l’importanza di un gesto

 

“Tenete a mente che chi semina scarsamente, scarsamente raccoglierà e chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierà. Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per forza, perché Dio ama chi dona con gioia. Del resto, Dio ha potere di far abbondare in voi ogni grazia perché, avendo sempre il necessario in tutto, possiate compiere generosamente tutte le opere di bene, come sta scritto: ha largheggiato, ha dato ai poveri; la sua giustizia dura in eterno. Colui che somministra il seme al seminatore e il pane per il nutrimento, somministrerà e moltiplicherà anche la vostra semente e farà crescere i frutti della vostra giustizia”. (2° Corinzi 9,6-10)

I cinque precetti della Chiesa (vedi il Catechismo della Chiesa Cattolica nn. 2042- 2043) cioè quelle leggi morali positive obbligatorie per i fedeli ella Chiesa cattolica prevedono: la S. Messa domenicale, la Confessione annuale, la comunione a Pasqua, il digiuno/ astinenza e l’aiuto per le necessità materiali della Chiesa. Ora con questa consapevolezza oggi vorrei soffermarmi su l’ultimo precetto: l’aiuto materiale.

“Durante l’offertorio, nella colletta effettuata con il cestino, si raccolgono donazioni per le necessità della Chiesa (culto, pastorale e carità), come dimostrazione della condivisione dei beni ed espressione di ciò che ciascuno offre di sé”. (cfr. sacrocuoreboli)

Un tema che sembra non aver senso con quello che si sente e si vede nel mondo e anche nella Chiesa, ma questo elemento ci aiuta a non dimenticarci degli altri. La Chiesa prevede durante l’anno alcune “collette” delle raccolte in denaro e domenica scorso abbiamo celebrato la Giornata Missionaria Mondiale dove insieme alla preghiera e alla vicinanza ai missionari è stato chiesto anche il nostro sostegno materiale. Non chiudiamoci nel nostro bozzo, poco o tanto aiuta e soprattutto non chiudiamoci nella mentalità ma teniamola aperta libera a comprendere che il bene va al di là dei nostri ambiti e città e le battute “meglio questi che quelli” facendo paragoni e differenze sciocche non è la strada da perseguire. Il bene si fa e basta, quindi un gesto libero ovviamente e semplice che però nel suo intento vuole educare all’attenzione e alla condivisione dei beni con gli altri.

Anche la nostra comunità partecipa come tutta la Chiesa a questi momenti e insieme a questa attività periodicamente vengono fatte raccolte di altro genere come cibo e vestiti da inviare alle Caritas locali, come segno di sostegno e di presenza sul territorio anche delle nostre comunità che per singolarità sono sparse e non raccolte come nelle diocesi ordinarie. La collaborazione con le parrocchie e le diocesi ci permette di farci sentire chiesa ed educare alla vita della Chiesa. Educarsi ad accorgersi a condividere poco o tanto secondo le singole possibilità ci aiuta a comprendere e a ringraziare per quello che abbiamo senza diventare egoisti, ma capaci di mare anche stando vicino concretamente a chi è meno fortunato o in difficoltà.

@unavoce

 

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