Celebrazione Govedì santo 2016 Parrocchia dei Militari “Madonna di Loreto” – 15° Stormo

attivi della liturgia – Catechesi 5

 

“Continuando le nostre riflessioni sulla preghiera liturgica, oggi richiamo l’attenzione sul fatto che il Concilio Vaticano II ha voluto restituire alla comunità, alla Chiesa, un rito che lungo i secoli era progressivamente diventato prerogativa dei preti, perché celebrato attivamente soltanto da loro, in una lingua incomprensibile dal popolo.

Il Concilio ha affermato che la liturgia deve essere gesto e azione della Chiesa, di tutti, e che tutti devono essere protagonisti attivi, consapevoli, responsabili di ciò che si celebra. Bisogna sforzarsi di capire questo rapporto tra liturgia e Chiesa che la celebra, perché ha un significato più profondo di quello che appare immediatamente. Significa che tutti dobbiamo essere protagonisti attivi della liturgia che celebriamo, sapendo rinnovare le nostre celebrazioni, saperle guidare, pensare, programmare nel nostro cammino di comunità cristiana come gesti di tutti, che appartengono a tutti, che coinvolgono tutti, che provocano tutti; e ci vuole tanta fatica, tanta fantasia, tanta fede!

La Chiesa ci chiede di far diventare la liturgia una espressione viva e responsabile di un’intera comunità. Di più: nella liturgia la Chiesa rinnova il senso della propria missione; è la liturgia che annuncia il volto della Chiesa, comunità chiamata all’esperienza del servizio, che conduce alla morte come il chicco di grano: è la condizione per comunicare il dono della vita, per renderlo disponibile ad altri.

Questa liturgia che celebra continuamente la Pasqua dice alla Chiesa che la sua missione è sempre quella di servire l’uomo, nella carità più genuina, più disinteressata e senza barriere. La liturgia è un’azione della Chiesa, perché ne orienta il cammino e ne valuta la testimonianza. Che la Chiesa come comunità sia chiamata a celebrare il mistero di Cristo significa anche ritornare continuamente a quella sorgente da cui dobbiamo partire, cioè lui, il Signore, Gesù di Nazareth, il Maestro. In questo senso la liturgia sta al cuore della vita della Chiesa: non è tutto anzi, guai se fosse tutto, ma certamente ridice il contenuto fondamentale del nostro cammino. Non basta dire che da clericale la liturgia deve diventare di tutto il popolo di Dio: dobbiamo dire molto di più. Dobbiamo dire che la Chiesa capisce profondamente chi è proprio perché nel culto continuamente celebra quel gesto grande dell’amore di Dio che è il Signore Gesù Cristo. Allora la sua missione sarà quella parola continuamente riascoltata, sarà quella carità continuamente testimoniata, quel servizio gratuito e vero all’uomo; sarà quella speranza che ci fa sentire persone chiamate alla vita e non alla morte.

La liturgia è gesto della Chiesa intera, perché la riporta continuamente al senso della sua missione nel mondo. A questo proposito il Concilio ha sottolineato il fatto che non si può, parlando di liturgia, parlare solo di liturgia. Il Concilio ha ‘collocato’ la liturgia: essa è una parte fondamentale della vita della Chiesa, ma non ne esaurisce la vita; deve stare profondamente unita a ciò che la prepara e a ciò che ne segue. In particolare, occorre fino in fondo vivere l’annuncio della Parola di Dio, far riecheggiare nella sua freschezza l’annuncio del Vangelo di Cristo e solo dentro a questo servizio al Vangelo il rito assumerà un valore perché sarà gesto vero della fede, di ascolto della Parola che dona vita. E non solo: dal rito si ritrova lo stimolo e la forza per vivere una vita autentica di discepolo, che è il ‘poi’ della liturgia, quando si traduce nella vita quotidiana il senso di ciò che si è cantato e celebrato insieme nella preghiera comune.

La liturgia va sempre tenuta insieme alle due altre dimensioni della vita della Chiesa che sono quella dell’annuncio del Vangelo, che ci chiama a conversione e quella dell’esperienza vissuta, testimoniata nella quotidiana fedeltà alla Parola in cui crediamo.

Ad esempio, che cosa significa vivere il momento della riconciliazione alla luce di questo modo di intendere la liturgia? Non è più il luogo dove dire i peccati per ottenere il perdono, diventa il luogo dove riaccogliere la Parola del Vangelo che dice: “Convertiti e cambia vita perché il Regno di Dio è vicino”. Allora possiamo rileggere la nostra situazione di non comunione con il Signore, con i fratelli, chiedendo perdono a colui che lo sa dare, e ritroviamo la forza di essere discepoli. Noi, dunque, celebriamo un momento liturgico, ma proprio per capirlo e per viverlo lo ripercorriamo come momento di annuncio della Parola che ci chiama a salvezza e come invito ad una testimonianza che va al di là del perdono che abbiamo celebrato.

Ecco, questa è liturgia, questo è il senso di un momento di grazia, questo è un incontro vero con Gesù Cristo che coinvolge la totalità del nostro rapporto di fede con lui, che obbliga ad una verifica della totalità del nostro modo di vivere la fede.

Queste sono le grandi riflessioni che il Concilio ci ha dato, la cui discussione ci apre a tantissime prospettive pastorali molto concrete”. (cfr. Il senso della Liturgia nel cammino di Fede di una Comunità Cap IV )