“Il cristiano del futuro sarà un mistico o non sarà” (Karl Rahner)

 

“Oggi, quando le reti e gli strumenti della comunicazione umana hanno raggiunto sviluppi inauditi, sentiamo la sfida di scoprire e trasmettere la “mistica” di vivere insieme, di mescolarci, di incontrarci, di prenderci in braccio, di appoggiarci, di partecipare a questa marea un po’ caotica che può trasformarsi in una vera esperienza di fraternità, in una carovana solidale, in un santo pellegrinaggio”. (Cfr. Evangelii Gaudium n.87)

Cosa significa quindi mistico o contemplativo oggi nella vita di ognuno di noi? Si pensa a questi termini legati ai monaci di clausura ai frati o alle suore al sacerdote ma mai alla vita ordinaria di un cristiano. Così oggi invece voglio riflettere.

“«In ogni essere umano […] c’è qualcosa di simile ad una quasi anonima, atematica, forse repressa, esperienza basilare dell’essere orientati verso Dio. È costitutiva dell’uomo nel suo essere di natura e grazia. Può essere repressa, ma mai distrutta ed è un’esperienza mistica o, se preferite una terminologia più cauta, trova il suo culmine nella […] contemplazione infusa». (cfr. Santa Tersa d’Avila)

L’autore della frase che ho riportato in apertura “sembra dire che per ogni cristiano vi è nel profondo del proprio essere un desiderio di Dio, una fame, una sete di acqua viva, una spinta continua che non può essere soddisfatta da niente e da nessuno, salvo che da Dio stesso. Questo è l’aspetto primario della mistica: il desiderio di Dio, la brama di unione, il desiderio di raggiungere il significato ultimo della nostra esistenza”. (cfr. D. Orsuto)

Comprendiamo allora che questa dinamica della vita la si ottiene non fuggendo dalla vita e dalle cose di essa ma abitandola in modo differente in modo più profondo con una capacità di accorgerci di stupirci davanti alle cose e alle persone.

“Il suo futuro è il nostro presente … Le cinque caratteristiche della spiritualità del futuro sono, in molti sensi, la nostra realtà attuale. Oggi ci troviamo a vivere in un mondo nel quale non vi è più una società omogeneamente cristiana. Essere cristiani e continuare ad esserlo richiede un’aderenza totale a Cristo e alla Chiesa, un’aderenza e un impegno che affondano le loro radici nell’esperienza di Dio, ossia in un’esperienza mistica.”. (cfr. D. Orsuto)

Il termine mistico racchiude differenti sfaccettature e potrebbe aprire un discorso molto più ampio con il rischio da parte mia di confondere le idee ed invece di aiutare a comprendere quale stile di vita dobbiamo assumere di confondere pertanto mi limito a queste citazioni che vi ho riportato con l’invito a leggere integralmente i testi.

“La mistica come l’esperienza interiore che per eccellenza coinvolge tutto l’uomo, anche la ragione nel suo vertice supremo. In sostanza, il mistico è quell’uomo che, spinto da un profondo desiderio di conoscere ciò che più e solo conta alla fine, cioè Dio e l’anima (come dice Agostino, all’inizio dei Soliloqui), intraprende un cammino di distacco da sé, dall’egoisticità, dalla propria volontà: cammino che è indicato come via obbligata dal Vangelo “chi vuole seguirmi, rinunci prima a se stesso”. (cfr. M.Vannini)

Con tutto ciò vorrei solo offrire l’occasione per fermarci a riflettere e così lasciare spazio a Dio imparando sempre di più e sempre meglio ad accorgerci a stupirci a fermarci dalla corsa spasmodica di una vita che alla fine rimane ed è vuota, se non riempita solo di finte verità, rischiando la vita stessa di essere svuotata e la vita cristiana di fallire in ognuno di noi. Una intimità con noi stessi che ci porta a Dio senza estraniarci dalla vita ma vivendola nella carità più vera.

@unavoce

 

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