Dal male può nascere il bene

«Sia ogni uomo pronto ad ascoltare, tardo al parlare, lento all’ira» (Giacomo 1,19)

 «Il fatto di essere cristiani è opera della fede e della speranza, ma perché la fede e la speranza possano giungere a produrre frutti, abbisognano della pazienza» (Cipriano, De bono patientiae 13)

 

La pazienza non è elencata tra le virtù ma è sicuramente l’anima che permette la crescita e il rafforzamento delle altre virtù. Vi parlo di pazienza perché io poco paziente sono e nonostante l’età il mio carattere impulsivo che mi ha creato problemi in passato e anche in tempi recenti è una dinamica che invece dobbiamo coltivare. Il Signore non ci dono la pazienza ma ci dona situazioni e occasioni per praticare la pazienza.

Gesù ci mostra come essere pazienti attraverso la misericordia e la mansuetudine. Pertanto essere paziente non è far finta di niente ma la pazienza deve essere operosa capace di fermarci e di reagire con i tratti di Gesù, una pazienza che va coltivata nella preghiera e nella fiducia in Dio aiutati dai Sacramenti.

E’ meglio la pazienza che la superbia pertanto la pazienza è misura della nostra fede. Di fronte alle cose che non possiamo prevedere a quelle che accadono che non sono programmate che non ci aspettiamo, a risposte dure e difficili a eventi pesanti dobbiamo reagire con la pazienza che ripeto non è far finta di niente ma è reagire con misericordia. Dove c’è odio porto la pace dove c’è divisione porto unità dove c’è invidia porto amore. Difronte a una reazione dura a un evento difficile proviamo a fermarci e a tacere a non reagire senza però coltivare dentro il cuore rancore e rabbia vendetta e parole dure ma vivere questo momento con amore, ho ricevuto dolore dono sollievo ho ricevuto durezza offro gioia ho ricevuto uno sguardo triste e duro o un’assenza di sguardo e offro un sorriso e una parola dolce.

Come ci ricorda il papa la pazienza è una “vitamina essenziale”. La nostra pazienza dipende dalla qualità del rapporto che abbiamo con Dio se abbiamo una vita di fede di preghiera di impegno ecclesiale sapremo allora aver pazienza.  Pazienza che non è assenza di una parola di un indicazione ma con la pace nel cuore con il tono suadente con parole pensate ed equilibrate. La pazienza è una qualità di Dio pensiamo a tutta la storia della salvezza alla pazienza che Dio ha usato con il popolo d’Israele alla pazienza di Gesù con i suoi interlocutori e con i discepoli stessi. Una pazienza che desideriamo ma che poi a fatica sappiamo donare.

Chiudo con una citazione di Sant’Agostino sulla pazienza certo che tutti dobbiamo educarci a questo stile: “La virtù dell’anima che chiamiamo pazienza è un dono di Dio così grande che noi parliamo di pazienza anche riferendoci a colui che a noi la dona; e vi intendiamo la tolleranza con cui egli aspetta che i cattivi si ravvedano. È vero infatti che il nome “pazienza” deriva da patire, ma pur essendo vero che Dio non può in alcun modo patire, tuttavia noi per fede crediamo, e confessiamo per ottenere la salvezza, che Dio è paziente. Ma questa pazienza di Dio, come essa sia e quanto sia grande, chi potrà descriverlo a parole? Noi possiamo affermare che egli non può patire nulla, eppure non lo diciamo impaziente ma pazientissimo. La sua pazienza è dunque ineffabile, come è ineffabile la sua gelosia, la sua ira e gli altri moti somiglianti, che se noi pensassimo essere uguali ai nostri, dovremmo escluderli tutti. Noi infatti non ne proviamo alcuno che non sia congiunto a turbamento, mentre è assurdo pensare che la natura divina, che è impassibile, provi turbamento. Dio infatti è geloso senza invidia, si adira senza alterarsi, ha compassione senza addolorarsi, si pente senza doversi ravvedere d’un qualsiasi errore. Così è paziente senza patire. Ora dunque, per quanto il Signore me lo concederà e per quanto lo permette la brevità del presente discorso, parlerò sulla natura della pazienza umana, che noi possiamo acquisire e dobbiamo avere. È risaputo che la pazienza retta, degna di lode e del nome di virtù, è quella per la quale con animo equo tolleriamo i mali, per non abbandonare con animo iniquo quei beni, per mezzo dei quali possiamo raggiungere beni migliori. Pertanto chi non ha la pazienza, mentre si rifiuta di sopportare i mali, non ottiene d’essere esentato dal male ma finisce col soffrire mali maggiori. I pazienti preferiscono sopportare il male per non commetterlo piuttosto che commetterlo per non sopportarlo; così facendo rendono più leggeri i mali che soffrono con pazienza ed evitano mali peggiori in cui cadrebbero con l’impazienza. Ma soprattutto non perdono i beni eterni e grandi, quando non cedono ai mali temporanei e di breve durata poiché, come dice l’Apostolo, i patimenti del tempo presente non meritano d’essere paragonati con la gloria futura che si rivelerà in noi 1. Egli dice ancora: La nostra sofferenza, temporanea e leggera, produce per noi in maniera inimmaginabile una ricchezza eterna di gloria”. (cfr. sant’Agostino)

Fermiamoci un attimo e ripensiamo ai nostri modi a come reagiamo a come affrontiamo le situazioni, non al silenzio che mettiamo in atto covando poi dentro il cuore sentimenti differenti ma alla pazienza che mettiamo in campo quando le situazioni della vita ce la portano davanti. La pazienza, gli psicologi ci dicono, che è un tratto del carattere  non ci può scusare dalle reazioni forti pertanto sarà importante che ognuno di noi si educhi alla pazienza per poter vivere nel presente senza scadere per perseguire i nostri obiettivi. Saper aspettare talvolta e direi quasi sempre porta ai risultati che ci eravamo prefissati.

Alleniamo la pazienza con la preghiera con la calma col saper aspettare con il rimandare risposte e reazioni a situazioni che non gradiamo. Una sana pazienza elimina lo stress e l’ansia educa il carattere e ci pone non come super eroi ma come persone cappaci di leggere la vita e affidarsi al Signore per il cammino di essa.

@unavoce

 

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