Scarica questo fascicoletto per la tua preghiera e la tua meditazione e lasciati provocare dalle parole di Gesù.
Prega per le Vocazioni:
Vocazione. È la parola che dovresti amare di più.
Perché è il segno di quanto sei importante agli occhi di Dio.
È l’indice di gradimento, presso di Lui, della tua fragile vita.
Sì, perché, se ti chiama, vuol dire che ti ama.
Gli stai a cuore, non c’è dubbio.
In una turba sterminata di gente risuona un nome: il tuo.
Stupore generale.
A te non aveva pensato nessuno.
Lui sì!
Più che “vocazione”, sembra una “evocazione”.
Evocazione dal nulla.
Puoi dire a tutti: si è ricordato di me.
E davanti ai microfoni della storia (a te sembra nel segreto del tuo cuore)
ti affida un compito che solo tu puoi svolgere.
Tu e non altri.
Un compito su misura… per Lui.
Sì, per Lui, non per te.
Più che una missione, sembra una scommessa.
Una scommessa sulla tua povertà.
Ha scritto “T’amo” sulla roccia, sulla roccia, non sulla sabbia come nelle
vecchie canzoni.
E accanto ci ha messo il tuo nome.
Forse l’ha sognato di notte. Nella tua notte.
Alleluia.
Puoi dire a tutti: non si è vergognato di me. [Tonino Bello]
Diventa Sacerdote e Cappellano Militare
Non sei tu a scegliere, ma sei tu a rispondere!
La Chiesa Ordinariato Militare in Italia, ha una sua scuola allievi cappellani Il Seminario Maggiore “San Giovanni XXIII” dove si preparano i futuri sacerdoti e cappellani militari.
Contatta il tuo cappellano e chiedi informazioni
Questa la provocazione che ti rivolgo con una riflessione partendo dal Vangelo di Luca dove si riporta i fatti del Centurione di Cafarnao, immagine forse di quella vocazione specifica a servire i fratelli in divisa.
Quando ebbe terminato di rivolgere tutte le sue parole al popolo che stava in ascolto, Gesù entrò in Cafàrnao. Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l’aveva molto caro. Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. Costoro, giunti da Gesù, lo supplicavano con insistenza: «Egli merita che tu gli conceda quello che chiede – dicevano –, perché ama il nostro popolo ed è stato lui a costruirci la sinagoga». Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa, quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: «Signore, non disturbarti! Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo io stesso non mi sono ritenuto degno di venire da te; ma di’ una parola e il mio servo sarà guarito. Anch’io infatti sono nella condizione di subalterno e ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa». All’udire questo, Gesù lo ammirò e, volgendosi alla folla che lo seguiva, disse: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!». E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito. (Luca 7,1-10)
“Curioso questo racconto di miracolo, nel quale Gesù non incontra nemmeno colui che lo chiede e nel quale lo stesso miracolo non viene descritto. È un incontro/ miracolo sulla parola, sulla fiducia, a distanza. Avviene in circostanze molto insolite. Colui che chiede grazia a Gesù per un suo servo, cui è molto affezionato, è un ufficiale delle truppe romane di occupazione, un non giudeo, un pagano. Egli sa che un giudeo non può entrare nella casa di un pagano, per non diventare impuro. Quindi molto delicatamente prende contatto con Gesù attraverso altre persone. C’è una prima delegazione che perora la sua causa, appellandosi alla generosità del centurione verso il popolo ebraico; e c’è una seconda delegazione che trasmette a Gesù le parole del centurione: “Signore, non disturbarti; io non sono degno che tu venga in casa mia… Basta che tu dica una parola e il mio servo sarà guarito”. Suggerisce a Gesù la possibilità di agire a distanza, senza contaminarsi venendo nella casa di un pagano. Gesù ammira la fede, cioè la fiducia di questo soldato; e chiede a chi lo ascolta di imitare “una fede così grande”. Nel centurione agisce la fede. Ha sentito parlare di Gesù e delle sue guarigioni; mosso da vera fiducia, lo prega di guarire un suo servo ammalato. Non pretende però che Gesù vada in casa sua. Questo soldato è un pagano, gente considerata esclusa dalla elezione di Dio, anche se simpatizzante della nazione ebraica. Ma per Gesù non ci sono differenze. La fede non sempre coincide con gli ambiti istituzionali, e non sempre la trovi solo dove te l’aspetti. Un pagano può avere fede come gli ebrei, anzi più degli ebrei, quando in lui scatta una vera disponibilità all’incontro. Ed è per questa fede, forte e rispettosa – che nel centurione si coniuga insieme a umiltà e fiducia sulla parola di Gesù che il servo è guarito”. ( cfr. dehoniani)
“La specificità del cappellano militare è quella di possedere una capacità relazionale immediata e passionale con la quale accogliere il prossimo ed il cambiamento in un clima stabile di serenità, senza pregiudizio; egli deve essere accogliente con tutti e libero da ogni situazione e luogo. Per testimoniare Cristo ed il suo Vangelo, si fa uno coi militari verso i quali è destinato il suo ministero, sposa i valori e la vita di questo mondo particolare e ne condivide fatiche e gioie”. È in questa “direzione pedagogica e vocazionalmente specifica che nel 1988 veniva istituita la Scuola Allievi Cappellani militari, avendo cioè come fine quella di preparare dei giovani chiamati prima di tutto al sacerdozio e congiuntamente ad una specifica predisposizione alla relazione con gli uomini e con Dio”. (cfr. Mons. Giuseppe Mani)
“Una intuizione che ha 60 anni dalla enciclica Pacem in Terris del santo patrono Giovanni XXIII è attuale e preziosa: “La Scuola Allievi Cappellani militari nasce dall’esigenza di declinare questa specificità teologica in un contesto di formazione alla Pace del futuro presbitero; a tale scopo il seminarista, alla luce della Ratio dei Seminari, ha nell’esercizio della tolleranza l’impegno della vita comunitaria, nell’approfondimento delle virtù la scoperta irrinunciabile della Pace e nell’aggiornamento continuo dell’antropologia la preparazione alla missione”. (cfr. don Finotti)
Questa la proposta vocazione che vi rivolgiamo, questo l’impegno a servire Dio nella Sua Chiesa in una porzione particolare della Sua Vigna.
Nessuno è perfetto e chi scrive è il peggiore di tutti, ma il Signore ne sono certo non chiama i migliori ma chi ama di più, chi si lascia “usare” dal Suo Amore.
Foto di Copertina – @unavoce: Il Centurione di Cafarnao, Icona.
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