Liturgia della Parola

XIX Tempo Ordinario

Siamo chiamati a non sprecare il dono

XIX TEMPO ORDINARIO

Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». (gv 6,51)

Lasciamoci affrancare nella fede, in questo piccolo “francobollo di spirituale”, con le parole di don Luigi Maria Epicoco: “Le virtù teologali sono la fede, la speranza e la carità. Si chiamano virtù teologali perché sono un dono non uno sforzo dell’uomo. È sbagliato quindi frustrarsi pensando di essere incapaci di fede, di speranza o di amore. Nessuno ci dice che dobbiamo essere capaci di queste tre cose, ci viene piuttosto detto che bisogna essere capaci di domandare e di accogliere questi doni. Liberi da quest’ansia da prestazione veniamo ricollocati con gioia davanti a un Dio che muore dalla voglia di darci questi tre doni. È l’intento di Gesù nel Vangelo di oggi quando dice esplicitamente: “Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato”. Quando pensi di non aver fede non perdere tempo a colpevolizzarti, domandala al Signore. Quando pensi di non avere speranza non perdere tempo a fingere di essere ottimista, domandala al Signore. Quando pensi di non avere amore, non perdere tempo nel sentirti sbagliato domandalo al Signore. In questo domandare Dio risponde attraverso il Figlio. Gesù è la maniera che Dio ha di donarci questi tre doni. I sacramenti sono il Figlio. Soprattutto nell’Eucarestia noi riceviamo una scorta di fede, di speranza e di carità. Riceverla però non ci assicura che la useremo. Per questo la Grazia provoca la nostra libertà, affinché al dono corrisponda una scelta. Alla fede, alla speranza e alla carità corrispondano la fiducia, l’audacia e il saper morire per chi si ama. Ha ragione quindi Sant’Agostino a ricordarci che “il Dio che ci ha fatti senza di noi, non ci salva senza di noi”. La grazia e la nostra libertà diventano il binomio vero su cui si poggia la storia della salvezza, perché la redenzione non è semplicemente Dio che ci salva, ma noi che ci lasciamo salvare da Lui. Non siamo salvi per forza, siamo salvi per dono e per adesione a questo dono. Uno può anche lanciarti un salvagente ma tocca a te aggrapparti e farne buon uso. Siamo chiamati a non sprecare il dono, o in assenza di esso a saperlo chiedere con umiltà. “Signore, aumenta la nostra fede”.”. (cfr. d.L.M. Epicoco)