Cristo Luce del Mondo

“Pur diviso in tante fiammelle non estingue il suo vivo splendore, ma si accresce nel consumarsi della cera che l’ape madre ha prodotto per alimentare questa preziosa lampada. Ti preghiamo, dunque, Signore, che questo cero, offerto in onore del tuo nome per illuminare l’oscurità di questa notte, risplenda di luce che mai si spegne” (cfr. Preconio Pasquale)

 

La bellezza della preghiera liturgica con particolare attenzione alla celebrazione Eucaristica è l’obiettivo che stiamo perseguendo in questo nostro cammino pastorale per la nostra comunità, abbiamo cercato di parlare di alcuni aspetti e simboli e strumenti per la liturgia per meglio comprenderne il significato e poter vivere da protagonisti le nostre celebrazioni e pii esercizi. Abbiamo parlato dell’Incenso, dei lini e dei paramenti per la lode di Dio attraverso una bellezza esteriore che ci parli di sacro e di Dio, oggi vorrei soffermarmi sull’uso delle candele nella liturgia.

Ci faremo aiutare da questo semplice ma interessante articolo, senza fare una catechesi approfondita di tutti gli aspetti teologici e biblici, ma sottolineando l’aspetto più evidente del perché accendiamo nel candele e si usano le candele nella preghiera personale e comunitaria e nelle varie celebrazioni. È simbolo di Cristo Luce del Mondo che con la sua venuta dissipa le tenebre del peccato.

La cera frutto del prezioso lavorio delle api, come ci ricorda il Preconio Pasquale (l’Exultet) nella celebrazione della veglia, unito al profumo che emanano, sono simbolo del lavoro e dell’impegno prezioso di piccoli gesti che non possono essere abbandonati e che ci portano al centro della nostra Fede: Cristo Luce del Mondo.

Le Api, “Grazie ad alcune sue caratteristiche comportamentali come la laboriosità, e alla fornitura di prodotti preziosi, quali il miele e la cera, l’ape ha sempre giocato un ruolo significativo nell’immaginario cristiano. Sant’Ambrogio, ad esempio, paragonò la Chiesa all’alveare e i membri di una comunità alle api, le quali sono in grado di cogliere il meglio da ogni fiore. Da parte sua, San Bernardo di Chiaravalle considerava l’ape un simbolo dello Spirito Santo, forse sulla base dell’idea che le api vivessero solo del profumo dei fiori, dando così un’immagine di grande purezza e continenza”. (cfr. apiculturaonline)

“L’odore della cera, il profumo delle candele così come il toccarle, prenderle in mano, ha un fascino particolare. Mi vengono subito in mente quelle piccole cappelle dove l’odore della cera invade i sensi, risvegliando in chi vi entra il senso del sacro. Risveglia anche i miei ricordi di bambino quando, una volta entrato in chiesa, chiedevo alla mamma di poter accenderne una. Per me era quasi un gioco, come del resto lo è per molti bambini ancora oggi. Se sono qui a scriverne, devo dire grazie a un mio alunno e a una sua domanda sulla veglia pasquale.

La luce di Gesù: Perché accendiamo una candela ad un santo, alla Madonna o a Gesù? La fiamma accesa è il segno di una presenza reale, di qualcuno che è passato lì prima di noi e ha acceso quella candela per accompagnare il gesto con una preghiera. È un segno altamente simbolico: la preghiera elevata al cielo non terminerà certo quando la fiamma si spegnerà. Attraverso la candela si può esprimere la propria devozione spirituale, un’offerta che viene indirizzata a Dio; nell’Antico Testamento leggiamo spesso di sacrifici animali o vegetali sugli altari che vengono accompagnati da un fuoco acceso. C’è uno stretto legame tra fuoco e religiosità. In chiesa ci sono anche diversi momenti in cui vengono accese le candele: durante il rito del battesimo, ad esempio, sono il padrino e la madrina a recarsi al cero pasquale per accendere una candela che in quel momento, è simbolo della luce di Cristo. Stesso significato vale anche per la presenza della candele in chiesa sull’altare o vicino al tabernacolo. Particolarmente suggestiva è la liturgia della luce durante la veglia pasquale. All’inizio della celebrazione infatti viene acceso un fuoco all’esterno della chiesa mentre all’interno tutto è buio. Dopo la benedizione del fuoco il sacerdote accende il cero ed entra in chiesa. La luce è flebile ma vince il buio come la vita vince la morte; dal quel cero i fedeli accenderanno poi tante candele più piccole che illumineranno la chiesa. Un’atmosfera suggestiva che fa pregustare la gioia pasquale della risurrezione

Candele elettriche? Anche no, grazie… Negli ultimi anni le candele sono quasi del tutto scomparse dai candelabri votivi sia a causa dei costi, della manutenzione sia perché in alcune chiese antiche il calore del fuoco potrebbe danneggiare il patrimonio artistico. E così oggi troviamo quasi ovunque le candele elettriche che già dal nome sembrano un controsenso; perché un conto è accendere una candela con il fuoco, un altro è premere un pulsante per accendere una luce elettrica. Il gesto perde di significato in nome della modernità e dell’economia. A me piacciono quei candelabri pieni di candele con la cera colante il cui profumo, forma e calore creano un’atmosfera suggestiva. Accendiamo candele in chiesa, per i nostri cari al cimitero, in casa per abbellire e creare atmosfera particolari come per una cena a lume di candela. È il fuoco, l’antico fratello fuoco che illuminava la notte, “bello, giocondo, robusto e forte” come diceva San Francesco, segno di calore, di speranza e di eternità. Attraverso una candela accesa in chiesa eleviamo il nostro desiderio di infinito”. (cfr. bibbiagiovane)

Così vogliamo compiere questi gesti privatamente e comunitariamente, quando accendete una candela in casa o in chiesa davanti a un’immagine sacra, quando trovate le candele accese sull’Altare o per le varie celebrazioni è un richiamo alla Luce di Cristo che ci deve illuminare ed essere a nostra volta luce gli uni per gli altri. Compiamo questi piccoli gesti umili e semplici sempre con il cuore e ogni piccola cosa diventa un’occasione per vivere con trasporto, impegno, amore la nostra quotidianità.

@unavoce

Foto di Copertina: Candele Altare della nostra Chiesa