Riflessione

“Tutti possono trovare in San Giuseppe, l’uomo che passa inosservato, l’uomo della presenza quotidiana, discreta e nascosta, un intercessore, un sostegno e una guida nei momenti di difficoltà”. (Papa Francesco)

 

Nel tempo Quaresima due feste vediamo ricorrere, la prima quella di San Giuseppe Sposo della Beata Vergine Maria e la festa dell’Annunciazione del Signore che però cadendo proprio all’inizio della Settimana Santa slitterà al prossimo lunedì 8 aprile.

Ora al di là della sapiente opportunità della Chiesa nel porre l’Annunciazione in altro momento dell’anno liturgico, oggi la figura di San Giuseppe ci accompagna nel tratto finale del cammino penitenziale e lo vogliamo ricordare con devozione e ammirazione invocando la sua protezione sulla Chiesa e su tutte le nostre case attraverso le parole del Pontefice che nella lettera Apostolica “Patris Corde” lo definisce con alcuni titoli, oltre a quelli con i quali già la tradizione lo ricorda: uomo giusto e fedele e custode della Santa Famiglia. Titoli dicevo che poi sono i sette capitoli della stessa lettera dove sottolinea altrettanti aspetti dell’esperienza umana e spirituale del Santo Patrono della Chiesa universale: Padre Amato – Padre nella tenerezza – Padre nell’obbedienza – Padre nell’accoglienza – Padre dal coraggio creativo – Padre lavoratore – Padre nell’ombra, dei quali vogliono solo esprimere un riferimento al nostro vivere affinché la nostra preghiera attraverso la sua intercessione giunga a Dio per il bene della Chiesa e di ogni famiglia e ci accompagni nel cammino di rinnovamento per accogliere il Signore nella Sua Pasqua di Risurrezione.

Il primo titolo con cui viene appellato è: “Padre amato”. Tutti desideriamo essere amati, ma per ottenere questo bisogna saper amare di un amore generoso, attento, paziente, costante, capace di tenerezza e questo è il secondo titolo che gli viene attribuito: “Padre nella tenerezza”, un atteggiamento questo che talvolta evitiamo ma che non ci svilisce ma semmai ci fa grandi, una carezza vale più di mille gesti. Altro titolo che viene ricordato della figura del Santo nella lettera di Papa Francesco è: “Padre nell’obbedienza”, alla vita, al disegno di Dio e agli impegni, alle promesse, al dovere che ne consegue e questo ci porta al quarto elemento dell’esperienza umana dello sposo di Maria: “Padre nell’Accoglienza” dell’inaspettato, dell’imprevisto, del diverso, dello straniero, di chi non la pensa come noi e per vivere così la vita serve un “coraggio creativo” quinto elemento della vita dell’ultimo patriarca che ricevette le comunicazioni del Signore attraverso l’umile via dei sogni, perché ci vuole coraggio e fede per sapersi rimettere in gioco rinnovandosi per creare occasioni di amore, di servizio, di vita, con un “lavorare”, penultimo aspetto che viene riportato nell’Apostolica lettera, capace di non stancarsi, di insegnare il sacrificio nobile di dignità, della vita stessa con un’ultima sottolineatura che racchiude la figura di questo santo che oggi vogliamo celebrare: “Padre nell’ombra”, un ombra che non è nascondimento, non è fuga, non è malizia, ma che è umiltà, semplicità che è dare il primo posto all’altro che è non essere sotto i riflettori per avere il consenso ma solo perché l’amore è più grande dell’apparire.

Questa è stata la vita del giovane Giuseppe che innamorato della fanciulla Maria del suo villaggio si ritrova parte di un progetto più grande di lui e con una nobiltà d’animo più che di origini, pure essendo dalla Casa di Davide, sulla scorta dell’educazione ricevuta, ci insegna lo stile di Dio.

Giuseppe con questa sua vita breve o lunga, non abbiamo informazioni al riguardo, dopo il rientro a Nazareth dal deserto dove si era rifugiato con Gesù e Maria per sfuggire a Erode, c’è il silenzio. La sua vita si era aperta con il silenzio e termina nel silenzio. La chiave di lettura sembra essere proprio questa: “dal silenzio di Dio in Cristo al silenzio in Dio con Cristo.  Giuseppe è fedele a Cristo in Maria e in Cristo con Maria”. (cfr. P.G. Lauriola ofm)

Il suo nome tradotto dall’ebraico significa “Dio aggiunto” e lui proprio aggiunto è, e ci viene descritto già con la scelta del nome: “uomo appartato, silenzioso, condannato a vivere quasi straniero, estraneo, “aggiunto” appunto (una condizione simile, peraltro, tocca a tutti noi, anche se questo destino è nascosto e viene alla luce soltanto in certi momenti, soprattutto quelli gravi di squalifica, umiliazione e di sofferenza, malattia, lutto).E così anche tutti noi siamo e dobbiamo vivere – in certo senso – come “aggiunti” rispetto alla comune umanità. Come stranieri in questo mondo. Come ospiti e pellegrini in attesa di una patria migliore. Sempre in ascolto della Parola degli angeli, per trovare quell’autorizzazione alla vita che non possiamo trovare guardandoci semplicemente dentro o intorno; essa deve venire dall’alto”. (cfr. Mons. S. Macchi)

Questo lo stile di vita che San Giuseppe ci insegna e sul quale in questa ultima settimana di quaresima vogliamo verificarci celebrandolo ripercorrendo la nostra attraverso la sua esperienza umana.

Colgo l’occasione per fare un augurio a tutti i Papà e a tutti i Padri che educano alla vita e alla spiritualità.

@unavoce

Foto di Copertina: San Giuseppe Educatore di Gesù, opera del 1°Lgt Leandro Ciccarelli dell’Aeronautica Militare, Olio su tela