Raccontare positivo

 

Cari Amici,

come sapete o avete visto, in questo mio sito, c’è una pagina chiamata “Pensare Positivo” che ha lo scopo e l’impegno di leggere con lo sguardo alto la vita ve le cose della vita affinché possano i fatti e le situazioni educarci ad essere persone migliori.

Ora, in questi giorni, ho letto, sul sito della Santa Sede, a cui ti rimando, di un missionario in Mongolia, mi ha incuriosito leggere di un confratello in quelle terre lontane, che a noi occidentali, distratti e preoccupati solo di … ma chissà di cosa poi …  quasi fatichiamo a mettere anche solo con la mente il dito sulla cartina geografica e così, anche per me ,sacerdote non più giovanissimo, il leggere di questo uomo, che da 17 anni si trova in quelle terre, mi ha fatto fermare e pensare a quanti sacerdoti, religiosi, religiose e laici, ci sono in giro nel mondo ad annunciare il vangelo e indispensabilmente, sul significato di come è l’annuncio. Le parole di Padre Giorgio, si Padre Giorgio Marengo, Missionario della Consolata, che da pochi giorni è stato consacrato Vescovo, ma, Padre, rimane per lui e per la sua gente, ha scritto in un articolo apparso sul sito la 27esima ora, una rubrica del Corriere della Sera: Amori Moderni e l’articolo di Padre Giorgio intitolato : ”Un tè salato nella ger, la mia avventura (d’amore) in Mongolia”, che vi invito a leggere, perché, almeno a me, ha fatto riflettere, ma penso, possa essere utile ad ogni cristiano che vuole seriamente, non solo vivere per se stesso, ma testimoniare il grade Amore che Dio ha verso l’umanità.

Le due citazioni, che vi riposto in calce, sono il motivo per cui pubblico, su questo semplice sito, dedicato alla comunità cristiana tra i militari, queste parole: “Vendere il «prodotto-Vangelo»”, si, ogni giorno, con la nostra vita, non solo noi sacerdoti, ma ogni cristiano è chiamato a testimoniare il Vangelo. Le parole di Padre Giorgio, illuminano forse le nostre chiusure, o le nostre smanie di “libertà”, di religione, di pensiero, di politica, di … chissà di cosa poi, forse e permettetemi che lo dica qui, solo libertà di fare quello che si vuole, dimentichi di doveri e obblighi, nel vivere in collettività, in una società, dove, alla base ci dovrebbe essere il rispetto e l’accoglienza, dunque dicevo, liberi, quindi lo si è realmente, non quando faccio quello che voglio, ma quando lo si fa per amore, questo ti rende profondamente libero.

E proprio, in questa ottica che il militare, come il prete, o il medico, … ma qualsiasi professione è dignitosa, utile, profonda, se c’è passione, il fornaio, il fabbro, l’agricoltore … il problema si pone quando sfruttiamo gli altri o approfittiamo degli altri, per questo o quell’interesse, dipingendoli, poi, a beneficio della collettività, ecco questo è l’errore delle nostre società e quelle occidentali, vecchie di secoli e millenni, lo sanno bene, ma, dinamica questa, ti tutto il pianeta, che dimenticando che nessuno è eterno, vive e a chi, grida più forte, pensando, così, di avere ragione o il diritto di fare questo o quello, pensiamo alla storia dell’umanità, nessuno escluso, ovviamente. Ecco, dicevo, con questa lettura delle cose, voglio pensare al militare come missionario di pace, attraverso un servizio, vissuto con amore e passione, sino al sacrificio della vita e talvolta, non in senso figurato.

Ora, con questa lunga premessa, che vi prego di leggere con gli occhi e la mente illuminata dalla vostra intelligente, dalla pazienza di una riflessione, possa, in qualche modo, metterci in cammino positivamente a vivere la nostra vita e le nostre singole vocazioni, con determinazione, passione, amore e anche e non di conseguenza, ma come fondamento, le vostre vite personali, famigliari, amichevoli, di relazione … con maggior riflessione, sapendo fermarci davanti a una notizia e riflettere, davanti alla natura e contemplarla, davanti all’umanità e amarla e servirla, con i piccoli gesti di ogni giorno.

Non ci è chiesto di rinunciare a qualche nostra comodità o privilegio, perché questo è il problema, ma, almeno, di sapersi accorgere e non puntare il dito, pensando di essere noi i bravi della storia, perché rischiamo di essere i “bravi” dai ricordi manzoniani.

Penso, alla mia gente con le stellette, penso, a quei militari, che, pur facendo il loro dovere, con dignità e impegno, forse, dalle nostre società, vengono giudicati male, perché? Perché “con amore”, vivono il loro servizio, offrono la loro presenza in quelle terre, dove questi valori, non solo mancano, ma sono soppressi con violenza. Quindi, quando li vediamo a “fare pozzi e scuole, si”, a difendere una vecchietta che va al cimitero a far vista a qualche suo caro, uccio nella guerra, appena finita e con il pericolo che sia bersaglio ancora di odio, allora no, allora il militare è un guerrafondaio, invito, i ben pensanti, anche e soprattutto, cattolici, religiosi e laici, a riflettere su cosa si dice, perché le teorie rimangono tali, se non c’è il cuore e solo dopo l’azione ha senso, non dico giustifica, ma da senso a una presenza. Quindi, i pacifisti o tali presunti pensatori della pace, forse, con un po’ di coraggio in più e di parole in meno, potrebbero seguire l’esempio, di andare, ai confini del mondo e accorgersi, solo accorgersi, che il mondo non è lui, ma è Dio, negli altri. 

“ … Un «mestiere», quello del missionario, che in Occidente pare non goda più di grande simpatia; fare pozzi e scuole sì, ma parlare di Gesù fa torcere il naso a molti. Alcuni forse lo ritengono un indebito atto di proselitismo religioso di cui i cristiani si sarebbero resi colpevoli nel passato, ma che oggi non ci dovrebbe più essere. E invece non è così; e a ben conoscere la storia non lo è stato nemmeno nel passato…”.

“… È questione di amore. O almeno noi la viviamo così. Non siamo qui per convincere qualcuno di una dottrina, per «vendere» a tutti i costi il «prodotto-Vangelo», come se si trattasse di roba da pubblicità per avere più adepti; non abbiamo neanche formule magiche (e mezzi politico-economici) per risolvere tutti i problemi del sottosviluppo o del disagio sociale che incontriamo; ma mettiamo in atto segni di cura, di attenzione ai più deboli, con l’aiuto di chi ci sostiene. Non ci sono multinazionali o governi che finanzino i nostri progetti, ma gente comune che crede ancora in tutto questo e ci mette del suo, dicendoci: «Trasformate questa offerta in un’opera di bene». Quell’opera di bene è la scuola materna informale ospitata in una ger; il dopo-scuola attivo dal lunedì al venerdì in un’altra grande ger; il progetto di taglio e cucito per le donne del quartiere; le docce pubbliche a disposizione di chi non ha l’acqua in casa; il gruppo di Alcolisti Anonimi che cerca di uscire dalla dipendenza; lo sportello sempre aperto per soccorrere chi fa fatica a scaldare la sua ger o a comprare libri di scuola e medicine per i propri bambini. Lo facciamo per «avere la gente dalla nostra parte»? Qualcuno forse la penserà così; in realtà noi lo facciamo per amore di Dio, quel Dio che ha scelto di farsi uomo in Gesù Cristo e così si è nascosto in ogni persona che incontriamo, soprattutto chi è più in difficoltà. Siamo noi per primi ad aver bisogno di restare saldamente uniti a Lui. Cerchiamo di tener viva la relazione con Lui soprattutto nella preghiera, nell’ascolto della Sua parola, nel silenzio che si fa supplica e lode. Missione e contemplazione vanno insieme, non sono due alternative, ma due aspetti della stessa vita cristiana…”(Cfr. 27esimaOra

Carissimi e vi chiamo così, non tanto per, ma perché cari al mio cuore di sacerdote, sia chi conosco personalmente, sia chi ci segue, con attenzione su queste pagine, dicevo, carissimi, l’intento è quello di aiutarci a non perdere nessuno e nulla di quello che la provvidenza ci offre e accorgendosi di tutto e di tutti, per aprire il cuore e lasciarci abitare da Dio e Lui, trasformerà il mondo. Il Si di Maria all’Angelo, che le annunciava il progetto di Dio, ci ha salvati, noi siamo disposti a lasciarci usare da Dio?

Amare con il cuore e non solo con le parole, amare con i piccoli gesti, ci farà annunciatori di Dio e innamorati di Lui, attraverso le scelte della nostra vita.

Possa il Signore, concederci queste grazie, di libertà e democrazia, di pluralismo e laicità, con un cuore intelligente.

@unavoce

 

Foto di Copertina: da “In un libro fotografico le missioni di pace Onu dei militari italiani” in un articolo apparso su La Stampa)