Pregare con gli occhi

 

Nell’era del digitale la cosa che più appare sono le immagini, siamo inondati da immagini di tutti i tipi, tutti condividono parte e momenti della vita personale e di altri, condividiamo storie e momenti, luoghi, persone e cose. Senza immagini sembra non riuscire più a comunicare e se da una parte rischiamo di vivere le vite di altri dall’altra è una occasione per conoscere e vedere realtà, situazioni, luoghi e persone che altrimenti non conosceremmo.

Ovviamente in questa selva d’immagini c’è come in tutte le cose del nostro vivere il bello e il brutto, il bene e il male, chi propone solidarietà, amore, dolcezza e chi parla a vanvera e critica portando odio e divisione, ma ognuno di noi ha la sua testa e questo ci permette di valutare, il problema semmai per questi strumenti sono i piccoli e qui l’attenzione dei genitori e degli educatori deve essere più vigile. Vorrei però oggi soffermarmi sull’aspetto positivo di questo strumento: l’immagine, immagine che fa cultura, che fa storia, che fa fede.

La professione fotografica è certamente una delle arti nobili molto eloquente e oggi con gli strumenti che abbiamo a disposizione tutti fanno foto ovviamente non tutti sanno farne di pregiate o di originali ma nella mischia c’è la creatività di molti che può aiutarci a coltivare quello spirito nobile, gentile, elegante che è indispensabile al nostro vivere per non ridurre tutto a mero commercio o necessità, pertanto alcuni elementi della nostro vivere servono proprio per dare valore alla mente e al cuore, allo spirito e al trascendente.

In un era lontana l’immagine serviva al popolo che non aveva nessuna base di cultura per comprendere un messaggio, penso agli affreschi nelle chiese e in questo momento il pensiero va al ciclo di Giotto nella Basilica di san Francesco ad Assisi, alla Cappella Sistina in Vaticano, alla cappella degli Scrovegni a Padova, tanto per citarne alcuni, immagini che ci raccontano una vicenda, una storia, un messaggio, un santo e questo anche oggi in tempi digitali ha lo stesso impatto, quello di comunicare un emozione, un sentimento, un messaggio.

Già secoli fa San Cirillo di Gerusalemme un Dottore della Chiesa circa trecento anni dopo Cristo, faceva una proposta di preghiera attraverso le immagini. Vi rimando a un bell’articolo apparso sul numero della rivista La Civiltà Cattolica, che potete trovare anche presso la nostra Biblioteca dello Stormo, dal titolo: “L’anima si immagina Dio: vegliare e pregare con le immagini”.

“«L’anima, in effetti, s’immagina Dio e lo contempla, più che può, quando la fede la illumina». È questa la proposta di preghiera immaginativa che Cirillo di Gerusalemme (315-387) faceva ai suoi catecumeni 1.700 anni fa. A suo fondamento c’è la «luce della fede», immagine nata dalla Sacra Scrittura, in particolare là dove Gesù restituisce la vista ai ciechi. Costante nella tradizione teologica e mistica, l’immagine è stata riproposta dall’enciclica Lumen fidei di papa Francesco. Secondo Cirillo, se questa luce fedele e fiduciosa abita l’anima, i discepoli di Cristo possono immaginare Dio, e quindi contemplarlo. Senza immaginazione o immagini, non c’è unione con Dio”. (cfr. La Civiltà Cattolica”quaderno 4168, 2024 pag. 363-371)

Ovviamente se il bello è un gusto personale “non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace”, c’è però un bello oggettivo e adatto ad ogni situazione. Qui mi soffermo per la nostra vita spirituale a scegliere e ricercare immagini, storie e monumenti che ci aiutino a coltivare quella dimensione spirituale che è parte integrante della nostra vita.

Ognuno di noi ha la sua sensibilità, il suo gusto ma nel mondo esistono opere d’arte e immagini di ogni tipo religioso che può adattarsi alle nostre singole sensibilità e attraverso gli strumenti che l’età moderna ci mette a disposizione possiamo viaggiare virtualmente nei musei, nelle biblioteche, nelle cattedrali, in ogni ambiente dove l’ingegno umano ha messo a frutto al meglio le proprie capacita e usare questa bellezza di ogni tempo per fermarci a pregare, a riflettere, a raccogliersi e stupirsi.

Pregare con le immagini, senza diventare banali e idolatri – ma potete leggere bene sull’articolo che vi ho citato poc’anzi – usando del tempo che abbiamo gli strumenti del web per pregare con gli occhi immaginando quel Dio che amiamo, che vogliamo seguire e servire con le nostre singole vocazioni.

@unavoce

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