VICINANZA, MISERICORDIA E COMPASSIONE

 

L’Europa è stanca e lo si nota anche nella vita della Chiesa, queste sono state le parole del Pontefice nell’ultima udienza genarle del mercoledì commentando il rientro dall’ultimo viaggio apostolico, sottolineando che ha trovato una chiesa giovane e con il sorriso.

“dopo questo viaggio è che nel pensare alla Chiesa siamo ancora troppo eurocentrici, o, come si dice, “occidentali”. Ma in realtà, la Chiesa è molto più grande, ma molto più grande di Roma e dell’Europa, molto più grande!, e anche – mi permetto di dire – molto più viva, in quei Paesi! L’ho sperimentato in maniera emozionante incontrando quelle Comunità, ascoltando le testimonianze di preti, suore, laici, specialmente catechisti – i catechisti sono coloro che portano avanti l’evangelizzazione. Chiese che non fanno proselitismo, ma che crescono per “attrazione”, come diceva saggiamente Benedetto XVI”. (cfr. Papa Francesco)

Ora questo ci conforta da una parte e ci pone una domanda e offre una riflessione alla vecchia Europa attanaglia da vecchi e nuovi problemi e dinamiche. La stanchezza delle cose vecchie si evince in tutto e in tutti ma questa provocazione ci deve aiutare a scrollarci di dosso non il passato che è ricchezza ma guardare al passato per rinnovarci e rinnovare la presenza e il servizio per l’oggi e per il futuro.

Le nostre pur differenti culture e tradizioni che se da una parte sembrano non collimare mai in una unione possono però essere la vera ricchezza per riprendere il cammino dei fondatori dell’Europa partendo proprio da san Benedetto che è certamente il vero protagonista di questa costruzione.

San Benedetto ha istituito monasteri in tutta Europa e unendoli tra lo spiritualmente ha creato quella rete di messaggio anche culturale e civile che ci ha permesso di crescere. Tornare alle sue origini potrebbe essere l’occasione per rivedere alcune dinamiche e ricominciare a rinvigorire una rete di rapporti che ci unisca e ci permetta di vivere nel rispetto delle singole peculiarità per andare avanti, il segreto appunto è il rispetto e il servizio, la carità e rimettere al centro la fede senza creare contrasti ma in una dinamica di apertura senza svendere nessuno le proprie convinzioni ma unendoci nel supporto reciproco per una società aperta e rispettosa.

“La sua statura umana e cristiana resta nella storia come uno dei più luminosi punti di riferimento. In un’epoca di profondi mutamenti, quando l’antico ordinamento romano stava ormai crollando e stava per nascere una nuova società, sotto l’impulso di nuovi popoli emergenti all’orizzonte dell’Europa, egli assunse responsabilmente la propria parte che fu preminente d’ impegno non solo religioso ma anche sociale e civile. Promosse la coltivazione razionale delle terre, contribuì alla salvaguardia dell’antico patrimonio culturale e letterario, influì sulla trasformazione dei costumi dei cosiddetti barbari, instaurò un originale tipo di vita comunitaria posto sotto una regola da lui scritta e ciò non a livello di un gretto e sconosciuto nazionalismo ma mediante i suoi monaci a dimensione continentale per cui giustamente il mio predecessore, Paolo VI, lo ha proclamato Patrono d’Europa. Tutto questo avvenne non contro ma sulla base e in forza di una vita spirituale di fede e di preghiera assolutamente intensa ed esemplare”. (cfr. San Giovanni Paolo II)

Recuperare i valori del bello in una parte del pianeta che conserva la percentuale più alta di bellezze artistiche a tutti i livelli ci deve aiutare a recuperare la forza interiore per essere persone che sanno trasmettere questa bellezza nel rispetto di ognuno del proprio ruolo e del proprio servizio. Tutti credenti e non fedeli di una parte o dell’altra perché se c’è compartecipazione per un bene comune allora diventa terra rigogliosa di valori per tutti. Recuperare il senso dell’appetenze senza vuoti campanilismi ma con una “grinta” educata che metta in luce i pregi e promuova chi fa be e non solo chi lo dice a parole sarà la strada per rinnovarsi.

Una stanchezza che ha bisogno di recuperare le forze con una cura a tutto tondo cura dell’anima e del corpo cura dello spirto e della mente attraverso le culture e le tradizioni di ognuno. Rimettere Dio al centro della vita ci porta alla sacralità stessa della vita e questo ci aiuterà a non creare conflitti che non vogliamo – non è questo il luogo per analizzare il dettaglio – ma trovare quelle capacità culturali e artistiche che ci permettano di valorizzare ognuno e tutti. Ripartiamo dalle origini conoscendole prima di tutto e senza negarle evidenziamo le problematiche per superarle non per dividerci ma per guardare lontano con una mente aperta e capace di confronto nel rispetto di ognuno.

L’Europa è ormai l’immagine di una mondo multicolore e multiculturale e lo è da sempre ma oggi forse più evidente che non deve spaventare ma deve offrire quel vento leggero che apre alla speranza e alla gioia attraverso una società che si rimetta in discussione offrendo progetti dal grande respiro per le giovani generazioni e questo è compito non solo dei governi ma di tutti dalla famiglia in primis ad ognuno di noi secondo la sua vocazione le sue caratteristiche e le proprie capacità.

Vince chi condivide e trasmette unità con toni bassi senza litigi verbali o altro ma con la serenità di chi sa di poter fare la differenza con la propria presenza e ognuno dal più grande al più piccolo, dal lavoro più importante al più umile, è protagonista nel costruire una società capace di vivere insieme in armonia e nella pace, con tre caratteristiche ci ricorda il Pontefice: “vicinanza, misericordia e compassione” e aggiunge che “se un cristiano non ha compassione, non serve a niente”. (cfr. VaticanNews)

Possano le parole di papa Francesco suscitare in tutti questo desiderio di una nuova primavera per l’Europa e per la Chiesa in Europa.

@unavoce

 

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