« Tu non puoi pregare in casa come in chiesa, dove c’è il popolo di Dio raccolto, dove il grido è elevato a Dio con un cuore solo. […] Là c’è qualcosa di più, l’unisono degli spiriti, l’accordo delle anime, il legame della carità, le preghiere dei sacerdoti » (San Giovanni Crisostomo)
Permettetemi oggi, nell’ambito del nostro cammino comunitario di quest’anno, che ci vede avere un’attenzione particolare alla Liturgia e in modo particolare alla Liturgia Eucaristica come abbiamo presentato nella lettera d’inizio anno pastorale: “La bellezza di Dio nella Liturgia”, di richiamare a me e a voi un po’ di “galateo liturgico” per una buona partecipazione alla celebrazione Eucaristica non tanto per un fatto estetico ed esteriore ma per una migliore partecipazione alla S. Messa comprendendo non solo le parole ma i gesti e le azioni che si susseguono nel momento liturgico.
Noi tutti siamo Chiesa, la Chiesa voluta da Gesù e affidata a Pietro e agli Apostoli, in questa Chiesa noi ci conformiamo al volto di Dio e in questa Chiesa camminiamo verso il Signore.
“Che cosa è la Chiesa? È una comunità che prega… Questo è il segno della sua filosofia e della sua teologia; è l’uomo che ha bisogno di Dio; e che a Dio deve tutto. La Chiesa si propone uno scopo primario: quello di mettere gli uomini in comunicazione, anzi in comunione con Dio; essa è, come dice il Concilio, «segno e strumento dell’intima unione con Dio»… Piacerà o non piacerà, ma questo è il volto della Chiesa, quella del grande coro ordinato e inneggiante dell’umanità, che adora il Padre «in spirito e verità». Ed è un volto splendido, irradiante spiritualità e socialità, vigore morale e bontà caritatevole, mistero e chiarezza, quali nessun’altra istituzione terrena può o pretende offrire alla gente del nostro tempo. E questa irradiazione si effonde dal volto della Chiesa come riflesso del volto di Dio. Così è la Chiesa orante”. (cfr. san Paolo VI, papa udienza generale 3 novembre 1971)
La prima cosa da non dimenticare sarà la puntualità alla celebrazione, una puntualità che non è arrivare al suono della campana ma qualche minuto prima per salutare e raccogliersi e prepararsi alla celebrazione comunitaria. Una preparazione che inizia da casa, da come ci vestiamo, dal percorso che facciamo per arrivare alla Chiesa con il desiderio dell’incontro con Dio e tra di noi.
Arrivati alla Chiesa, ricordati di spegnere o di silenziare il tuo cellulare, bisogna non dimenticare che si sta entrando in un luogo sacro, pertanto il silenzio sarà importante per far tacere le voci del quotidiano e prepararsi ad ascoltare la Parola di Dio. All’ingresso troverai l’acquasantiera, intingendo la mano nell’acqua benedetta fai il segno della croce su te stesso, bene e non di corsa, pensa a quello che stai facendo questo è il primo atto che racchiude il desiderio di purificarsi, di salutare e confermare la fede, perché quel gesto è la professione della nostra fede che ricorda l’Amore del Padre, la Donazione del Figlio e l’Effusione dello Spirito Santo, pertanto quando traccerai la croce sul tuo copro ricorda che toccando la fronte offri la mente a Cristo e t’impegni a pensare come Lui, quanto tocchi il petto offri il cuore a Cristo e t’impegni ad Amare come Lui e quando ti tocchi le spalle offri la vita a Cristo e t’impegni ad agire come Lui, poi raggiungerai il banco o il posto che desideri occupare e li farai la genuflessione per salutare Dio presente nelle specie Eucaristiche conservate nel Tabernacolo e poi prenderai posto.
I momenti celebrativi come: stare in piedi, seduti, in ginocchio, rispondere all’unisono, la processione per ricevere la comunione dovranno avere un andamento comune. Semplici indicazioni per la nostra partecipazione educata alla celebrazione sempre con un atteggiamento raccolto evitando rumori inutili, spostamenti e sguardi in giro, il tuo volto e la tua mente devono rimanere rivolte al Signore e ai momenti che la celebrazione ci propone, partecipare con il canto e le risposte della S. Messa in modo decorso né sguaiato né troppo silente sarà il giusto modo perché sia una voce sola, quella della comunità che sale a Dio.
I vari silenzi ai quali il sacerdote celebrante ci inviterà non sono riempitivi ma sono i momenti per raccogliere i nostri pensieri, pertanto prima dell’atto penitenziale per un esame di coscienza personale, dopo il preghiamo della prima grande preghiera chiamata “coletta”, perché raccoglie le preghiere di tutti ci aiuterà a preparaci all’ascolto della Parola di Dio, dopo l’omelia per far entrare nel cuore quello che abbiamo ascoltato con gli orecchi. Una educazione liturgica che ci permetterà di vivere in modo solenne i gesti che compiremo e chi tra noi ha dei compiti o dei ruoli da svolger (lettori, cantori, offertorio, servizio all’altre) con lo stesso garbo e la stessa pacatezza, sia nel proclamare la Parola sia nel cantare così come nel servizio all’altare.
Un momento di festa che non deve essere un momento di confusione, non siamo allo stadio né a teatro, anzi a teatro talvolta siamo più rispettosi, ma siamo in un luogo sacro dove è necessario il raccoglimento. Le umili e semplici cose che troviamo all’interno della Chiesa, immagini e oggetti con una fattura artistica, gli addobbi e le vesti, i lini e i fiori, le candele e le varie suppellettili non sono solo funzionali al rito ma creano quell’attenzione interiore perché tutto concorra a un buon svolgimento nel raccoglimento e nella partecipazione. Semplici osservazioni che tutti conosciamo e che ricordandocele ci aiuteranno a viverle sempre e meglio.
La celebrazione termina con il canto finale e anche se è durante il canto che si scioglie l’assemblea, è forse più bello aspettare che termina e poi con lo stesso decoro e silenzio si genuflette si fa il segno di croce e si esce dalla chiesa riservando i vari saluti nel sagrato della chiesa.
Le parole ascoltate, meditate e pregate devono risuonare nel cuore e nella mente durante la settimana perché porti i suoi frutti, la Didaché (la dottrina degli apostoli per la predicazione del messaggio di Gesù) così dice: «Come i grani di frumento che sono germinati sparsi sulle colline, raccolti e fusi insieme hanno fatto un solo pane, così, o Signore, fa’ di tutta la tua Chiesa, che è sparsa su tutta la terra, una cosa sola; e come questo vino risulta dagli acini d’uva, che erano molti ed erano diffusi per le vigne coltivate di questa terra e hanno fatto un solo prodotto, così, o Signore, fa’ che nel tuo sangue la tua Chiesa si senta unita e nutrita di uno stesso alimento».
SCARICA il Fascicolo “Galateo Liturgico” come promemoria per educarci alla celebrazione Eucaristica vissuta in comunità.
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