Forse un’utopia?

 

Rallegratevi sempre nel Signore, ve lo ripeto:
rallegratevi. Il Signore è vicino!
(Cf. Fil 4,4.5)

L’educazione è l’arma più potente che si possa usare per cambiare il mondo.
(Nelson Mandela)

 

Con questo invito alla gioia si apre questa terza settimana del Tempo di Avvento la gioia che Cristo ci invita a vivere alla luce di un mondo nuovo un mondo capace di accogliere Lui il Creatore e Salvatore dell’umanità. Il cammino di verifica che il cristiano vive deve sempre essere aperto alla speranza una speranza vissuta nella gioia di poter accogliere e incontrare Gesù. Educhiamoci alla gioia non diamo spazio alle tenebre ma dissipiamole con la luce di Cristo.

Pertanto il mondo che vorrei è un mondo forse utopico, ovattato dove il bello, la gentilezza, l’eleganza del linguaggio e dei modi, dei rapporti e delle relazioni fosse rispettoso, gentile attraverso delle regole che aiutino a volerci bene, a stimarci gli uni gli altri dimenticando interessi personali di ogni tipo e dove solo il desiderio di volersi bene, di sostenersi, di aiutarsi a crescere fosse la strada da seguire. Un mondo dolce e delicato, rispettoso ed educato verso e tra di noi, verso e con il pianeta stesso, dove l’intelligenza, le capacità, la creatività di ognuno – dal nord al sud, dall’est all’ovest – possa portare una ricchezza interiore a tutti. Vorrei un mondo dove la fede e le religioni, qualunque esse siano, portassero al rispetto reciproco, ai valori di una libertà che non sia egoistica ma responsabile. Il Mondo che vorrei è un mondo culturalmente attento e cosciente della storia capace di guardare avanti sulla scorta del passato. Il mondo che vorrei è un mondo che sappia di musica vera, di arte pulita, di scrittura bella, di invenzioni utili a tutti e per tutti. Vorrei un mondo educato dove nessuno grida, dove non ci siano interessi personali ma condivisi, dove la dignità di tutti è rispettata, dove i piccoli si sentano al sciuro, dove i giovani abbiano prospettive, dove gli anziani siano accuditi.

Un mondo utopico che sfugge a tutti, un mondo che desideriamo ma che poi non riusciamo a realizzare. Un mondo che parte dall’educazione rispettosa, un mondo che salvi i valori quelli intramontabili, salvi l’amore e la pace, la serenità e la concordia, un mondo che sa affrontare le problematiche della natura e non creare quelle degli uomini. Un mondo dove ci sia posto per tutti dove tradizioni e storie siano ricchezza di ognuno e non motivo di divisione e di guerre. Un mondo bello, libero, responsabile, capace di grandi cose un mondo con gli occhi aperti e lo sguardo alto capace di accorgersi e di guardare, di vegliare e di custodire, di guidare e di aiutare chi più debole e fragile, chi meno fortunato o in difficoltà. Un mondo dove la medicina sia per tutti, la cultura sia per ognuno, il bene e la pace sia per l’orbe e l’urbe intero.

Troppo interessi ci chiudono e ci rendono nemici. Proviamo ognuno con la propria fede, con la propria cultura a comprendere e iniziare ad essere persone rispettose e capaci di prenderci cura l’uno dell’altro custodendo il fratello, aiutando l’altro, capaci di guardarci negli occhi, di amarci per quello che siamo senza giudizio e pregiudizio.

Un mondo utopico che fatichiamo a costruire e dove abbiamo bisogno di leggi e norme che se pur  rischiano di chiuderci e di non capire sempre appieno, però almeno partendo da queste regole ci indirizzano e ci permettono di vivere insieme ognuno con la sua ricchezza interiore. Iniziamo a volerci bene per quello che siamo e non per quello che possiamo ottenere.

Guarda negli occhi l’altro, regalo un sorriso, allunga la mano, ascolta con pazienza, consiglia con saggezza, aiuta con spirto disinteressato.

Sono forse un visionario ma lasciatemi credere che tutto ciò è possibile. Basta con critiche e lamentele, con accuse e insulti, con chi ha ragione chi ha torto, ma tutti insieme nel rispetto gli uni degli altri camminiamo insieme guardando avanti. Iniziamo noi, non aspettiamo gli altri, non rivendichiamo ma iniziamo a creare pace là dove c’è divisione, abbassiamo i toni là dove l’odio e le fazioni l’ha alzato.

Gesù ci ha insegnato ad amare e ad esserci e così in tutte le religioni, uniamo gli sforzi e invochiamo ognuno con la sua voce, con il suo canto a Dio di illuminare l’anima, di aprire gli occhi, di scaldare i cuori. Iniziamo noi, ognuno inizi a casa sua, nel suo ambiente, tra i suoi amici e parenti colleghi e concittadini. Iniziamo noi ognuno al suo posto con responsabilità, senza accusare ma riportando ordine e se qualche cosa c’è da cambiare facciamolo nel rispetto di tutti.

Educhiamoci ed educhiamo alla gentilezza, al bene, al bello, all’eleganza dei linguaggi e dei mondi, all’onesta e al rispetto, all’accoglienza e all’amore responsabile. “Per poter educare, bisogna amare” disse papa Wojtyla. Il Vangelo è il nostro codice educativo non perderti per strada, impara a guardare alto e sognare in grande e inizia ad amare. Il cattolicesimo è un invito a tutto questo, le diversità ci arricchiscono e non ci devono dividere.

@unavoce

 

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