Volgere lo sguardo

Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto. (Gv 19,37)

 

Entrando nella nostra chiesa un grande crocifisso ligneo di bella fattura e antico accoglie chi entra per la preghiera accanto a Tabernacolo nell’area del presbiterio sempre illuminato offre da subito di volgere lo sguardo a Lui. La Croce che può sembrare solo un ornamento agli occhi di molti è per noi cristiani il fulcro della nostra fede in Dio che ci ana. Una piccola croce in ottone è sempre sul mio tavolo e mi accompagna da anni ricordo di un periodo particolare della mia vita mi è stato campagna nei miei vari trasferimenti e oggi sul tavolo del mio ufficio quando entro richiama la mia attenzione a vivere sempre il mio sacerdozio con umiltà e impegno e così un’altra nel mio alloggio in ottone e smalto raffigurante su un lato Gesù e sull’altro Maria, non me ne separo mai sono simboli che mi parlano di ciò che devo e voglio essere fratello che sa portare la croce tar i fratelli con il cuore e l’attenzione di una Madre.

Già abbiamo parlato della Croce del segno di croce del tenere una croce in casa, oggi oltre a rimandarvi ad alcuni articoli precedenti che ci offrono una riflessione a tutto campo sul significato della croce, vorrei soffermarmi sul significato e l’importanza di alzare lo sguardo verso la croce.

Non banalizziamo questo simbolo nel farlo su di noi nel parlarne nel porlo nelle nostre case, è il segno dell’amore.  Vi lascio oggi come meditazione oltre alla lettura degli articoli che sopra vi ho riportato le parole di papa Francesco all’Angelus di qualche anno fa che appunto parla e sottolinea l’importanza di questo simbolo: “Mentre Gesù si trovava a Gerusalemme per la festa di pasqua, alcuni greci, incuriositi da quanto Egli andava compiendo, esprimono il desiderio di vederlo. Avvicinatisi all’apostolo Filippo, gli dicono: «Vogliamo vedere Gesù» (v. 21). “Vogliamo vedere Gesù”. Ricordiamo questo desiderio: “Vogliamo vedere Gesù”. Filippo ne parla ad Andrea e poi insieme lo riferiscono al Maestro. Nella richiesta di quei greci possiamo scorgere la domanda che tanti uomini e donne, di ogni luogo e di ogni tempo, rivolgono alla Chiesa e anche a ciascuno di noi: “Vogliamo vedere Gesù”. E come risponde Gesù a quella richiesta? In un modo che fa pensare. Dice così: «è venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. […] Se il chicco di grano, caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto» (vv. 23-24). Queste parole sembra che non rispondano alla domanda posta da quei greci. In realtà, esse vanno oltre. Gesù infatti rivela che Lui, per ogni uomo che lo vuole cercare, è il seme nascosto pronto a morire per dare molto frutto. Come a dire: se volete conoscermi, se volete capirmi, guardate il chicco di grano che muore nel terreno, cioè guardate la croce. Viene da pensare al segno della croce, che è diventato nei secoli l’emblema per eccellenza dei cristiani. Chi anche oggi vuole “vedere Gesù”, magari provenendo da Paesi e culture dove il cristianesimo è poco conosciuto, che cosa vede prima di tutto? Qual è il segno più comune che incontra? Il crocifisso, la croce. Nelle chiese, nelle case dei cristiani, anche portato sul proprio corpo. L’importante è che il segno sia coerente con il Vangelo: la croce non può che esprimere amore, servizio, dono di sé senza riserve: solo così essa è veramente l’“albero della vita”, della vita sovrabbondante. Anche oggi tante persone, spesso senza dirlo, in modo implicito, vorrebbero “vedere Gesù”, incontrarlo, conoscerlo. Da qui si comprende la grande responsabilità di noi cristiani e delle nostre comunità. Anche noi dobbiamo rispondere con la testimonianza di una vita che si dona nel servizio, di una vita che prenda su di sé lo stile di Dio – vicinanza, compassione e tenerezza – e si dona nel servizio. Si tratta di seminare semi di amore non con parole che volano via, ma con esempi concreti, semplici e coraggiosi, non con condanne teoriche, ma con gesti di amore. Allora il Signore, con la sua grazia, ci fa portare frutto, anche quando il terreno è arido a causa di incomprensioni, difficoltà o persecuzioni, o pretese di legalismi o moralismi clericali. Questo è terreno arido. Proprio allora, nella prova e nella solitudine, mentre il seme muore, è il momento in cui la vita germoglia, per produrre frutti maturi a suo tempo. è in questo intreccio di morte e di vita che possiamo sperimentare la gioia e la vera fecondità dell’amore, che sempre, ripeto, si dà nello stile di Dio: vicinanza, compassione, tenerezza”. (cfr. Papa Francesco, Angelus 21 marzo 2021)

Volgi lo sguardo alla Croce e li recupera la tua energia per amare per lavorare per impegnarti per essere un autentico cristiano.

@unavoce – foto: XII Stazione Via Crucis di Serena Amendola – Parrocchia dei Militari “Madonna di Loreto” – 15° Stormo

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