Una vocazione

 

 “Se vuoi cambiare il mondo, vai a casa e ama la tua famiglia” (Madre Teresa)

“La famiglia cristiana è inserita a tal punto nel mistero della Chiesa da diventare partecipe, a suo modo, della missione di salvezza propria di questa: i coniugi e i genitori cristiani, in virtù del sacramento, hanno, nel loro stato di vita e nella loro funzione, il proprio dono in mezzo al popolo di Dio”. (cfr. vatican.va)

 

Ognuno di noi viene da un uomo e una donna e oggi direi non necessariamente da due coniugi o da una famiglia ma da due persone. Non voglio con questo fare un analisi ma sta di fatto che oggi molti non creano una famiglia non la creano con i criteri del passato e non si capisce quali siano le caratteristiche future certamente non c’è promessa di fedeltà non c’è impegno pubblico ne civile e tanto meno religiosa. Si sta insieme e si fanno figli e qualche volta questo stare insieme elimina anche i figli o a priori non li vuole con giustificazioni più o meno lecite e logiche. Il fatto è che l’istituto del matrimonio è certamente in crisi come molti altri settori ma questo come ben possiamo intuire ha un risvolto che ricadrà sulla nostra società, non tanto in una visione numerica ma in una dinamica di formazione educazione e qualità della vita stessa.

Non credere più nella famiglia è un grave problema sotto differenti aspetti e ognuno potrebbe fare una sua analisi e una sua riflessione. Qui oggi per me e con voi per richiamare all’attenzione l’importanza di questa realtà e di come vivete voi la famiglia da cui provenite e quella che avete creato, come educate alla famiglia i vostri figli e che esempio date a loro e alla società.

Anche le nostre famiglie cristiane stanno subendo una grande crisi di identità e di conseguenza anche i figli di famiglie cristiane nonostante l’educazione non credono se non in una piccola percentuale in questo stare insieme e costruire un cammino comune.

Ora premessa questa situazione generale torniamo a noi alla nostra singola realtà che sicuramente per il tipo di servizio è particolare e che ha dei risvolti anche sulla famiglia. La famiglia del militare vive una situazione particolare che si va a sommare a quella genarle non offrendo certo orizzonti migliori. Riascoltiamo un passaggio sulla famiglia dal documento del Sinodo della nostra Chiesa Ordinariato Militare: “La Chiesa Ordinariato Militare comprende e condivide la condizione militare ben sapendo che essa impone pesanti ritmi di vita e disponibilità a numerosi spostamenti: nel progettare il loro matrimonio i fidanzati tengano presente questa particolare situazione dei militari. Questo Sinodo, con la voce stessa del Concilio Vaticano II, chiede alle pubbliche autorità “di collaborare al bene del matrimonio e della famiglia…, di considerare come sacro dovere rispettare, proteggere e favorire la vera natura delle famiglie e la loro prosperità domestica. “Si tenga conto delle esigenze familiari per quanto riguarda l’alloggio, l’educazione dei figli, le condizioni di servizio, la sicurezza sociale e gli oneri fiscali”. I militari avvertono e vivono con apprensione la difficoltà, conseguente ai numerosi spostamenti, di reperire un alloggio. Questo Sinodo invita le competenti autorità a considerare la gravità di questo fatto e i particolari disagi cui sono sottoposte le loro famiglie. La nostra Chiesa rivolge inoltre pressanti appelli alle Chiese particolari affinché le famiglie dei militari trovino particolare accoglienza e attenzione pastorale così da agevolare il loro inserimento nella nuova realtà ecclesiale e sociale. Sia riservata speciale attenzione alle famiglie dei caduti in servizio. Si offra loro solidarietà e collaborazione per alleviare le difficoltà morali e materiali derivanti da così gravi lutti. Si mantengano rapporti di amicizia anche con le famiglie dei congedati e degli appartenenti alle Associazioni d’Arma: questo Sinodo le considera, almeno moralmente, parte della nostra Chiesa”. (cfr. Sinodo Ordinariato Militare: la famiglia)

Pertanto dico alla mia comunità alle famiglie della mia parrocchia che è opportuno che ognuno si fermi e rifletta con serenità e serietà su come vive la sua famiglia l’amore sponsale e l’amore genitoriale l’aspetto educativo e quello di testimonianza l’impegno al lavoro e al sacrificio e alla progettazione ai rapporti interpersonali e al futuro. La responsabilità non sempre e non solo possiamo darla alla società ai media alle cattive situazioni ma ognuno deve prendersi le proprie responsabilità e tornare sui suoi passi e rivedere la scelta matrimoniale che ha fatto e come sta educando i figli come vive il tempo e le situazioni della vita all’interno ella famiglia stessa. Quali valori sta trasmettendo di rispetto amore fedeltà impegno dedizione attaccamento trazione … quale dialogo quale richiesta e pretesa quale condivisone e soprattutto quale testimonianza stà dando ai propri figli e alla società.

Due elementi quindi mi permetto richiamare alla vostra attenzione: come vivete il rapporto con il vostro sposa /a, come state ducando i vostri figli e da qui che clima si è costruito in casa clima di rapporti intendo e quali i punti saldi per educare i figli al rispetto alle scelte ai valori e alla fede ovviamente.

Non basta far vedere che venite a Messa loro non ci verranno comunque bisogna che quella fede sia vissuta in casa quando ci sono i problemi quando la vita riserva chiari e scuri come affrontate le situazioni? Questa sarà la vera educazione. Riprendete le redini della vostra vita, i figli crescono e fanno la loro strada aiutateli a mettere dei punti saldi dei momenti indispensabili di vita famigliare aiutateli a trovare la loro strada senza imporre la vostra anche se con buon intenzione, date il senso alle cose educate che per ottenerle è necessario impegno e per conservarle serve fedeltà. Parlategli di Dio e della Chiesa senza essere né bigotti ne liberali, accogliete le loro obiezioni e dubbi, dialogate con serenità e le regole diventarono uno strumento utile per vivere in armonia e non un peso per cui dividersi.

L’amore e la fedeltà sono messe in discussione, la fede e la religione eliminate, l’impegno a progettare un futuro vero e non fittizio sempre a rischio. Riprendiamo in mano le redini e ricominciamo da noi stessi prima di tutto dall’amore vero tra marito e moglie e voi con i vostri figli con un dialogo sereno e con gesti gentili e belli eleganti intelligenti e pazienti.

Sposarsi o non sposarsi non è la stessa cosa cambia totalmente la prospettiva, non si tratta né di  una questione di responsabilità o sicurezza quelle ci sono e ci possono essere è una questione di valori di ideali di impegno “per sempre”! Certo genitori si rimane ma marito o moglie non necessariamente e questo “non fare” è espressione di “non essere” e di non volersi impegnare o comunque impegnarsi fin che funziona e basta, quindi capite da voi che cambia decisamente la prospettiva e allora è indispensabile fermarsi a riflettere sulla vostra fede, se e come crediamo in Dio, se e come viviamo la vita della Chiesa, se e come viviamo la vita in genere con una maschera o con il cuore? Aprite la porta al Signore lasciatelo abitare nella vostra casa e abiterà nella vostra vita.

@unavoce

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