San Benedetto Patrono d’Europa
“ …recentemente elogiato in una ricerca pubblicata sulla rivista Politico.eu In un saggio Elizabeth Braw ha definito le Forze armate italiane “Europe’s military maestros” – “Maestri militari d’Europa”, evidenziandone la capacità di muoversi nello scacchiere internazionale e il fondamentale ruolo svolto in tale contesto…”. (Cfr.Difesa.it)
Con questa espressione molto plastica, dell’impegno delle nostre Forze Armate, vorrei, oggi, aprire la pagina, ricordando il Patrono dell’Europa: San Benedetto. Lui, Padre e Pastore della nostra terra, possa essere la nostra guida a conservare e custodire l’Europa con i suoi valori e le sue tradizioni, e tornare ad essere un riferimento per il mondo, di civiltà, cultura, arte e bellezza che ci riportano a quella pace, primo dono di Dio all’umanità e che, con così tanta fatica, dobbiamo difendere e proteggere.
“ … Paolo VI, proclamando nel 24 ottobre 1964 san Benedetto Patrono d’Europa, intese riconoscere l’ opera meravigliosa svolta dal Santo mediante la Regola per la formazione della civiltà e della cultura europea. Oggi l’ Europa – uscita appena da un secolo profondamente ferito da due guerre mondiali e dopo il crollo delle grandi ideologie rivelatesi come tragiche utopie – è alla ricerca della propria identità. Per creare un’ unità nuova e duratura, sono certo importanti gli strumenti politici, economici e giuridici, ma occorre anche suscitare un rinnovamento etico e spirituale che attinga alle radici cristiane del Continente, altrimenti non si può ricostruire l’ Europa. Senza questa linfa vitale, l’ uomo resta esposto al pericolo di soccombere all’ antica tentazione di volersi redimere da sé – utopia che, in modi diversi, nell’ Europa del Novecento ha causato, come ha rilevato il Papa Giovanni Paolo II, “un regresso senza precedenti nella tormentata storia dell’ umanità” (Insegnamenti, XIII/1, 1990, p. 58). Cercando il vero progresso, ascoltiamo anche oggi la Regola di san Benedetto come una luce per il nostro cammino. Il grande monaco rimane un vero maestro alla cui scuola possiamo imparare l’ arte di vivere l’ umanesimo vero”. (Cfr. famigliacristiana)
“… Qual è la nostra responsabilità in un tempo in cui il volto dell’Europa è sempre più connotato da una pluralità di culture e di religioni, mentre per molti il cristianesimo è percepito come un elemento del passato, lontano ed estraneo?” E ha continuato ricordando la figura di san Benedetto, fondatore dell’Europa: “Nel tramonto della civiltà antica, mentre le glorie di Roma divenivano quelle rovine che ancora oggi possiamo ammirare in città; mentre nuovi popoli premevano sui confini dell’antico Impero, un giovane fece riecheggiare la voce del Salmista: «Chi è l’uomo che vuole la vita e desidera vedere giorni felici?». Nel proporre questo interrogativo nel Prologo della Regola, san Benedetto pose all’attenzione dei suoi contemporanei e nostra una concezione dell’uomo radicalmente diversa da quella che aveva contraddistinto la classicità greco-romana, e ancor più di quella violenta che aveva caratterizzato le invasioni barbariche. L’uomo non è più semplicemente un civis, un cittadino dotato di privilegi da consumarsi nell’ozio; non è più un miles, combattivo servitore del potere di turno; soprattutto non è più un servus, merce di scambio priva di libertà destinata unicamente al lavoro e alla fatica”…”. (Cfr. Papa Francesco, Avvenire)
Dopo questa premessa, vorrei, oggi, celebrare San Benedetto e ricordare i nostri militari con un riferimento alla Regola che il Santo ha scritto per i monaci. Al Capitolo secondo si parola dell’Abate, le caratteristiche che deve avere per guidare i monaci. Le parole della Regola, del santo padre Benedetto, sono molto vicine anche a chi tra noi è chiamato a comandare, a dirigere a correggere… così alla luce di questa regola, che vi invito a leggere, possiamo trovare quegli spunti per svolgere meglio il servizio alle comunità a cui siamo chiamati, a dirigere o servire.
“ … Dunque, quando uno assume il titolo di Abate deve imporsi ai propri discepoli con un duplice insegnamento, mostrando con i fatti più che con le parole tutto quello che è buono e santo: in altri termini, insegni oralmente i comandamenti del Signore ai discepoli più sensibili e recettivi, ma li presenti esemplificati nelle sue azioni ai più tardi e grossolani… Quindi l’abate ami tutti allo stesso modo, seguendo per ciascuno una medesima regola di condotta basata sui rispettivi meriti. Per quanto riguarda poi la direzione dei monaci, bisogna che tenga presente la norma dell’apostolo: “Correggi, esorta, rimprovera…”. (Cfr. Regola Cap. II)
Foto di Copertina: San Benedetto