Credere e appartenere

Mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la Chiesa e ha dato sé stesso per lei, per santificarla, dopo averla purificata lavandola con l’acqua della Parola, per farla comparire davanti a sé gloriosa, senza macchia, senza ruga o altri simili difetti, ma santa e irreprensibile. Allo stesso modo anche i mariti devono amare le loro mogli, come i propri corpi. Chi ama sua moglie ama sé stesso. (Efesini 5,25-28)

“La Chiesa è santa perché il Cristo ne è il Capo e lo Sposo, lo Spirito Santo ne è l’anima vivificante, la Vergine Maria e i Santi ne sono la manifestazione più autentica. I figli della Chiesa tuttavia conoscono l’esperienza del peccato, le cui ombre si riflettono su di essa oscurandone la bellezza”. (San Giovanni Paolo II, 12 marzo 2000)

 

In un tempo dove si contesta tutto e tutti, dove quello che conta è un individualismo sfrenato a discapito della collettività, anche i cristiani soffrono di questo clima assumendo atteggiamenti più che di unità di divisione, più che di obbedienza di rifiuto. In apertura vi ho riportato il testo paolino della lettera agli Efesini perché in quella dinamica c’è e ci deve essere il nostro impegno di vita cristiana per qualsiasi vocazione viviamo e qualsiasi ruolo abbiamo all’interno della Chiesa e del mondo, pertanto vi invito a leggere un bell’articolo del Gesuita P. Andreas R. Batlogg che trovate sulla rivista dei Gesuiti, alla quale vi rimando (potreste abbonarvi è un ottimo investimento culturale e di fede) e che potete trovate sul loro sito La Civiltà Cattolica, dal titolo: «La Chiesa si risveglia nelle anime» Possiamo imparare ancora da Romano Guardini?, (Quaderno 4163, anno 2023), e che potete anche trovare presso la nostra Biblioteca del 15° Stormo, dicevo un articolo interessante che ci può aiutare a prendere coscienza di essere dei Battezzati, dei Cristiani e parte della Santa Chiesa Apostolica, ognuno con il suo carisma e il suo impegno.

L’autore dell’articolo che vi ho citato s’interroga sul sentirsi o meno parte di questa istituzione che per quanto limitata è la Chiesa di Gesù Cristo è opera di Dio ed è guidata dallo Spirito Santo al di là dei suoi limiti. Ora, qui mi permetto di riportare solo un breve passo che è la conclusione dell’articolo che orienta la nostra riflessione.

“Ci può aiutare a riflettere un passo dell’Evangelii gaudium (EG): «A volte sentiamo la tentazione di essere cristiani mantenendo una prudente distanza dalle piaghe del Signore. Ma Gesù vuole che tocchiamo la miseria umana, che tocchiamo la carne sofferente degli altri. Aspetta che rinunciamo a cercare quei ripari personali o comunitari che ci permettono di mantenerci a distanza dal nodo del dramma umano, affinché accettiamo veramente di entrare in contatto con l’esistenza concreta degli altri e conosciamo la forza della tenerezza. Quando lo facciamo, la vita ci si complica sempre meravigliosamente e viviamo l’intensa esperienza di essere popolo, l’esperienza di appartenere a un popolo» (EG 270). Le piaghe del Signore: ecco perché ricordare Guardini può essere di aiuto, perché «la Chiesa si risveglia nelle anime».” (cfr. Laciviltàcattolica)

Talvolta anche noi cristiani e anche noi consacrati preti, frati o suore ci permettiamo di giudicare la Chiesa e lo facciamo talvolta in modo non costruttivo pensando di avere le soluzioni a tutti i problemi e a tutti gli interrogativi, di conoscere noi la verità e di sapere quello che è giusto e quello che è sbagliato senza accorgerci che il più delle volte portiamo vanti una sensibilità privata più che una dimensione ecclesiale e questo ci pone sul filo del rasoio, primo perché non consociamo tutto, secondo perché non tutti abbiamo le competenze, terzo perché avendo anche le competenze ci sono modi, luoghi e parole adatte per fare presente difficoltà e criticità.

Vediamo anche noi sfoltirsi le nostre comunità, vediamo ma ormai da molto mancare i giovani che dopo i Sacramenti si allontanano, ma vediamo anche adulti e scelte di vita non conformi al Vangelo con la scusante che la Chiesa è vecchia, non è al passo con tempi, che i suoi sacerdoti non sono all’altezza e via discorrendo di questo passo criticando l’autorità, il magistero e lo stesso Vangelo.

Forse è il caso di fermarci a riflettere e porci in un clima di obbedienza e non solo noi sacerdoti e religiosi che facciamo promessa e voto di obbedienza, ma anche tutto il popolo cristiano che insieme ai propri pastori deve camminare nel solco di questa Chiesa di Cristo. I problemi e le criticità c’erano, ci sono e ci saranno sempre perché la Chiesa è fatti di uomini e donne che cercano di vivere il Vangelo e non sempre si riesce ma questo non toglie nulla alla necessità e all’autenticità della Chiesa.

Purtroppo ci lasciamo guidare dai disfattisti e da chi ateo o altro trova solo il male e invece di rimboccarci le maniche e lavorare per la Chiesa anche noi ci allontaniamo. E’ il momento di cambiare metodo e linguaggio e lo stiamo vedendo, ma il Vangelo è quello e non possiamo interpretarlo e usarlo a nostro piacimento e la Chiesa si fa garante di questo proprio per non lasciare a interpretazioni personalistiche, pertanto dico a me e a voi: amiamo la santa Chiesa, lavoriamo per la santa Chiesa, amiamo i nostri pastori, impegniamoci nelle nostre comunità seriamente, testimoniamo con coraggio e umiltà ai nostri vicini, ai giovani, a tutti il servizio della Chiesa, un servizio all’uomo che deve andare verso Dio.

Leggete questo articolo con calma e rifletteteci sopra, verificate come vi ponete nei confronti della Chiesa, dei suoi pastori dal papa all’ultimo dei suoi sacerdoti, frati o religiosi e religiose e prima di dare un giudizio impariamo a conoscere e comprendere la storia e il presente per imparare ad essere protagonisti positivi e propositivi in questa comunità di credenti. Nel cuore di ognuno di noi, nell’anima di ognuno di noi coltiviamo questo amore per la Chiesa, in questa Chiesa santa e peccatrice c’è il cammino di amore e di servizio per Dio e per i fratelli. 

“Ecco perché ciò di cui c’è bisogno è una rinnovata fedeltà alla Chiesa sposa del Cristo sposo. Prima che un problema di morale è un problema di fede. Se ci troviamo in questa dolorosa situazione è proprio perché è venuta meno la fede, anche in coloro che sono costituiti pastori e maestri del popolo di Dio”. (cfr. d.P.Ciccotti)

Credere nella Chiesa e appartenere alla Chiesa sarà la sfida per rinnovarci nel cuore e nell’anima recuperando la nostra vita spirituale e l’amore per la Chiesa di Gesù Cristo che dagli Apostoli a oggi è compagna del viaggio del mondo verso la salvezza. Non posso amare Dio e non amare la Chiesa facendo così ci costruiamo una religione che ci allontana dal Signore.

@unavoce

 

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