Ripensare

 

Di recente i vescovi delle “aree interne” del nostro paese si sono incontrati per fare il punto delle situazione pastorale e non solo delle zone in cui vivono le comunità cristiane, zone più isolate e interne della nostra penisola dove alcune difficoltà sono più evidenti e nel confronto valutare la “forma di parrocchia” ripensandola per una maggiore possibilità di servizio e annuncio efficiente.

Mi vorrei così oggi soffermare con voi per parteciparvi i miei pensieri certo che condividerli può aiutarci a crescere ad aiutarci a costruire sempre di più e meglio la comunità e oggi lo farei confrontandoci con una realtà che forse a noi poco tocca ma che anche marginalmente ha le stesse caratteristiche.

Una realtà che oggi ormai si presenta pressante in molte Diocesi della nostra Chiesa Italiana e che alcuni di noi vivono già per una specificità di servizio: la mancanza di sacerdoti. E’ ormai evidente e in molti settori della pastorale diventa un elemento limitante. Si parla di laicato e giustamente ma la presenza del sacerdote è insostituibile e se la nostra vera ricchezza e forza era ed è ancora la dislocazione sul territorio, anche nei piccoli centri, delle parrocchie oggi questo non accade più perché i numeri si sono ridotti e in particolare quelli dei sacerdoti a cui sono ormai affidate più parrocchie creando una unità pastorale.

Una problematica che non si può sottovalutare ormai e facendo i conti con i numeri la soluzione è solo quella, sembra almeno per ora, di creare delle aree che inglobino più zone formando una comunità unita a un insieme di realtà. Il sacerdote responsabile sarà dove abita e la chiesa e le attività per quanto si possano dislocare sarà più facile convogliarle in un punto creando quel movimento che è ormai inevitabile per partecipare alla vita della Chiesa.

Così come per esempio gli incontri di catechesi in serata stanno ormai diventano sempre più improponibili, il tempo sembra essere sempre più tiranno e la nostra gente anche quella più addentro alla vita della Chiesa trova difficoltà a muoversi alla sera e partecipare alle iniziative così anche per i momenti celebrativi ecc.

Cosa fare? Credo sia indispensabile ripensare i tempi e più che fare la “predica” sulla serietà dell’impegno la responsabilità ecc. creare occasioni e tempi differenti di incontro e questo però non significa eliminare la ricchezza che il passato ci ha offerto e credo che forse invece di duplicare sarebbe più efficace cerare quelle attività uniche dando un rilievo maggiore, meno cose e più partecipate approfittando come collegamento anche degli strumenti moderni che ci vengo messi a disposizione.

Nella mia realtà di cappellano con molte caserme e basi a cui dover attendere e per la specificità del loro servizio per il fatto che i giorni di licenza o recupero il più delle volte è per raggiungere le proprie terre di origini e le proprie famiglie, risulta difficile prevedere un annuncio del vangelo nelle forme tradizionali.

Come fare? Certante non fare mancare la presenza negli appuntamenti particolari di ogni reparto e di ogni famiglia e cerare una rete di collegamento anche attraverso i media attraverso varie proposte di letture formazione catechesi on line per arrivare a creare poi come risultato finale un momento unico d’incontro in presenza. Non sono sicuro che sia la strada giusta ma sicuramente ora è l’unica strada che vedo possibile per non perdere nessuno di quelli che mi sono affidati.

Essere con tutti e ovunque diventa sempre più difficile allora dobbiamo concentrare i momenti preparandoli con maggior rilievo con maggior richiamo attraverso una “informazione” che sia accattivante del messaggio evangelico. Non teatrini o altro ma recupero il senso del sacro di quei momenti celebrativi solenni dove per solenne non è solo la festa ma l’impegno, un solenne semplice che porti al mistero, recuperare quegli elementi della tradizione forse in alcuni casi un po’ assopiti: Adorazione Eucaristica, Rosario, Celebrazione della liturgia delle Ore, Quarantore, … e sicuramente prima di tutto la S. Messa, feriale e festiva.

Puntare sulla partecipazione alla S. Messa in modo più serio prevedendo spostamenti anche da parte del popolo e non solo dei sacerdoti educarli al valore di essa credo che sia la strada insostituibile e che vale più di tanti nostri discorsi. Celebrazioni semplice e ben curate di preghiera senza lungaggini ma con un decoro che parla da se offrendo spunti di riflessione di lettura da casa per avere poi dei momenti di confronto in presenza durante l’anno, magari nei tempi forti della liturgia.

Il laicato responsabile potrebbe provvedere oltre a supportare il sacerdote per la carità a altre attività ordinarie (diaconato permanete) alla gestione dei luoghi di culto e delle strutture dando più spazio al sacerdote di poter essere più presente con tutti. Un laicato impegnato a fare da collegamento con il sacerdote riportando le varie esigenze. Se insieme si riesce a costruire questa rete allora le nostre Chiese diventeranno il Lugo Sacro che tutti desiderano e l’occasione per creare e non disperdere la comunità.

@unavoce

Foto di Copertina @unavoce: Parrocchia dei Militari “Madonna di Loreto” – 15° Stormo