Liturgia della Parola
quando lasciamo la solitudine dell’io e andiamo incontro al tu, lì forse intuiamo qualcosa di Dio
SANTISSIMA TRINITÀ
io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo (Mt.28,20)
Lasciamoci affrancare nella fede, in questo piccolo “francobollo di spirituale”, con le parole di don Luigi Maria Epicoco: “Con lo spintone della Pentecoste si è concluso il tempo pasquale, i discepoli sono stati scaraventati fuori dal cenacolo dallo spirito santo e in questa fuoriuscita si è concluso il tempo pasquale e ripreso il tempo ordinario potremmo dire la quotidianità la quotidianità dei discepoli ma anche di ciascuno di noi. Eppure in queste domeniche successive a quella di pentecoste, faremo delle soste significative e la prima fra tutte è questa domenica in cui ricordiamo la Santissima Trinità è la festa della Santissima Trinità. Dovremmo dire, anche se forse magari non siamo molto delicati, che chi ci capisce è bravo nel senso che spiegare la trinità è qualcosa quasi di impossibile, è esattamente come quando uno ama qualcun altro, tu puoi spiegare all’infinito che cos’è l’amore, ma se lo vivi lo capisce, lo capisci da dentro. E la stessa cosa è valida per Dio, possiamo sprecare fiumi di parole, fiumi di inchiostro, fiumi di libri per spiegare che cosa sia la trinità, ma di dio si capisce qualcosa soltanto quando lo si sperimenta dentro la propria vita. Eppure c’è una verità che rimane come una stella polare per ciascuna di noi, la verità è che Dio non è un infinita solitudine ma è un’infinita compagnia. Per noi che pensiamo che essere felici significa bastare a se stessi, dire che Dio è Trinità significa dire che Dio pur essendo l’essere più grande, più infinito, più onnipotente che riempie tutto l’universo e spiegare questa sua infinitudine, questa sua perfezione deve dire di essere padre figlio e spirito santo, cioè dice che è relazione. Allora ogni qualvolta che noi vogliamo puntare in alto, vogliamo puntare alla perfezione, vogliamo puntare alla felicità non possiamo mai farlo senza l’altro, non possiamo mai escludere gli altri dalle categorie della nostra gioia della nostra realizzazione. Ogni qualvolta noi ci castriamo tagliando i rapporti intorno a noi e pensando che bastare a se stessi ci rende felice è semplicemente perché ci stiamo proteggendo, perché abbiamo paura di soffrire, abbiamo paura di metterci in gioco o semplicemente perché siamo pigri. Dio trinità ci spinge invece a prendere sul serio i rapporti perché se qualcosa la vogliamo capire di Dio questo lo capiamo soltanto nell’amore e l’amore è sempre qualcosa che ci mette in relazione con qualcun altro. Soltanto così allora capiremo questo mistero insondabile di una trinità che ci ha fatto a sua immagine e somiglianza. Soltanto così lo Spirito Santo ci prenderà per mano e ci porterà attraverso questi sentieri relazionali perché proprio quando lasciamo la solitudine dell’io e andiamo incontro al tu, lì forse intuiamo qualcosa di Dio”. (cfr. d.L.M. Epicoco)