La mia vocazione

Quante volte da seminarista e chierico per la giornata vocazionale o andando ad aiutare nelle parrocchie ci veniva chiesto: come mai avevo scelto di fare il prete ed entrare in seminario dove era nata la mia vocazione?

Oggi voglio parteciparvi questi semplici ricordi perché forse condividendoli possono aiutare altri a scegliere di seguire il Signore con la propria vita.

Ricordo che ero molto determinato a voler diventare sacerdote ed entrare in seminario, nessuna voce o chiamata soprannaturale. Lo dissi ai miei genitori in prima media e loro erano concordi ma mi chiesero però di finire prima le scuole medie e poi se ancora fossi stato di quell’idea sarei potuto partire per il seminario. Ricordo che fui un po’ contrariato ma ubbidii ai mie genitori senza tante storie e prosegui le scuole dell’obbligo con i ritmi di vita che avevo avuto sin da piccolo: famiglia oratorio chiesa parenti … un ritmo normale lento ed efficace una fanciullezza tranquilla tra la famiglia e l’oratorio dove da piccolo molto piccolo inizia a fare il chierichetto e a quei tempi eravamo una squadra molto numerosa ed io ero il più piccolo, ho dei ricordi bellissimi di quegli anni.

Cresciuto nell’oratorio salesiano con lo stile di don Bosco ho sempre amato quell’ambiente di oratorio e la chiesa in modo particolare un santuario mariano della mia diocesi di origine dove accanto a un sacerdote don Pietro sono cresciuto dove ho ricevuto la prima comunione e la cresima. Lo ricordo, quel sacerdote, sempre disponibile per le confessioni, lo rivedo ancora in ginocchio nella panca in fondo alla chiesa vicino al suo confessionale con il suo breviario di cui ero innamorato, un libro che poi avrei ritrovato e usato e imparato ad usare in seminario con fedeltà e puntualità. Ricordo lo stile di quel sacerdote umile e semplice ma preciso ordinato uomo di preghiera e attenzione ai particolari. Con il senno di poi credo che sia nata proprio lì la mia vocazione sul suo esempio e la sua fedeltà.

In casa ho vissuto in una famiglia cristiana che frequentava e frequenta la vita della parrocchia assiduamente e impegnata in prima persona, i rudimenti del primo catechismo sono stati imparati in casa e così anche le preghiere e lo stile di vita: rispetto attenzione e laboriosità.

Così terminate le scuole medie sono entrato in seminario, era un settembre mi accompagnarono i mie genitori in quel luogo bellissimo un monastero del XV secolo sede del seminario diocesano, non andai dai salesiani come poteva essere logico e cosa che avrei i voluto ma il noviziato era lontano dalla mia città e per non dare dispiacere alla famiglia che pur accettando la mia partenza soffriva la mia mancanza rimasi al seminario diocesano che avevo già conosciuto attraverso gli incontri periodici della pastorale vocazione dove i sacerdoti della mia parrocchia mi mandava per verificare la mia scelta.

Una vocazione che è crescita sempre più anche sull’esempio del mio parroco di residenza, dove inizia ad andare dopo l’ingresso in seminario, prima dai salesiani erravano cresciuti li perché la mia famiglia aveva abitato in quel quartiere. Così il mio parroco don Virginio un uomo semplice alla mano gentile, uomo di preghiera e lavoratore attento alla sua comunità in tutti gli aspetti, mi supportò ed entrato in seminario mi seguì negli anni che vennero. Ricordo in estate le due settimane che rimanevamo in famiglia prima della vacanza con il seminario in montagna lo seguivo ovunque e lo aiutavo in parrocchia e vivevo le sue giornate dove senza tante parole mi educava a essere e fare il prete tra la gente con l’impegno pastorale e spirituale, pregavamo insieme e andavo con lui nella visita ai malati e a incontrare le persone.

Il Seminario, un ambiente bello anche dal punto di vista artistico come vi ho accennato prima, pulito e organizzato con un rettore giovane molto efficiente e serio sia come educatore che come rettore e insegnante. Gli studi sia classici che teologici erano all’interno del seminario, la scuola superiore era una sezione staccata di un istituto privato delle suore e la teologia era autonoma con gli insegnati i nostri sacerdoti laureati. All’epoca eravamo diverse decine di seminaristi sia del minore che del maggiore. Così iniziai il cammino con il liceo classico i primi cinque anni. Vita di comunità formazione ecclesiale pastorale umana e culturale, ricordo gli incontri con diverse persone come i nostri missionari, altri che erano studiosi ricercatori e professori, i tanti parroci e religiosi … uomini di cultura e arte … visita a luoghi significativi in Italia e all’estero come Taizè o per citarne uno, tutti incontri che ci aprivano il cuore e ci educavano a tutti i livelli. Vita di seminario seria e impegnata attiva e collaborativa. Ho ricordi molto belli di quegli anni nonostante la mia vivacità caratteriale che qualche volta mi ha creato problemi disciplinari ma che duranti gli anni smussai un po’ nonostante sia sempre difficile cambiare, ma per la passione e il desiderio di diventare sacerdote si può cambiare, per amore si può fare.

Anni di esperienze pastorali incontri viste studio preghiera e formazione ecclesiastica con uno stile semplice ma decoroso cosa che oggi fatico a vedere nei giovani seminaristi. Gli anni sono trascorsi e oggi dico velocemente, all’epoca pur non pesandoci erravamo un bel gruppo di giovani e desideravamo solo arrivare al termine e diventare sacerdoti. Molti tra di noi durante gli anni lasciarono il seminario verificando la loro vocazione e così un po’ i numeri si assottigliarono.  Alla fine però un bel numero di seminaristi arrivammo al termine, fu una gioia e un’emozione che ancora ho nel cuore e poi i primi impegni in parrocchia e in oratorio in due realtà della mia diocesi e qualche impegno a livello diocesano in curia vescovile e in cancelleria e poi la decisione dei miei superiore di inviarmi a fare il Cappellano Militare, ambiente che non conoscevo se non per un sacerdote che rientrato in diocesi gli fu assegnata la cattedra di professore di teologia liturgica che era stato cappellano e da qualche anno era rientrato in diocesi con cui si avevano però solo contatti a livello accademico e con me altri miei compagni partirono per altre missioni e impegni fuori diocesi, non avevo chiesto nulla ai miei superiori, solo in passato negli ultimi anni di teologia già al diaconato ad alcuni confronti con i superiori avevo dato al disponibilità a fare il missionario, mi sarebbe piaciuto, negli anni di formazione avevamo incontrato più volte sacerdoti delle nostra diocesi che erano missionari, comunque questa fu la decisione del mio vescovo e le promesse fatte al giorno dell’ordinazione prevedevano l’obbedienza e così parti l’avventura che ancora oggi vivo.

Ora torniamo alla domanda inziale: come è nata la mia vocazione? Dall’esempio di due sacerdoti, dallo stile semplice di vita di una famiglia umile e lavoratrice tra impegni quotidiani vissuti con passione e responsabilità, lì è nata la mia vocazione sull’esempio più che sulle parole, dalla fedeltà alle piccole cose, dalla passione che vedevo in quei sacerdote e nella fedeltà della mia famiglia a vivere la vita con onestà e decoro.

Questi ricordi per far comprendere a chi legge che rispondere alla chiamata di Dio è possibile e il Signore non sceglie i migliori ma forse i più disponibili e come lo so? Perché io non ero il migliore c’erano miei compagni di seminario più bravi e capaci di me, quindi giovane che leggi prova a guardarti attorno conosci i tuoi sacerdoti il tuo cappellano non giudicare ma ascolta e guarda e lascia che il Signore scavi nel tuo cuore non ostacolare l’azione dello Spirito Santo. Il Signore farà grandi cose anche nella tua vita.

@unavoce – foto: fonte

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