Abbi a cuore il Signore.

 

Consapevoli di essere stati scelti fra gli uomini e costituiti in loro favore per attendere alle cose di Dio, esercitate in letizia e carità sincera l’opera sacerdotale di Cristo, unicamente intenti a piacere a Dio e non a voi stessi. (Cfr. Omelia, papa Francesco, 2015)

 

Talvolta, noi preti rischiamo, presi da mille occupazioni di dimenticare la base della nostra vocazione, quella di essere chiamati per servire il popolo, prima di tutto, con la preghiera, con il sacro per sacralizzare la vita del popolo e poi far scaturire da questo le azioni, le attività, le opere. L’una è correlata all’altra. Non si può servire senza pregare e non si può pregare facendo mancare il servizio.

Oggi mi voglio soffermare con voi, non tanto per esibire doti che non ho o evidenziare sacrifici e lodare l’attività, ma raccontare la mia giornata con la speranza di aiutare a creare, in ognuno di noi, preti o religiosi, laici sposati, militare o con qualsiasi professione a vivere la propria Fede con autenticità. Non possiamo essere cristiani senza la preghiera. Più volte in questi ultimi tempi il Papa c’è l’ha ricordato nelle sue Catechesi del mercoledì.

“Essere contemplativi non dipende dagli occhi, ma dal cuore. E qui entra in gioco la preghiera, come atto di fede e d’amore, come “respiro” della nostra relazione con Dio. La preghiera purifica il cuore e, con esso, rischiara anche lo sguardo, permettendo di cogliere la realtà da un altro punto di vista. Il Catechismo descrive questa trasformazione del cuore da parte della preghiera citando una famosa testimonianza del Santo Curato d’Ars: «La contemplazione è sguardo di fede fissato su Gesù. “Io lo guardo ed egli mi guarda”, diceva al suo santo curato il contadino di Ars in preghiera davanti al Tabernacolo. […] La luce dello sguardo di Gesù illumina gli occhi del nostro cuore; ci insegna a vedere tutto nella luce della sua verità e della sua compassione per tutti gli uomini» (Catechismo della Chiesa Cattolica, 2715). Tutto nasce da lì: da un cuore che si sente guardato con amore. Allora la realtà viene contemplata con occhi diversi. “Io guardo Lui, e Lui guarda me!”. È così: nella contemplazione amorosa, tipica della preghiera più intima, non servono tante parole: basta uno sguardo, basta essere convinti che la nostra vita è circondata da un amore grande e fedele da cui nulla ci potrà mai separare”. (Cfr. Papa Francesco, Catechesi 5.5.21)

Una realtà, la preghiera, non solo di chi consacra la vita a Dio, ma per ogni uomo di buona volontà. La preghiera è la risposta a Dio e ogni religione ha questa dimensione di dialogo con la divinità. L’amicizia a Dio si vive con e attraverso la preghiera.

Talvolta rischiamo di scusarci perché non abbiamo tempo, oppure, nei più giovani non vederne l’utilità e nel mettere in discussione la Chiesa e gli uomini della Chiesa, come non autentici e quindi allontanarsi. Una responsabilità alla quale non possiamo non fermarci a riflettere per chi tra noi è sacerdote, ma che va supportata da tutta la comunità anche con la preghiera per i propri sacerdoti. Sicuramente abbiamo delle carenze, chi più chi meno, ma la Fede va al di là di questo e se il Padre Celeste perdona il peccato e offre l’opportunità di rialzarci, di aspettarci e aprire le braccia nel momento che torniamo con umiltà a Lui, questo non toglie che ci sia giustizia e attenzione, impegno e responsabilità, dovere e determinazione e l’impegno ovviamente di rinnovarci e cambiare direzione, tornando unicamente al Vangelo e al servizio onesto alla Chiesa.

Con questi pensieri vi raggiungo, pertanto, invitandovi a fare di ogni giorno il giorno perfetto, a curare i dettagli delle vostre giornate da quando vi alzate alle varie attività. Semplici gesti vissuti con responsabilità, con capacità d’incontro e confronto, di dialogo o di insegnamento, curando i gesti e i modi, si fa la differenza. La povertà non è la trascuratezza, la povertà non è non avere, ma usare con intelligenza, condividere, dialogare, prestare la mano e la vita a Dio che attraverso di noi conduce la storia. Mettiamo Cristo al centro della nostra Vita, qualsiaisi vocazione abbiamo. 

“I sarà molto utile, per la preghiera, fissare lungo il giorno il tempo per il Signore e poi mantenerti fedele a quanto hai disposto. Infatti spesso porta più frutto lo stare con il Signore senza far null’altro che offrirgli un poco di compagnia, proprio come si farebbe con un amico … non si piò dimenticare che l’orazione può essere molto gravoso. Il peso può venire dal giungervi stanchi o dall’aver il cuore denso di pensieri. Ma può venire anche da Dio che vuole mettere alla prova il suo servo fedele e fargli sentire in qual modo che l’orazione è prima di tutto un dono suo. Nella vita spirituale si vivono talvolta con ansia i propositi e gli impegni. Da una parte c’è il dovere e dall’altra il timore di deludere quanti si aspettano da noi la virtù. La felicità dell’uomo dipende da ciò che il suo cuore desidera. Chi desidera ciò che non ha è sempre affannato e triste, chi poi desidera l’impossibile sarà irrimediabilmente melanconico e amaro. Al contrario, chi sa contentarsi di ciò che ha e non desidera cose superiori alle sue forze (cfr. Sir 3,21) starà sempre in pace”. (Cfr. da, Abbia a cuore il Signore, pp.299, 300 e 314 ed. San Paolo)

Così le mie giornate e il mio impegno, affinchè possa sempre rinnovare ogni giorno la chiamata di Dio ad essere Suo Sacerdote per e con la Chiesa.

La nostra realtà presbiterale come Cappellani Militari è suddivisa in Zone Pastorali che coincidono con le Regioni, ovviamente, uno strumento organizzativo avendo la nostra Chiesa (Diocesi) sparsa in tutta Italia e all’estero, pertanto la comunione sacerdotale è vissuta in modo diverso da quelle diocesane terriroriali, ma non toglie, però, questo aspetto, abnzi è arricchente, perchè possiamo partecipare agli incontri delle Diocesi locali e a quelli mensili delle nostre Zone Pastorali.  Ognuno di noi, poi, ha un suo ritmo di vita, sulla base della sua formazione e delle sue caratteristiche perosnali. Organizzarele attività pastorali a cui deve attendere e la propria vita spirituale. Preghiera, studio, e lavoro sono alla base di ogni servizio per il Popolo Santo di Dio. Per quanto mi riguarda mi faccio aiutare, nella preghiera, unendomi attraverso i media con la Radio Vaticana: lodi, meditazione, e poi la mia Celebrazione Eucaristica, nella Chiesa del mio Reparto, per poi dedicarmi alle varie attività Pastorali, intercalandole con la preghiera durante il giorno: Rosario, lettura e studio, Liturgia dei Vespri, Adorazione Eucaristica, Visita al santissimo Sacramento, … attraverso uno stile semplice, ritirato e umile sempre e comunque a disposizione della comunità che mi è stata affidata.  Confessione personale, direzione spirituale, confronto con altri sacerdoti e anche con i membri della comunità per coltivare il cammino con e verso il Signore.

Lo stile, che può sembrare un elemento secondario della vita, credo, invece, che dia il senso al popolo della nostra presenza e anoi il rispetto della scelta fatta, unendo anche se con errori e limiti la capacità di esserci con loro e per loro e di stare con Dio. Offrire l’opportunità di dialogo e di confronto, là dove dubbi e problematiche attanagliano la vita, è la prima catechesi, è il primo Annuncio, come Gesà sulla strada di Emmaus.

Ore 6.00 Lodi e Meditazione

Ore 8.30 S. Messa

Impegni pastorali

Ore 12.00 Angelus o Regina Colei e Rosario

Studio e lettura / Impegni Pastorali

Ore 16.00 Adorazione e Vespri

Attività varie

Ore 20.30 Compieta

 

@unavoce