Diventare Sacerdote

 

Vorrei oggi affrontare un tema che sembra non andare di moda nella società e con qualche problematica anche all’interno della Chiesa dove tanto si parla per affrontare le sfide e le problematiche della formazione. Pochi sacerdoti, pochi che vogliono diventare preti e mille domande ci facciamo mille strategie di annuncio di animazione di formazione ma la curva sembra non risalire e molte Chiese almeno nel vecchio continente soffrono questa crisi di vocazioni. Noi sacerdoti come i Vescovi e la Chiesa tutta si pone la domanda e anch’ io dal mio piccolo osservatorio cerco di riflettere.

Da ragazzo sono cresciuto in oratorio la mia vocazione è nata e scaturita in quel luogo dall’esempio dei sacerdoti della mia giovinezza che erano accanto a noi senza tante parole, solo con la loro vita.

In questi giorni mi è capitato di leggere una frase che mi ha suscitato questa riflessione “quando gli uomini non sanno mettersi in ginocchio davanti a Dio non c’è spazio per Lui” (cfr. Dio o niente) e la frase era accompagnata da una foto di due uomini in ginocchio mentre ricevevano la comunione in un campo di guerra e ancora la notizia di una vocazione di un sacerdote greco-cattolico Ucraino nata durante l’attuale conflitto e nel mondo altre situazioni troviamo di grande esempio ma da noi nel nostro occidente pochi. Ora oltre ad interrogarsi e fare analisi e progetti penso che spetti ad ogni sacerdote prendersi questa responsabilità.

La figura del sacerdote oggi non è rispettata e la colpa se di colpa si può parlare è la nostra i nostri errori le nostre mancanza gli scandali unita alla cattiva informazione che ci circonda sottolineando solo i limiti e non i pregi solo gli errori e non le tante cose a cui attende il sacerdote e in questo clima si è venuta a creare un’immagine che non affascina. In passato forse abbiamo sacralizzato troppo la figura e oggi troppo poco “un uno scelto tra il popolo” per servire Dio e i fratelli e dimentichiamo la sua umanità e chi tra noi ha seguito o sente e segue la vocazione dimentica la sacralità del ministero a cui è chiamato.

C’è chi propone percorsi diversi più apertura più modernità linguaggi nuovi formazione umana più specifica e ne abbiamo provati e ne proviamo di percorsi e soluzioni e se ci giriamo intorno troviamo molta creatività forse anche troppa. Ho sempre pensato che per parlare di Gesù, per innamorare le persone a Lui servisse stare con loro e fare la loro vita e in parte è vero ma fino a un certo punto perché credo che i nostri giovani fatichino nelle privazioni e noi pure e quindi la risposta viene meno in tanti ambiti della vita, come la vocazione al matrimonio, a mettere al mondo dei figli, a scegliere professioni impegnative  … tutte le cose che richiedono impegno fatica fedeltà sembrano essere scansate lo vediamo anche in molti lavorim, la cosa che conta è l’immagine apparire i soldi … tutte cose belle che però ci allontanando dalla capacità di stupirci e di vivere una vita vera da protagonisti mettendosi in gioco rischiando e buttandosi in avventure che richiedono impegno.

Il sacerdote non è solo l’animatore di attività il gestore della carità anche se non bisogna dimenticare questo ambito del servizio ma è soprattutto l’uomo del sacro ed è proprio qui il problema, un limite che parte dalle nostre famiglie e le nostre famiglie probabilmente non le abbiamo educate bene abbiamo trascurato la preghiera a partire dalla S. Messa e dalla Confessione, abbiamo dimenticato tutto questo. La S. Messa non è più una priorità la vita spirituale e la preghiera non praticate abitualmente ma solo a tempi alterni o in alcune occasioni e non riusciamo a capire il suo valore e di conseguenza la necessità. Difficile educare i figli se i genitori non vengono alla S. Messa o hanno ripreso a venire tardi quando i figli sono ormai grandi e certamente molta responsabilità l’abbiamo noi con i nostri modi i tempi e le attività proposte e bisogna anche mettere in conto il periodo di rifiuto delle regole che nella preadolescenza e nella adolescenza sono un elemento che contraddistingue questa fase della vita, ma sta di fatto che anche i nostri cristiani sono tiepidi.

Un analisi sciocca forse e scontata che ho desiderato condividere con voi perché almeno ci si ponga la domanda e che si recuperi maggiormente la proposta di preghiera di vita spirituale in casa in famiglia e tra i gruppi piccoli o grandi che ci sia una parlare che non sia solo finalizzato alle cose materiali con l’errore di dire ai miei figli “non gli faccio mancare nulla”, errore grande e oggi stiamo già raccogliendo i frutti di questa superficialità che non educa. Il mondo è sempre più egoista non vuole regole non sente discorsi impegnati … vediamo solo il nostro piccolo recinto e giudichiamo più di capire le situazioni.

Insieme solo insieme possiamo riprendere il cammino motivando spiegando dando l’esempio parlando e confrontandoci sulle questioni della vita commentando le notizie di tutti i giorni alla luce del Vangelo educando alle cose più grandi e solenni attraverso i piccoli gesti quotidiani come la fede e la religione, aiutando a scoprire Dio e a non giudicare ma a scoprire la bellezza di quello che si accetta per fede. Parliamo con i nostri giovani di Dio, del Vangelo, della Chiesa non limitiamoci alla critica e a me sacerdote un richiamo ad essere sempre più autentico più testimone con la vita con una maggiore disponibilità con l’esempio sperando e pregando che sia una semina abbondante dove il Signore possa raccogliere i frutti.

@unavoce

 

Foto di Copertina: fonte