Sacralità da recuperare

 

Così discusso e contestato per mille motivi: scandali, soldi, potere, perché ci ricorda il dovere di uomini oltre che di cristiani, perché distante dalla realtà, perché fuori tempo, per lo stile di vita, per gli abiti, per le proposte di vita fuori moda, per il suo celibato, … e potremmo continuare e certamente noi nel tempo forse avendo sacralizzato la figura del sacerdote poi con il tempo l’abbiamo mortificata dimenticando chi siamo e chi rappresentiamo.

Oggi con il cambio di stile di vita dove le regole danno fastidio, almeno ad una età media, perché credo che i giovani pur rifiutando regole cercano chi ne ha e da questi vogliono confronto e dialogo, in questo contesto il prete che ci ricorda come la vita dovrebbe andare, pur sapendo e commettendo errori, non è di moda perché prima di tutto lui come accennavo non sempre rispetta quelle regole e poi perché sulle cronache vanno solo quelli che sbagliano e compiono gesti eclatanti e non si vede o non si vuole vedere il lavorio nascosto di tanti, tantissimi che vivono e sono accanto alla gente e nonostante tutto questo non dobbiamo perdere noi preti quella sacralità che ci viene dal dono dell’Ordine Sacro nel quale noi dobbiamo credere prima di tutto senza banalizzarlo e la gente quel rispetto, che viene dall’autorevolezza della nostra vita fatta di dignità e competenza, di credere in quello che facciamo e come lo facciamo, ce l’avrà e cercherà il prete che gli parli di Gesù. 

Oggi, però, per tutti questi motivi che abbiamo accennato sopra, il prete non è ben visto o poco capito e soprattutto non più ascoltato e talvolta neppure dai cristiani. Difficile guidare una comunità, farsi ascoltare, far ascoltare il Vangelo, tutto è in discussione e perdendo questo aspetto di sacralità della vita, di chi tra di noi l’ha consacrata pur con mille difetti e limiti, fa diventare tutto sullo stesso piano confondendo il bene e il male, cosa invece che la Chiesa e il cammino cristiano ci fa fare per scegliere tra le luci e le ombre. Il Prete e la Chiesa sono quella “una voce che grida nel deserto” per ricordarci il cammino che dobbiamo compiere come uomini e cristiani parlando e intervenendo su tutti i settori della vita e questo diventa scomodo, così diventa comodo puntare il dito contro il prete portando alla luce solo i limiti e mai i pregi.

A noi preti dico che dobbiamo recuperare questo “stile sacerdotale” che ci veniva insegnato in seminario e che per uno spirito di modernità abbiamo forse perso e accantonato giustificandolo dicendo che facendo questo o quello del mondo e nel mondo è più facile annunciare e coinvolgere e concordo su molti settori ma non bisogna dimenticare di parlare di Gesù e questo non significa fare la predica, quella la facciamo in chiesa, ma essere esempio perché abbiamo una marcia in più, senza mancare di umiltà ovviamente e in più perché amiamo Dio nonostante i nostri difetti e siamo amati da Lui nonostante le nostre povertà e così far innamorare anche gli altri a Gesù, al suo messaggio, alla sua vita, a Dio del tempo e della storia.

Abbiamo perso la sacralità della vita commercializzando tutto e perdendo quella dignità che è indispensabile nella convivenza umana, una sacralità delle singole vocazioni, la bellezza e la serietà delle varie professioni, la gentilezza, l’educazione, l’eleganza dei modi, dei toni, dei linguaggi, dei vestiti che indossiamo … sembra tutto superficiale che non serva, che non contano, le cose importanti sono altre … si!, vero sono altre, ma senza uno stile, una serietà in quello che si è e che dobbiamo essere non daremo credibilità a quello che annunciamo. Non è che vestendo da straccioni o essendo volgari nel linguaggio o maleducati e irrispettosi dell’autorità, o facendo quello che fa il mondo ci fa migliori o ci fa più cristiani, no!, mi spiace, non è così, ma crea solo confusione crea divisione ed è quello che vuole il diavolo.

Impariamo ognuno di noi ad avere la dignità di chi è, della sua vita, della sua vocazione e a noi preti l’impegno ad essere veri profeti, veri testimoni, vera presenza dignitosa nella società con tutti. Non banalizziamo il sacro, non trasformiamo le cose sante in un gioco o in un teatro. La gente non chiede questo ma chiede di parlare di Gesù, chiede serietà, chiede il rispetto delle regole perché in quelle regole che pur limitate, perché umane, trova il punto forte per credere e proseguire anche se contesta, perché il più delle volte non capisce e si fida dei commenti e giudizi sui media fatti da superficiali incompetenti e arruffa popolo e anche taluni preti che sanno tutto loro, ma cerca questo respiro sacro.

Riprendiamo il nostro ruolo di presenza educate, carismatica, profetica nel solco della Chiesa e con serietà facciamo trasparire la passione della nostra vocazione, la passione di Cristo per l’umanità e il rispetto e la sacralità della nostra vocazione verrà da se.

@unavoce

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