Dio nella vita del mondo

  

Ma, in una dura giornata di guerra, io credo fermamente di averti intravisto o Signore. Era un ferito grave e già presso a morire. Quando gli tolsero adagio, devotamente, la giubba lacera e sporca apparve la veste atroce e gioconda del sangue che, come un velo liquido e vivo, gli fasciava e rendeva brillanti le membra vigorose e straziate. Senza parlare mi guardò. I suoi occhi erano colmi di dolore e di pietà, di volontà decisa e di dolcezza infantile. Al fondo vi tremava, attenuandosi, la luce di visioni beate e lontane. Come di bimbo che si addormenta poco a poco. Non altrimenti dovette guardare Gesù dall’altro della croce.  (Beato Don Carlo Gnocchi)

 

Vorrei proporvi una lettura di Luciano Floridi, filosofo italiano naturalizzato britannico, professore ordinario di filosofia ed etica dell’informazione presso l’Oxford, appara su L’Osservatore Romano, quotidiano della Santa Sede, alla quale vi rimando. Ho scelto di condividere con voi questo testo perché credo che possa tornare utile sia a chi crede, sia a chi è scettico, lontano o non credente. Margherita Hack, astrofisica, sosteneva che Dio era una invenzione dell’uomo per rispondere a quello che la scienza non era in grado ancora o non poteva spiegare. La lettera di Floridi, è una testimonianza di fede fatta da uno dei luminari della scienza, laico e che può illuminare la nostra mente. Dio lascia all’uomo il compito di fare e di inventare, ci ha chiesto di credere in Lui, di fidarci di Lui senza nessun tipo di dimostrazione. Quindi ben venga che la scienza trovi risposte, questo non cambia l’esistenza di quello in cui noi cristiani e molte altre religioni chiamando Dio, con nomi diversi, ma Dio, l’assoluto, il trascendente.

Ora, vi chiederete, cosa centra la citazione iniziale di don Carlo, Cappellano Militare degli Alpini nella seconda guerra mondiale, credo che l’esperienza che lui ha fatto e che ci racconta ci parla di fede. Sacerdote e miliare ci dice che negli occhi dei soldati ha visto Dio e questo apre ad ognuno di noi la capacità di credere o non credere, ma sicuramente di comprendere che Dio è la dove il cuore si apre al bene, all’amore, all’impegno, all’attenzione, agli altri … allo studio, alla ricerca e che non teme dimostrazioni, ma desidera che l’umanità sappia amare.

“Passiamo la vita adulta a schivare le domande più difficili, quelle che nascono come curiosità da bambini, e ci assalgono come dubbi quando siamo anziani. Tra queste risalta la domanda sull’esistenza di Dio. È la più importante non solo a causa dell’argomento, ma anche perché la risposta è la prima tessera del domino rappresentato dalla nostra vita. A seconda di come cade la “tessera di Dio” seguono ricadute diverse su scelte e speranze, certezze e paure, gioie e dolori, significati e comportamenti. Tutto ciò è vero anche per gli inconsapevoli. Ogni vita umana si può interpretare come una risposta nei fatti alla domanda su Dio (una testimonianza, si direbbe in termini meno laici). Gli atei danno una risposta negativa, anche se solo implicita. Alcuni di loro, quelli militanti, hanno tanta fede nell’inesistenza di Dio quanta i credenti ne hanno nella sua esistenza. Per loro l’impossibilità di Dio è una religione dell’assenza, alla quale, incoerentemente, non applicano le stesse obiezioni che muovono contro una religione della presenza. Ci sono poi atei anche tra i praticanti, i religiosi, gli ottemperanti, che non negano Dio a parole ma si comportano di fatto come se Dio non esistesse. Sono i farisei che “dicono e non fanno” (Matteo 23, 3). Agli atei si antepongono i teisti. Non si tratta solo di coloro che credono nell’esistenza di Dio, perché anche in questo caso conta la prassi: molte persone che affermano di essere non credenti poi di fatto si comportano come se Dio esistesse. Le chiamiamo spirituali, coscienziose, buone, pie. Infine, ci sono gli agnostici. Siamo un grande popolo di incerti, spesso ignorati dal dibattito tra atei e teisti…

Per chi dubita dell’esistenza di Dio sul serio, come chi dubita di aver vinto o meno alla lotteria, la fede si scontra con la ragione e con i fatti, ma la speranza resta un’opzione ragionevole. È irragionevole credere di aver vinto alla lotteria, ma è ragionevole sperarlo. Per l’agnostico credere nell’esistenza o nell’inesistenza di Dio è impossibile, ma sperare che Dio esista e quindi comportarsi di conseguenza resta un’opzione del tutto plausibile, anzi diventa una virtù della ragione conoscitrice (epistemica, diremmo noi filosofi). Perché se la scelta è tra sperare che Dio esista e sperare che Dio non esista, la risposta è semplice. Il Salmo 14, dal quale parte la prova ontologica per l’esistenza di Dio, dice che: «Lo stolto ha detto nel suo cuore “non c’è Dio”». Tradotto in una teologia della speranza si può allora dire che solo lo stolto spera che Dio non esista, che il bene sia transeunte, e che il male sia perenne. Perciò all’agnostico scomodo, che non riesce a scommettere ragionevolmente come Pascal sulla fede, rimane la virtù epistemica di investire nella speranza, restando incerto senza essere stolto”. (Cfr. L’Osservatore Romano,  Agnosticismo scomodo e la sua speranza, di Luciano Floridi)

Ora, caro amico, giusto per chiarire prima di salutarti, una sottolineatura terminologica che ti aiuterà nella lettura.

La parola ateismo deriva dal greco ἄθεος, àtheos, composto da α- privativo, senza, e θεός, dio, letteralmente senza dio; invece la agnostico deriva dal greco α- privativo, senza, e γνῶσις sapere, letteralmente senza sapere. Spesso le due parole vengono confuse tra loro ed usate come sinonimi, in modo errato visto che significano due cose totalmente diverse. La differenza sta nel fatto che, mentre l’agnostico afferma semplicemente l’impossibilità di conoscere la verità sull’esistenza di dio o di altre forze soprannaturali, l’ateo invece non crede nell’esistenza di alcun dio o qualsiasi altro tipo di entità o forza superiore. L’ateo è sicuro che non esista nessun dio, mentre l’agnostico – non avendo la certezza sull’esistenza o no di dio – sospende il giudizio, in attesa di avere prove a sostegno o a confutazione dell’esistenza di dio. Esiste anche una terza posizione concettuale chiamata “ignosticismo” in cui la questione dell’esistenza di Dio non ha senso, poiché non ha conseguenze verificabili o controllabili dall’uomo.

@unavoce

 

Foto di Copertina: Il Pensatore, di François-Auguste-René Rodin (Parigi, 12 novembre 1840 – Meudon, 17 novembre 1917)