nei momenti celebrativi, che proporremo in questo anno, gli spazi giusti per meditare come ad esempio durante la Visita ala Santissimo Sacramento, all’Adorazioni Eucaristiche e ovviamente nella celebrazione della S. Messa con spazi di riflessione come ci ricordava Papa Benedetto XVI: “Indispensabile appare garantire almeno alcuni spazi di silenzio: dopo l’omelia, come aveva insegnato Benedetto XVI, e dopo la comunione, invece di aprire il profluvio degli avvisi parrocchiali“. (cfr. o.c.)
La nostra Chiesa e tutte le nostre cappelle nei vari enti, nelle varie caserme, basi e aeroporti sono sempre aperte e ben tenute, dove gli arredi e le suppellettili ci portano a contemplare il Tabernacolo e la Croce con la sempre presente Vergine Maria e San Giuseppe custodi del Figlio di Dio e nostri intercessori preso di Lui. Contempliamo il silenzio, entriamo nelle nostre chiese, fermiamoci a contemplare il silenzio ricco della Sua presenza e a riscoprire la bellezza di toglierci dai rumori che talvolta annebbiano la mente e il cuore e impoveriscono l’anima e in punta di piedi e con rispetto e devozione entriamo nella Casa di Dio per incontrarlo nel “sussurro di una brezza leggera” (1Re 19,12). Da questo silenzio contemplativo che ci farà raggiungere Cristo e solo Lui, partiremo per vivere le nostre singole vocazioni, fare il nostro lavoro, svolgere il nostro servizio e tutte quelle attività di aiuto e carità d’impegno e di promozione, che desideriamo fare e proporre, ma solo con Cristo nel cuore le nostre opere avranno senso.
@unavoce
Foto di Copertina: fonte