Altare della Parrocchia dei Militari “Madonna di Loreto” – 15° Stormo

Catchesi -11,12,13

 

“INIZIA LA PREGHIERA EUCARISTICA

Un dialogo fra il sacerdote celebrante e i fedeli apre quella che viene chiamata Preghiera Eucaristica, il momento centrale e culmine dell’intera celebrazione. «Eucaristia» significa «ringraziamento», e l’espressione si evidenzia nell’invito del celebrante: «Rendiamo grazie al Signore nostro Dio!». L’assemblea risponde associandosi al sacerdote: «È cosa buona e giusta». Per partecipare in tutta verità alla Santa Messa, occorre coltivare nel cuore questo pensiero: noi siamo in chiesa tutti insieme per entrare in comunione con Dio, innalzando verso di Lui i nostri cuori per rendergli grazie nel modo che Lui stesso ha predisposto per noi. E il modo è questo: che tutta l’assemblea dei fedeli si unisce insieme con Cristo nel magnificare le grandi opere di Dio e nell’offrire il sacrificio. Con la presidenza del sacerdote, uniti a Cristo, noi riconosciamo con gioia le grandi opere di Dio. E le meraviglie del suo amore vengono proclamate dal celebrante nel Prefazio che inizia con le parole «È veramente cosa buona e giusta…». «Egli che era Dio annientò se stesso, e col sangue versato sulla croce pacificò il cielo e la terra… innalzato sopra ogni creatura è causa di salvezza eterna per coloro che ascoltano la sua parola…». Ecco la grande opera di Dio: l’Incarnazione, la Passione, la morte di Gesù e la sua salita alla destra del Padre, l’avere così messo pace tra il cielo e la terra. La Preghiera eucaristica esige che tutti l’ascoltino con riverenza e silenzio. È un vero peccato se ci accade di ascoltare queste parole per abitudine, senza farci caso, senza avvertire la straordinaria importanza e bellezza che esse racchiudono per ciascuno di noi.  Ammirando le grandi opere di Dio, l’assemblea manifesta la sua esultanza e canta: «Santo, Santo, Santo è il Signore!».

LA PREGHIERA EUCARISTICA PROSEGUE

La Preghiera Eucaristica si compone di 8 parti. All’azione di grazie espressa particolarmente dal Prefazio, segue l’acclamazione che si esprime nel canto del Santo, proclamato da tutto il popolo insieme al sacerdote. Segue l’epìclesi, ossia quella speciale invocazione con la quale la Chiesa implora la potenza dello Spirito Santo, perché i doni offerti dagli uomini siano consacrati, cioè diventino il Corpo e il Sangue di Cristo, e perché la vittima immacolata che si riceve nella Comunione, giovi per la salvezza di coloro che vi parteciperanno. Recitando il Credo, abbiamo espresso la nostra fede nel Dio Trinità: Padre, Figlio e Spirito Santo.  Nel Prefazio il sacerdote ha rivolto il rendimento di grazie al Padre, per mezzo di Gesù. Ora, all’approssimarsi della Consacrazione, si invoca lo Spirito Santo. La Santa Messa alla quale noi prendiamo parte vede all’opera la Santissima Trinità: «Padre veramente santo, fonte di ogni santità, santifica questi doni con l’effusione del tuo Spirito, perché diventino per noi il corpo e il sangue di Gesù Cristo nostro Signore». Ogni parola è densa di significato: soffermiamoci su quel “per noi”. Tutta l’opera di Dio è realizzata “per noi”. Noi allora siamo quelle persone per le quali è al lavoro nientemeno che Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo. La verità del nostro esistere, la realtà profonda di ciascuno di noi sta in questo essere oggetto dell’attenzione, della premura, del “lavoro” di Dio. L’importanza di ciascuno di noi sta proprio in questo: nell’essere amati da Dio.  

IL RACCONTO DELLA CENA

Il 4° elemento della Preghiera eucaristica è il racconto della Cena con la Consacrazione. Il sacerdote racconta l’Ultima Cena, quando Gesù si è offerto liberamente alla sua passione ed agli Apostoli ha donato il suo corpo e il suo sangue sotto le specie del pane e del vino: «Prendete e mangiatene tutti…. Prendete e bevetene tutti… Fate questo in memoria di me». Il racconto dell’istituzione dell’Eucaristia lo troviamo nei vangeli di Marco, Matteo e Luca in parole scarne ed essenziali. Occorre completarlo col vangelo di Giovanni che riporta la lavanda dei piedi e il lungo discorso di addio agli Apostoli. «Dopo avere amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine». «Vi ho dato l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi». «Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me». «Chi ha visto me ha visto il Padre». «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti». «Lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto». [Gv 13 – 14] Le parole di Gesù aprono squarci di luce sul significato della Consacrazione del pane e del vino: nello stesso tempo ci invitano ad entrare nel mistero del Dio fatto uomo, morto e risorto per noi. È difficile oggi accogliere l’invito ad entrare nel mistero: siamo interessati e forse anche travolti dalla tecnologia, ci sentiamo onnipotenti e padroni della vita, guardiamo al presente e non amiamo pensare alla nostra fine. Entrare nel mistero è osare qualcosa di non immaginabile; è accettare che Dio sia più grande di noi, ed affidarci a Lui; è avere occhi innocenti e cuore capace di stupore. Entrare nel mistero è scegliere il silenzio della riflessione e dell’attesa, è sentirci poveri e tendere la mano verso Dio per ricevere da Lui. Noi che amiamo i primati olimpici e le sfide degli sport estremi, abbiamo il coraggio di incamminarci nel mistero che ci conduce a Dio?” (Cfr. qumran2.net)