Cercare il Signore

 

“Il Vangelo ci insegna che non basta cercare Dio, bisogna anche chiedersi il motivo per cui lo si cerca, ecco allora una prima domanda che possiamo farci tutti noi: perché cerchiamo il Signore? Perché cerco io il Signore? Quali sono le motivazioni della nostra fede? abbiamo bisogno di discernere questo, perché tra le tante tentazioni ce n’è una che potremmo chiamare tentazione idolatrica. È quella che ci spinge a cercare Dio a nostro uso e consumo per risolvere i problemi, per avere grazie a Lui quello che da soli non riusciamo a ottenere. Per interesse. Ma in questo modo la fede rimane superficiale e anche, mi permetto la parola, la fede rimane miracolistica: cerchiamo Dio per sfamarci e poi ci dimentichiamo di Lui quando siamo sazi. Al centro di questa fede immatura non c’è Dio, ci sono i nostri bisogni, i nostri interessi. È giusto presentare al cuore di Dio le nostre necessità, ma il Signore, che agisce ben oltre le nostre attese, desidera vivere con noi anzitutto una relazione d’amore e l’amore vero è disinteressato, è gratuito non si ama per ricevere un favore in cambio! Questo è interesse, e tante volte nella vita noi siamo interessati”. (Cfr. Papa Francesco)

Tra letture di questo periodo mi sono ricapitate sotto mano due testi, uno il pensiero al Regina Coeli di Papa Francesco di qualche anno fa e il secondo l’omelia per la “Missa Pro Eligendo Romano Pontifice” dell’allora Cardinale Joseph Ratzinger Decano del Collegio Cardinalizio, le due riflessioni mi ha fatto soffermare maggiormente a riflettere e pregare sulla nostra fede e ora ve le riporto, quella di Papa Francesco è in apertura e qui di seguito quella dell’allora Card. Ratzinger: “il cammino verso “la maturità di Cristo”; così dice, un po’ semplificando, il testo italiano. Più precisamente dovremmo, secondo il testo greco, parlare della “misura della pienezza di Cristo”, cui siamo chiamati ad arrivare per essere realmente adulti nella fede. Non dovremmo rimanere fanciulli nella fede, in stato di minorità. E in che cosa consiste l’essere fanciulli nella fede? Risponde San Paolo: significa essere “sballottati dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina…” (Ef 4, 14). Una descrizione molto attuale! 

Quanti venti di dottrina abbiamo conosciuto in questi ultimi decenni, quante correnti ideologiche, quante mode del pensiero… La piccola barca del pensiero di molti cristiani è stata non di rado agitata da queste onde – gettata da un estremo all’altro: dal marxismo al liberalismo, fino al libertinismo; dal collettivismo all’individualismo radicale; dall’ateismo ad un vago misticismo religioso; dall’agnosticismo al sincretismo e così via. Ogni giorno nascono nuove sette e si realizza quanto dice San Paolo sull’inganno degli uomini, sull’astuzia che tende a trarre nell’errore (cf Ef 4, 14). Avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo. Mentre il relativismo, cioè il lasciarsi portare “qua e là da qualsiasi vento di dottrina”, appare come l’unico atteggiamento all’altezza dei tempi odierni. Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie. 

Noi, invece, abbiamo un’altra misura: il Figlio di Dio, il vero uomo. É lui la misura del vero umanesimo. “Adulta” non è una fede che segue le onde della moda e l’ultima novità; adulta e matura è una fede profondamente radicata nell’amicizia con Cristo. É quest’amicizia che ci apre a tutto ciò che è buono e ci dona il criterio per discernere tra vero e falso, tra inganno e verità. Questa fede adulta dobbiamo maturare, a questa fede dobbiamo guidare il gregge di Cristo. Ed è questa fede – solo la fede – che crea unità e si realizza nella carità. San Paolo ci offre a questo proposito – in contrasto con le continue peripezie di coloro che sono come fanciulli sballottati dalle onde – una bella parola: fare la verità nella carità, come formula fondamentale dell’esistenza cristiana. In Cristo, coincidono verità e carità. Nella misura in cui ci avviciniamo a Cristo, anche nella nostra vita, verità e carità si fondono. La carità senza verità sarebbe cieca; la verità senza carità sarebbe come “un cembalo che tintinna” (1 Cor 13, 1). (cfr. Car. J. Ratzinger)

Una riflessione specifica per i Cardinali che dovranno eleggere il successore di San Giovanni Poalo II, le sue parole sono illuminanti ancora oggi non solo per i Cardinali di allora, ma per ogni ministro e ministero nella Chiesa.

La maturità di Cristo ci deve portare ad arrivare ad essere adulti nella fede, un tema complesso e che non si potrebbe e non si può svilire con queste mie puerili parole, ma proprio per questo vi rimando alla lettura integrale dell’omelia perché possano essere anche per ognuno di noi un riferimento, un richiamo, un monito a diventare sempre più adulti nella fede e per diventare adulti serve impegno, sacrificio, responsabilità e se queste cose valgono per diventare adulti nella vita lo sono anche per la vita spirituale, per la nostra fede.

Possa essere questa l’occasione per camminare tutti insieme in questa direzione, senza lasciarci distrarre da mille ideologie lontane dal Vangelo, da Cristo. Per camminare in questa direzione non possiamo farci una “fede fai da te”, ma bisogna imparare a seguire i nostri Pastori, la Chiesa, senza seguire le mode o essere populisti, ma concreti imitatori di Cristo. Poniamoci anche noi le domande che Papa Francesco rivolse allora ai fedeli radunati in Piazza San Pietro per la preghiera del Regina Coeli: “perché cerchiamo il Signore? Perché cerco io il Signore? Quali sono le motivazioni della nostra fede?”. (cfr. Papa Francesco o.c.)

@unavoce

 

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