La FOTO, il motivo della scelta:

Kosovo, Militari Italiani supporto e sostegno alle comunità locali

Mai come uno scatto come questo ci fa comprendere il vero valore del servizio dei nostri militari. Un servizio a portare e difendere la pace e nel farlo offrire una mano per rialzarsi, offrendo una rinnovata speranza. 

FOTO da: (Cfr. ilgirnaledisalerno)

Militari, uomini della Risurrezione

 

“PENSIERI CON LE STELLETTE”

sul Vangelo della Domenica

  

XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Mc 9,30-37

«Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti». E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

 

“«Il Figlio dell’uomo sta per essere dato nelle mani degli uomini ed essi l’uccideranno; ma tre giorni dopo essere stato ucciso, risusciterà». Ma essi non capivano le sue parole e temevano d’interrogarlo”. Arriva un momento in cui Gesù è completamente esplicito con i suoi discepoli. Non nasconde loro che cosa gli accadrà. Gli racconta tutta la sua vicenda. Ma davanti alla possibilità del dolore e della morte non riescono a capire più nulla. La frase per loro si blocca su quest’ultima, e il verbo resuscitare nemmeno scalfisce la confusione e la paura che provano. È un po’ così anche per noi. Ci è facile credere che Gesù sia finito in croce, ma la cosa più interessante è che Dio lo ha risuscitato. È la resurrezione la cosa più interessante della storia, ma sembra che noi siamo solo cristiani del venerdì santo. Lo scombussolamento che certe volte ci riserva la vita con le cose che ci accadono, fa eclissare la cosa più interessante di tutte, e cioè che l’ultima parola non è la morte ma la vita. È forse qui la radice più profonda dei nostri arrivismi, che altro non sono che uno dei tanti modi per esorcizzare l’angoscia della morte. “«Se qualcuno vuol essere il primo, sarà l’ultimo di tutti e il servitore di tutti». E preso un bambino, lo mise in mezzo a loro; poi lo prese in braccio e disse loro: «Chiunque riceve uno di questi bambini nel nome mio, riceve me; e chiunque riceve me, non riceve me, ma colui che mi ha mandato»”. È la modalità “bambino” l’unica modalità che può salvarci dalle nostre paure e dall’angoscia della morte, perché un bambino si lascia prendere in braccio. È quella la sua forza, sentirsi affidato a Qualcuno, sentire di non essere solo, di non doversi poggiare sulle sue gambe per fare ciò che è chiamato a fare. Sono quelle braccia l’anticipo di ogni resurrezione. Anzi, potremmo dire che la resurrezione è possibile solo se ci si affida completamente a un Padre che non ci evita il salto della morte ma che ci assicura che è l’unico che può prenderci al volo”. (cfr. d.L.M. Epicoco)

La presenza dei nostri militari, non solo in Italia, ma in molte parti del mondo, li porta non solo a svolgere i compiti loro affidati, ma ad interagire con la popolazione e soprattutto in quelle realtà più deboli diventando fonte di speranza, risorsa per andare avanti. Questo non è il Vangelo? Davanti alla sofferenza, abbiamo sentito nel Vangelo, si scandalizzano e direi che tutti vivono questa esperienza, ma la prospettiva della Risurrezione ci offre la speranza nuova, ecco i nostri militari sono questa speranza nuova, questa prospettiva che aiuta e conforta vivendo con la vita il Vangelo e arrivando a chi più bisognoso, pertanto lasciamo da parte belle parole e viviamo il Vangelo ogni giorno senza strutture mentali, ma con quella solo della Risurrezione, quella dell’amore, diventando servitori di tutti.

Buona Domenica

19.9.21XXVTO@unavoce