Educanti
“Penso che sia importante che un ufficiale sia un modello per le giovani guardie che ci vengono affidate. Ho sempre cercato di applicare il principio descritto dal generale Lyautey nel XIX secolo, ovvero il ruolo “sociale” dell’ufficiale. Significa che l’ufficiale dovrebbe essere un modello come educatore, dovrebbe essere in grado, cioè, di rafforzare lo spirito delle sue truppe e allo stesso tempo insegnar loro le abilità sociali. Mi piace molto questo ruolo di educatore perché il mio incarico mi dà l’opportunità di trasmettere alcune conoscenze e valori che ci stanno a cuore, consentendo così alle giovani guardie di svolgere adeguatamente il servizio al Successore di Pietro” (cfr. VaticanNews)
E’ questa, citata in apertura, l’affermazione del vice comandante delle Guardie Svizzere Pontificie, leggendo un articolo che lo presenta mi ha suggerito di scrivere a voi Signori Ufficiali di ogni grado e ordine delle Forze Armate e a noi sacerdoti in ogni settore della vita della Chiesa in cui siamo impegnati pensando al vostro e nostro ruolo – e non solo alla innegabile professionalità che dall’accademia in poi vi siete preparati e avete accresciuto con le diverse esperienze incarichi e ruoli che i superiori vi hanno affidato e a noi sacerdoti giovani e meno che operiamo in differenti settori che ci siamo preparati a camminare con il gregge che ci viene affidato – ma a quell’impegno che non dobbiamo dimenticare quello di educare educandoci.
L’impegno è e deve essere per tutti non solo di crescita come operatori seri e professionali ma anche quello educativo che ognuno di noi ha, educazione che parte dall’esempio prima ancora che dalle parole, una autorità che arriva dalla autorevolezza dei vostri e nostri incarichi e ruoli.
L’ufficiale come il sacerdote è e deve essere il riferimento e se è vero che una macchina funziona con la sinergia di differenti elementi è anche vero che chi è alla guida deve avere la consapevolezza la responsabilità e la lungimiranza della guida stessa. Ora questo ci porta inevitabilmente a fermarci a riflettere sull’importanza che l’Ufficiale ha nella nostra istituzione e che con le giuste trasposizioni come già accennavo potrebbe avere ognuno di noi nel suo ruolo che sia genitore datore di lavoro o comandante parroco o cappellano.
Oggi notiamo una certa diffidenza e crisi nelle istituzioni e lo si nota anche con gli arruolamenti e pure nelle vocazioni sacerdotali in evidente calo. Manca questo spirito di Patria questo desiderio di servizio questo essere a servizio della collettività, questo senso di Chiesa. Un limite che si respira generale nella società che però non deve far perdere di vista chi intende intraprendere questo cammino. Difficoltà che vediamo anche in altre vocazioni come accennavo poc’anzi di vita a partire da quella del Sacerdote ma penso anche a quella matrimoniale. Le cose impegnative dove regole e tradizioni valori e scarifico sono al primo posto vengono in qualche modo eliminate dalle scelte dei singoli, non dobbiamo però dimenticare che chi tra noi sceglie questi percorsi di vita è e rimane un faro per gli altri “di valori tra modernità e tradizione”.
La nostra testimonianza come sacerdoti ufficiali insegnanti genitori … deve essere autentica e non solo competente. Aiutare i giovani a riscoprire i valori aiutare i giovani ad appassionarsi alla vita che scelgono, tenere altro il tono, farci conoscere senza nascondere la fatica e l’impegno la nobiltà del servizio la sacralità della presenza sarà la prima forma di educazione. L’attuale situazione di calo dei valori religiosi e civili deve spronarci a recuperare l’aspetto religioso e l’impegno sociale e civile. Questa sarà la sfida di oggi per un domani impegnato serio vero e vissuto da protagonisti.
Signori ufficiali reverendi sacerdoti il nostro impegno non è solo assicurare un servizio ma sarà quello di non dimenticare il compito di educatori nel trasmettere i valori e per farlo dobbiamo esserne convinti noi prima di tutto, credere in quello che siamo e facciamo, solo la passione e l’amore aiuterà la nostra società.
Le scelte della vita non sono mai facili ma se le scansiamo le riduciamo a un: “se non va pazienza”, allora non costruiremo nessun futuro serio. Come istituzioni sia civili che religiose dobbiamo educare alla passione attraverso la nostra gioia vissuta nella testimonianza. La nostra presenza fatta di questi valori aiuterà i giovani a vivere la loro esperienza in modo autentico diventano lievito nella società per un futuro all’insegna del rispetto e della condivisione.
@unavoce
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