Come la vivi?

Vi esorto pertanto, fratelli, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo, ad essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e d’intenti. (1 Corinzi 1,10)

La parola dell’Apostolo Paolo (1 Corinzi 1,10-18) ci introduce in questa chiacchierata sul senso e il come essere e vivere la comunità. Il termine deriva dal latino “comunitas” “cum-munus”, il “munus” (funzione) e il “cum” (insieme, comune) può avere un triplice significato e che rimanda a un dovere, un debito, un dono-da-dare. I soggetti della comunità sono dunque uniti da un obbligo che li rende non completamente padroni di se stessi ma rivolti gli uni agli altri e al di là delle varie definizioni che possiamo dargli dal punto di vista filosofico, sociale o del diritto è l’insieme è il coinvolgimento di più persone che reciprocamente si donano senza perdere la propria identità ma realizzandola e mettendola in comune.

Questo è anche il senso della comunità parrocchiale che nel nostro caso è legata a doppio giro essendo militari quindi appartenenti anche ad un’altra comunità quella delle Forze Armate, pertanto è necessario non dimenticarlo e rinnovarsi in questo senso di appartenenza, come cristiani e militari senza pensare che l’una annulli l’altra ma semmai la completa.

In questo camminare insieme scorgiamo però delle difficoltà di condivisione e di convivenza difficoltà che talvolta si riscontrano nella famiglia esempio di comunità più ristretta ma che non deve dimenticare questo atteggiamento e i sentimenti di donazione sapendosi accorgere di chi ti è accanto, così si è comunità e si cresce in essa, donandosi gli uni agli altri.

Da diversi anni siamo insieme e in cammino con momenti alti e bassi attraverso iniziative riuscite e altre meno, ma con un leitmotiv sul quale oggi mi soffermo: la costanza. Non siamo costanti, fatichiamo ad impegnarci ad essere presenti nelle iniziative che vengono proposte. Fatichiamo a essere attenti e presenti nella vita di preghiera, in quella liturgica e nelle varie attività di formazione e catechesi e addirittura anche di svago e tempo libero. Questo limite non ci permette di realizzarci diventando sempre più individualisti e convinti che ognuno di noi basti a se stesso, ma sappiamo bene che non è così e non c’è bisogno di grandi intuizioni, lo scorgiamo già in famiglia, che se viene a mancare questo sapersi donare sapersi accorgere saper esserci gli uni per gli altri l’armonia viene meno.

Facciamo comunità virtualmente attraverso i social e dal nostro divano faticando ad alzarci e andare ad alzarci ed esserci e partecipare. Non basta appartenere a una terra a un luogo a una parrocchia ma è necessario coltivare fraternità e amicizia, così l’impegno sarà allora connettersi con gli altri ognuno secondo le proprie doti e possibilità. Da qui nascono le iniziative e le proposte di preghiera che oltre ad essere una necessità personale è l’elemento indispensabile per costruire la Chiesa, quella comunità che Cristo ha voluto e nella quale ci unisce il Suo Vangelo, la Sua Parola e il Suo Sacrificio.

E’ in tempo per ripensare alle nostre scelte a come viviamo la comunità a come ci impegniamo in modo attivo attraverso la partecipazione alle varie iniziative e momenti di preghiera di formazione e di svago. E’ il tempo di vivere la comunità abbandonando pregiudizi e giudizi, chiacchiere vuote e talvolta pesanti è il tempo di guardare tutti nella stessa direzione, quella di Cristo e non ognuno nella sua in quella che ritiene giusta per lui ma guardare insieme guidati dalla Parola del Signore. E’ il tempo di scrollarci di dosso la pigrizia e le scuse per non esserci è il tempo di superare il proprio egoismo o disagio e offrirsi per essere protagonisti nella comunità con le proprie capacità e tutti ne anno importante è non chiudersi e misurarsi anche con se stessi nel fare nell’essere presenti, nel partecipare. Superiamo il nostro egoismi, i nostri interessi personali, impariamo ad accorgerci e a rispettarci nella diversità attraverso momenti comuni.

Prendiamoci cura gli uni degli altri non per pettegolezzo o per essere uno migliore dell’altro ma dando ognuno il proprio contributo, serio e determinante perché crediamo in quello che facciamo, allora la domanda è: mi sento parte della comunità? perché partecipo oppure perché non partecipo che scusa che motivazione ho quando evito? Sii onesto con te stesso e non accampare scuse tutti hanno impegni, tutti lavorano e tutti viviamo su questa terra e i problemi se pur diversi in ogni famiglia e in ogni persona sentirsi parte di un gruppo ci aiuta a dar voce a Dio al nostro cuore alle persone che ci vivono accanto e che condividono gli stesi ideali.

L’altra domanda alla quale solo tu potrai dare risposta è: la Parola di Dio, il Vangelo, la Preghiera, la Chiesa cosa significano per me? Credere è fidarsi e affidarsi, credere è partecipare è essere presenti sia in modo orizzontale la vita quotidiana sia in modo verticale nelle cose dello Spirito. E poi altra domanda, cosa fai tu per la comunità? Quale il tuo impegno, quale il tuo ruolo come costruisci la communio in case e fuori casa? Ti senti il dovere di dare e di esserci per l’altro? Come vivi la comunità, di lavoro, di famiglia, di Chiesa, di parrocchia? Collabori, in quale misura con quale spirito? la Parola di Dio è il riferimento della tua vita e delle tue scelte, la preghiera comunitaria come la vivi i momenti e le proposte come ti avvicini? Cari amici come ci ha ricordato papa Francesco nell’Enciclica Fratelli Tutti ci serve una comunità per realizzarci e diventa «impossibile capire me stesso senza un tessuto più ampio di relazioni»”, sia questo allora l’impegno che dobbiamo ogni giorno ogni stagione ogni anno rinnovare per crescere insieme alla scuola di Cristo e in questa si realizzano le nostre singole vocazioni, le nostre singole vite.

Vi rimando per conoscenze e promemoria al “Cantiere Aperto”: proposte, progetti, attività della nostra comunità.

@unavoce

 

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