Annuncio e segno
“Celebra ogni tua Messa come se fosse la prima, l’ultima, l’unica della tua vita. Ogni parola sia un annuncio ed ogni gesto un “segno” sacro. Trasforma la tua Messa in vita vissuta e tutta la tua vita in una Messa continua. Ricordati che, chiuso il Messale, la tua Messa deve continuare nella vita” (don Giuseppe Quadrio)
Vorrei continuare la nostra informazione e formazione alla bellezza della liturgia soffermandomi oggi sul decoro della liturgia stessa. Vorrei iniziare questa chiacchierata con le parole del vangelo di Marco: “Essendo Gesù a Betania, in casa di Simone il lebbroso, mentre era a tavola, venne una donna che aveva un vaso di alabastro pieno di olio profumato di nardo puro, di gran valore e, rotto l’alabastro, glielo versò sul capo. Alcuni, indignatisi, dicevano fra loro: “Perché si è fatto questo spreco d’olio? Quest’olio si sarebbe potuto vendere più di trecento denari e darli ai poveri”. E fremevano contro di lei. Ma Gesù disse: “Lasciatela stare! Perché le date noia? Lei ha fatto un’azione buona verso di me. Poiché i poveri li avete sempre con voi e, quando volete, potete fare loro del bene, ma me non mi avete sempre. Lei ha fatto ciò che poteva; ha anticipato l’unzione del mio corpo per la sepoltura. In verità io vi dico che in tutto il mondo, dovunque sarà predicato l’evangelo, anche quello che costei ha fatto sarà raccontato, in memoria di lei”. (Marco 14,3-9)
L’amorevolezza e l’attenzione della donna di Betania ci introduce in questa mia semplice riflessione sul decoro della liturgia, un decoro che dovrebbe esserci in ogni attimo e gesto anche del nostro vivere quotidiano, per noi e verso gli altri: «presa una libbra di olio profumato di vero nardo, assai prezioso, cosparse i piedi di Gesù e li asciugò con i suoi capelli», un decoro che è la vita stessa fatta di gesti decorosi esteriori ma che nascono dal cuore, dall’amore.
Quando si parla di liturgia e del suo decoro molti forse pensano allo spreco ma si può avere una bellezza ed una eleganza a poco prezzo attraverso materiali che pur semplici dicono bellezza, pulizia e dignità del servizio a cui sono destinati.
“Il decoro ha il fine di suscitare ammirazione per il mistero contenuto nell’Eucaristia. Il decoro è ovviamente innanzitutto un atteggiamento interiore, ma l’arte rientra a pieno titolo in esso, perché in essa si esprime la percezione della Bellezza ed è al servizio del contenuto” (cfr. vatican.va)
Non voglio qui fare la storia dei paramenti o degli oggetti per la liturgia ma credo che abbia la sua importanza comprenderne il significato che va oltre quello che si vede. Innanzitutto sono abiti ed oggetti per uno scopo ben preciso come nella vita quando. Ero bambino e ricordo la mamma che ci dava degli abiti per la scuola che erano differenti da quelli per tutti i giorni e così la domenica o per qualunque festa particolare e questo valeva anche per la tavola, la domenica la tovaglia era bianca e i piatti differenti, una famiglia semplice la mia ma nella sua semplicità c’era eleganza delle piccole cose. L’abito non è certo la sostanza “non fa il monaco” così come il piatto non fa la pietanza ma ci aiuta a ricordare chi siamo e cosa stiamo facendo dando valore all’evento, alla persona, alla situazione o al luogo. Così è o dovrebbe essere anche nella nostra società, dovrebbe essere un linguaggio che esprima cultura, amore, passione, valore.
Nella Liturgia gli abiti che si chiamano paramenti o gli oggetti hanno un loro significato dal colore alla foggia, dal materiale usato al modello creato per ogni liturgia e nelle loro sagome ci ricordano la sacralità del rito che si sta compiendo astraendoci dal quotidiano per andare e fermarsi a contemplare il Mistero di Dio. “I poveri li avrete sempre con voi” … e questo non lo dobbiamo dimenticare ma non ci deve neppure scusare per diventare sciatti o sporchi nelle nostre chiese e nelle nostre liturgie. Non si tratta di riesumare modelli e stili del passato, anche se non c’è nulla di male, ma avere il buon gusto e la funzionalità pulita e sobria nella sua eleganza per evidenziare il rito e ancora prima di parole e gesti gli occhi comprenderanno la grandezza del Mistero che vogliono celebrare.
Lo stesso Gesù mando i suoi avanti a preparare la sala dell’ultima cena, così ognuno di noi è tenuto a dare ai luoghi e alle cose che servono per la cena del Signore la giusta attenzione attraverso il buon gusto fatto di una necessaria sobrietà che non deve però scadere nel banale o nel dissacrante con la scusa di adattare alla situazione, alle persone o al luogo. La mia esperienza anche di celebrazioni in posti impervi non ha fatto mancare di creare ambienti, angoli e situazio0ni decorose per quello che si stava celebrando.
La fantasia liturgia e la creatività non devono snaturare ne semplificare portando al banale, l’altare non deve diventare il tavolo che raccoglie tutto, foglietti, occhiali, avvisi, disinfettante … i paramenti siano degni della celebrazione così come ogni oggetto. La Bibbia ne è piena di riferimenti e lo stesso Gesù attento a tutto e a tutti non ha fatto mancare il rimprovero di non trattare la casa di Dio come una spelonca di ladri.
Nella enciclica Ecclesia de Eucharistia di papa Giovanni Paolo II alla parte teologica, in cui è spiegato il fondamento del Sacramento, fa seguito una parte liturgico-artistica in un capitolo intitolato «Decoro della celebrazione liturgica» (nn. 47-52), in cui si danno indicazioni molto interessanti per chi fa arte e ritiene che essa non sia secondaria per il culto eucaristico, credo che potrà essere una lettura interessante anche per ognuno di noi affinché recuperi, se fosse necessario, il gusto di partecipare alla celebrazione Eucaristica con maggiore attenzione e coinvolgimento diventando la grande preghiera unica e necessaria per coltivare e vivere la nostra fede l’amore a Dio e alla Sua Chiesa. In Seminario a noi studenti ormai prossimi all’ordinazione ci ricordavano: “celebra la S. Messa come se fosse la prima, l’unica e l’ultima”, credo che potrebbe essere un buon promemoria per noi sacerdoti e per ogni fedele celebrare e partecipare alla S. Messa con questa attenzione, e allora “ogni parola sarà un annuncio ed ogni gesto un “segno” sacro”.
@unavoce
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