Degli altri

«Non giudicate, per non essere giudicati; perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi.
Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? O come dirai al tuo fratello: “Lascia che tolga la pagliuzza dal tuo occhio”, mentre nel tuo occhio c’è la trave? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello».
(Mt. 7,1-5)

 

Mettersi nei panni degli altri per comprendere le loro opinioni il loro modo di vedere e pensare le cose è la strada per la convivenza pacifica. La nostra reazione difronte alle cose che accadano o ai discorsi che si fano è quello del giudizio ma giudicare significa non capire appieno l’altro. Giudicare segna una distanza che poi rischia di diventare sempre più profonda senza portare a una convivenza pacifica.

Non giudicare però non significa condividere necessariamente le opinioni degli altri ma significa porsi in un atteggiamento di dialogare per comprendere il significato di alcune espressioni o alcuni atteggiamenti. Solitamente i nostri pensieri e il nostro modo di vedere è egoistico, noi guardiamo solo alla nostra vita al nostro interesse quindi quello che limita il mio agire il mio fare il mio lavoro la mia vita è giudicabile negativamente in modo polemico e qualche volta in modo violento.

Ora non giudicare però non solo non significa non condividere ma neppure non guardare in faccia alle cose per quello che sono semmai è cercare la verità che non è né di destra né di sinistra ne alta o bassa ma la verità è la verità, una verità che non è a discapito di nessuno una verità che è anche fare un passo indietro che è vedere il bene comune l’interesse collettivo.

Siamo un popolo egoistico tutti nessuno escluso ma solo se sappiamo andare oltre le apparenze se sappiamo vedere con il cuore e non solo con gli occhi riusciremo a vivere una vita in armonia. I problemi nel nostro quotidiano vivere dipendono da come li viviamo e da come li affrontiamo e se ci poniamo in un atteggiamenti di polemica di difesa di diritto solamente senza doveri senza impegno senza sacrificio allora si rischia di giudicare per tirarci fuori per scusarci per puntare il dito altrove.

Solitamente la mia povera e poca esperienza mi dice che quando giudico gli altri vedo in me quei limiti che mi fanno puntare il dito per togliere l’attenzione dalla mia persona. Ora questo ci pone in contro corrente davanti alla vita odierna, contro corrente nelle parole nel presentarsi nel fare nel condividere. Oggi sui social passa di tutto e esprimiamo quello che abbiamo dentro o quello che vorremmo. Potrebbe essere un bell’esercizio iniziare a far passare il bello della vita senza criticare sempre. Le cose che riteniamo negative vanno affrontate in modo sereno nelle vie previste per quanto limitate e le polemiche e le osservazioni denunce o altro vanno fatte nella eleganza del linguaggio nell’onestà intellettuale nei gesti e modi pacifici e nei luoghi giusti. Non possiamo pretendere pace e per chiederla fare guerra, non possiamo prendere o rivendicare diritti o dissentire di regole in modo violento con la mancanza di rispetto ma nell’intelligenza che tutti dovremmo avere e non è quella scolastica necessariamente ma quella della vita e della convivenza comune. La psicologia chiama questo atteggiamento empatia una parola di origine greca composta da dentro e sofferenza, forse questo ci fa comprendere allora come vivere le parole del Vangelo che ho messo in apertura, quella misericordia che ci fa amici e non giudici e insieme ricercatori della verità quella vera quella che non mortifica ma che da dignità a tutti.

@unavoce – Foto: fonte

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