Liturgia della Parola
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Dare a Dio la parte migliore della nostra vita, di ciò che ci accade, di ciò che ci viene donato, non significa privarsene, ma salvarla.
PRESENTAZIONE DEL SIGNORE
«Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore. (Lc 2, 23-24)
Lasciamoci affrancare nella fede, in questo piccolo “francobollo di spirituale”, con le parole di don Luigi Maria Epicoco: “La festa della Presentazione di Gesù al Tempio ci spinge a riflettere su alcuni aspetti importanti della nostra vita. Il primo è proprio l’atto di offerta con cui i genitori di Gesù, adempiendo la tradizione, portano Gesù al Tempio: “come è scritto nella Legge del Signore: ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore; e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o di giovani colombi, come prescrive la Legge del Signore”. Dare a Dio la parte migliore della nostra vita, di ciò che ci accade, di ciò che ci viene donato, non significa privarsene, ma salvarla. Nella fede funziona in questo modo: tutto ciò che è offerto a Dio diventa salvezza. In questo senso il gesto dell’offerta non è un modo per “pagare” la benevolenza della divinità (questa è la mentalità pagana), ma riconoscere che proprio perché Dio è Amore affidabile, tutto ciò che viene dato a Lui diventa un bene affidabile. In questo senso le cose migliori della nostra vita, ma oserei dire anche le peggiori, se date a Lui possono diventare redenzione. Quindi se c’è una cosa bella nella tua vita, non vivertela con possesso, ma offrila a Lui. Se ti sta capitando di soffrire per qualcosa, non tenerti quella sofferenza come se dovessi affrontarla in solitudine, ma offrila a Lui, e da quel momento quella sofferenza comincerà a concorrere al tuo stesso bene. Nell’episodio raccontato nel Vangelo di oggi, c’è l’aggiunta della testimonianza di due anziani: Simeone ed Anna. Essi rappresentano due atteggiamenti che tante volte perdiamo nella vita: l’attesa e la lode. Simeone è colui che ha saputo attendere tutta la sua vita, senza trasformare l’attesa in pretesa. Anna è colei che nonostante ha sofferto, non ha trasformato la sua sofferenza in frustrazione ma in lode. Saper attendere e saper ringraziare sono due atteggiamenti che ci mettono sempre nella condizione di incontrare Gesù”. (cfr. d.L.M. Epicoco)