Sport e vita cristiana

Lo sport può aprire la strada verso Cristo in quei luoghi o ambienti dove per vari motivi non è possibile annunciarlo in maniera diretta; e le persone, con la loro testimonianza di gioia, praticando lo sport in forma comunitaria possono essere messaggere della Buona Notizia. (cfr. Papa Francesco)

 

Il messaggio cristiano oggi sembra più difficile da annunciare ma se guardiamo alla storia del cristianesimo dalle origini vediamo che in realtà non è mai stato facile, con alti e bassi segnati dalla storia il vangelo di Gesù ha incantato alcuni e allontanato altri in ogni parte della terra nonostante gli sforzi e talvolta analizzando con il senno di poi si sono valutati errori e gesti profetici e questo non toglie però la sua sempre attualità e la difficoltà di annunciare da una parte e di accogliere dall’altra.

Annunciare con rispetto e accogliere con apertura è solo un elemento, alla fine rimane l’amore e la passione che supera il tempo e la storia, errori e pregi rimangono ma l’amore ci riporta alla bellezza del Vangelo e del suo messaggio, ci riporta a Gesù e alla sua vita terrena ai suoi insegnamenti che per quanto non sempre facili da seguire alla fine sono l’unica verità per una vita onesta corretta e felice capace di leggere gli eventi in una luce che ci dà sempre speranza.

C’è chi crede e chi non crede, c’è chi ha fede e chi vuole continue dimostrazioni, c’è chi vuole solo il Vangelo e non la Chiesa, i miracoli e non la fiducia ma il messaggio di Gesù è chiaro e allora rimane che chi è chiamato ad annunciare queste dinamiche non devono mai far perdere di vista il fulcro della vita di Cristo venuto in mezzo a noi per salvarci da noi stessi.

Perché questa premessa? Perché recentemente ho fatto l’esperienza di un annuncio a tipico, un annuncio attraverso lo sport esperienza vissuta solo nei miei primi anni di sacerdozio da vice parroco e poi per il tipo di servizio a cui sono stato chiamato non mi era più capitato ma questa opportunità si è ripresentata con il desiderio di alcuni nostri giovani di partecipare a un torneo di calcio che la Diocesi territoriale, dove insiste la nostra Base, ha organizzato e così alcuni giovani hanno chiesto di poter farne parte, così ci siamo tuffati in questa avventura: creare una squadra di calcio parrocchiale, diventando occasione per me per avvicinare nuovamente quell’età che per differenti motivi si era allontana un po’ dalla pratica religiosa anche se non dalla fede ma dalla vita della Chiesa.

A tal riguardo il Dicastero per i laici la famiglia e la vita ha pubblicato un documento al quale ti rimando che ci offre la possibilità di riflettere su vero senso di dare il meglio di noi stessi.

Ogni gara in questo torneo inizia con la recita del Padre nostro sul campo, le due squadre con l’arbitro si raccolgono al centro per pregare, un bel vedere che rincuora sia me che i genitori una piccola cosa che riaccende quel fuoco che ormai si era nascosto sotto la brace ma non era spento, un vento leggero che al di là del vincere o perdere pone i ragazzi in una competizione di vita tra educazione grinta entusiasmo e delusione che porta a crescere, dove l’insieme crea il singolo e dove ogni singolarità crea l’insieme portando risultati alcune volte di gara altre volte solo di vita.

Come ben possiamo comprendere allora lo Sport diventa veicolo di impegno, costanza, rispetto di se e degli altri, costruisce relazioni tra i compagni di squadra e le famiglie che si recano a fare il tifo per i propri figli. Lo sporto diventa scuola di vita imparando responsabilità e aggregazione. A questo proposito vi rimando a una raccolta di articoli “I valori dello sport oltre l’agonismo“.

Una esperienza che ci ha aiutato a diventare una comunità educante, percorso da fare ancora e non un traguardo anche se un cammino iniziato che promette e che ci fa sperare ed invita a fare sempre di più e meglio.

Le parole dell’Apostolo Paolo (1Cor 9, 24-27) chiudono questa semplice riflessione ci pongono spiritualmente impegnati a non perdere nessuna opportunità chela provvidenza ci offre: “Non sapete che, nelle corse allo stadio, tutti corrono, ma uno solo conquista il premio? Correte anche voi in modo da conquistarlo! Però ogni atleta è disciplinato in tutto; essi lo fanno per ottenere una corona che appassisce, noi invece una che dura per sempre. Io dunque corro, ma non come chi è senza mèta; faccio pugilato, ma non come chi batte l’aria; anzi tratto duramente il mio corpo e lo riduco in schiavitù, perché non succeda che, dopo avere predicato agli altri, io stesso venga squalificato”.

Anche la Difesa Italiana parteciperà alle Olimpiadi con 115 militrai.

@unavoce

 

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