Decor Carmeli

 

Nella festa della Madonna del Carmelo, vorrei portarvi con mano attraverso il ricordo, in Libano, dove i nostri Militari Italiani, hanno costruito e dedicato una Chiesa, presso la Base alla Madonna del Carmelo e a San Giovanni XXIII.

Pertanto, oggi, per celebrare questa festa, vi propongo l’Omelia che il nostro Arcivescovo, l’Ordinario Militare per l’Italia, Mons. Santo Marcianò, pronunciò nel giorno della Dedicazione. Le sue parole, che qui riporto in parte e alle quali ti rimando per la lettura integrale, ci offrono uno spunto di meditazione e di preghiera per la nostra Chiesa, per la nostra vita spirituale, per i nostri militari.

“… questa Chiesa viene dedicata a Maria, Decor Carmeli. A immagine della Chiesa, Maria è casa di Dio. Oggi il Vangelo la mostra «incinta», letteralmente con un bambino «nel suo grembo» (in greco, en gastrì échousa). Ella è casa che ha portato e porta nel grembo Gesù, nel cui nome è la salvezza. Gli esegeti spiegano che il nome «Gesù» (YESHUA- Dio salva) è in parte contenuto nell’anagramma misterioso che l’Antico Testamento riserva al nome impronunciabile di Dio (YHWH). Gesù salva non con una potenza che lascia l’uomo passivo, ma con il perdono dei peccati: ricostruendo la relazione con Dio che guarisce tutte le relazioni umane – familiari, fraterne, sociali, istituzionali – e, così, suscita pace, dona vita. Nel grembo di Maria, Gesù è concepito «per opera dello Spirito Santo» il quale, nella Bibbia, è «fonte della vita», fin dalla creazione. Sì. La vita è il risultato dell’intervento diretto di Dio! Il «sì» di Maria permette una nuova creazione, perché Gesù rinnova l’uomo, lo “ricrea” e semina nel suo cuore la riscoperta del valore intangibile della vita e della dignità umana, fondamento della pace che voi militari difendete con impegno, fino a offrire la vostra stessa vita. E il soffio di questa nuova creazione è oggi implorato in modo drammatico anche dal creato, casa comune degli uomini, del quale voi vi prendete cura, proteggendolo da distruzioni e manipolazioni indiscriminate, spesso all’origine di calamità naturali, desertificazioni e cambiamenti climatici, che tendono a spegnere la bellezza del giardino di Dio. Nella Bibbia, invece, il Libano è terra lussureggiante, sinonimo di bellezza e fecondità, come il Monte Carmelo. Guardando a questo Monte, che si erge non lontano da qui, guardiamo verso l’Alto, verso l’Infinito, di cui il cuore umano ha una sete inestinguibile, racchiusa nell’anelito trascendente che anima la sua dimensione religiosa, elemento fondante la libertà degli uomini e dei popoli, sui quali Maria veglia materna, pure dal monte dove la contempliamo Regina del Libano.   Anche Giuseppe, del quale celebriamo oggi la festa – che, peraltro, ricorda l’anniversario di ordinazione episcopale di Roncalli -, contempla Maria. Giuseppe ci viene presentato come custode del Figlio di Dio; la sua discendenza da Davide evidenzia la dimensione messianica di Gesù e l’appartenenza al suo popolo. Giuseppe è chiamato a «prendere» – il verbo greco paralambàno è molto concreto – Maria con sé, nella sua casa; così, egli potrà «dare il nome» a Gesù, ciò che è compito del padre, e innestarlo nel suo popolo. E Giuseppe fa questo perché – dice il Vangelo – è «giusto»; è «giusto» in quanto osserva la legge, prendendo persino in considerazione la possibilità di ripudiare in segreto la sua fidanzata, ma proprio il suo essere «giusto» lo identifica come uomo che compie la volontà di Dio. Si tratta di quella giustizia che lo stesso Vangelo di Matteo definisce «superiore» (cfr. Mt 5,20). «Si tratta – scrive Benedetto XVI – di interpretare ed applicare la legge in modo giusto. Egli lo fa con amore […] vive la legge come vangelo, cerca la via dell’unità tra diritto e amore». …

Carissimi fratelli e sorelle, cercare l’unità tra diritto e amore! Voglio riassumere in queste poche parole il segreto della pace che in questa Missione Internazionale, e in questa terra Santa e meravigliosa, anima il vostro impegno di militari, diventando messaggio per altri. Una unità sempre possibile e sempre più necessaria, nel nostro mondo che spesso si rifugia in un legalismo escludente e senza carità o in un pacifismo irreale e lontano dai bisogni dei più fragili. Una unità che questa Chiesa ci ricorderà sempre, con il suo essere, direbbe S. Agostino, fatta di legni e di pietre tenuti insieme proprio dalla comunione; con il suo voler essere casa per voi, militari cristiani, ma anche per i tanti uomini, donne e bambini che il vostro servizio incrocia e difende, per i fratelli di altre culture e religioni che la vostra presenza abbraccia. Questo abbraccio di pace Papa Giovanni ha saputo imparare sempre, dalla vita militare come pure dalla significativa esperienza in Oriente e in Libano, e lo ha poi rivolto al mondo. Auguro di cuore, a voi militari e a tutti noi, di contagiare con un tale abbraccio la terra splendida che ci ospita, le realtà personali o istituzionali nelle quali la nostra missione ci pone, per essere autentici custodi della pace portata da Gesù Cristo, vivente nel grembo della Chiesa e nel grembo di Maria. A Lei, Luce del Libano e Decor Carmeli, assieme ai santi libanesi, in particolare a San Charbel, affidiamo con fiducia di figli le sorti dell’umanità, afflitta ancora da odi e da guerre ma sempre assetata di giustizia, di amore, di Infinito, perché trasformi il mondo in «casa», nella quale ritrovarsi fratelli per cantare la lode del Signore. E così sia!”.  (Cfr. Shama 18 marzo 2019 – Dedicazione della Chiesa “Maria Decor Carmeli e San Giovanni XXIII papa”, Omelia di Mons. S. Marcianò)

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