Guidare, Evangelizzare, Santificare

 

Anche la nostra Chiesa Ordinariato Militare, come le Diocesi territoriali qualche hanno fa ha celebrato il suo Primo Sinodo Ordinario, qui oggi vorrei rileggere alcune parti del capitolo sul cappellano Militare e la sua funzione di Assistenza Spirituale. “Afferma García M. Colombás: «Il padre spirituale era l’uomo che, pieno dello Spirito Santo, comunicava la vita dello Spirito, generava figli secondo lo Spirito…” (cfr. La Civiltà Cattolica

“Il 25 ottobre 1996, sulla tomba di San Francesco d’Assisi ho indetto il primo Sinodo della Chiesa Ordinariato Militare d’Italia e, il 6 maggio 1999, con una solenne Celebrazione Eucaristica l’ho concluso sulla tomba di San Pietro. Ritengo utile ricordare quali siano stati gli interrogativi che hanno accompagnato il nostro cammino sinodale: Si può essere militari e cristiani? L’Ordinariato Militare è una vera Chiesa? Di quale aggiornamento ha bisogno? Il primo degli interrogativi ha attraversato i due millenni della storia cristiana, riemergendo continuamente in formulazioni diverse: in questi ultimi anni, l’obiezione di coscienza e le varie forme di pacifismo non solo l’hanno ripresentata, ma hanno persino messo sotto accusa l’intera realtà militare. Si è dunque, reso necessario esporre chiaramente la sintesi che si è operata nel cuore dei membri della nostra Chiesa tra le esigenze della fede e il servizio militare”. (cfr. Presentazione Sinodo)

In questo contesto e con queste premesse come vi dicevo oggi vorrei soffermarmi con voi per rimandarvi a leggere il capitolo sul Cappellano Militare, conoscere, per capire, capire per servire, servire per seguire il Signore.

 “Quando parliamo del Sacerdozio e ne diamo testimonianza, dobbiamo farlo con grande umiltà, consapevoli che Dio ‘ci ha chiamati con una vocazione santa, non già in base alle nostre opere, ma secondo il suo proposito e la sua grazia’. Contemporaneamente ci rendiamo conto che le parole umane non sono in grado di reggere il peso del mistero che il sacerdozio porta in sé”. Questi sentimenti del Sommo Pontefice Giovanni Paolo II hanno ispirato questo documento del primo Sinodo che la Chiesa Ordinariato Militare ha celebrato per chiarire e verificare in special modo l’identità dei suoi cappellani militari. Sente ora l’urgenza di dover corrispondere fedelmente a quella vocazione e missione particolare che la Chiesa universale le ha affidato attraverso il servizio insostituibile dei suoi sacerdoti….

Servo di Tutti – per Guidare

“Pascete il gregge di Dio chi vi è affidato, sorvegliandolo non per forza ma volentieri, secondo Dio; non per vile interesse, ma di buon animo; non spadroneggiando sulle persone a voi affidate, ma facendovi modello del gregge”. Il cappellano militare si impegni perciò totalmente nella vita evangelica, mostrando con tutto se stesso di incarnare l’immagine del Buon Pastore che pasce e dà la vita per il suo gregge. Sia sempre disponibile ad accogliere chiunque ricorre a lui per qualsiasi necessità, ricordando però di essere chiamato a sostituire la pastorale dell’accoglienza pura e semplice con quella della ricerca intraprendente, andando anche verso quelli che da lui preferiscono stare lontano. Il cappellano militare superi la tentazione della massa e viva con gioia l’incontro con ogni persona, sempre unica e irripetibile: l’importanza di un incontro si pone in rapporto al mistero di ciascuna persona che lo vive, all’intensità della fede delle persone che si incontrano, ai misteriosi disegni della Provvidenza che conosce tempi e momenti. Come Gesù Buon Pastore che conosce e chiama per nome le sue pecore, il cappellano si prepari a servire ricercando le esigenze di chi è stato affidato alle sue cure. Individui coloro che ancora non hanno ricevuto i sacramenti dell’Iniziazione cristiana per proporre loro, dopo un’adeguata preparazione, la possibilità di riceverli. Con profondo rispetto e disponibilità, il cappellano militare sia sempre sollecito anche verso le persone che appartengono ad altre confessioni religiose: a loro favore intervenga presso i Comandi affinché possano osservare le loro pratiche religiose e, per quanto possibile, insieme alle rispettive comunità. Il Servizio di Assistenza Spirituale vuol così essere una doverosa risposta, anche oltre la dimensione propriamente religiosa, alle insopprimibili e crescenti esigenze spirituali di coscienze libere; vuol essere proposta e aiuto per ricercare e realizzare, nell’esperienza religiosa, gli ideali supremi della vita: non ricerca privilegi e concessioni ma è fedele adempimento di quanto, nel rispetto democratico delle libertà personali, è accolto e tutelato dalla vigente normativa in materia. La presenza del cappellano, ponendosi come segno autentico di libertà, di rispetto, di benevolenza e di servizio verso tutti, potenzia la tranquillità e l’armonia dell’ambiente, per cui la stessa convivenza umana raggiunge forme più elevate di decoro e di solidarietà.

per Evangelizzare

“Vorrei gridarvi due parole. Innanzitutto: annunciate la Parola in tutta chiarezza, indifferenti al plauso o al rifiuto! Secondo: annunziate la Parola con tutto l’amore del Buon Pastore che si dà, che cerca, che comprende”. Compito principale del cappellano e ragione della sua presenza tra i militari sia di annunciare il Vangelo. Senta di essere verso tutti debitore del Vangelo, nel senso che a tutti deve comunicare la sua verità e l’annuncio della salvezza nel Signore. Come testimoniato dal diacono S. Efrem Siro, ‘dipinga con le azioni della propria vita le pagine del Vangelo che egli legge’: la sua vita sia quindi, testimonianza e profezia evangelica. Non trascuri l’evangelizzazione per “categorie”: il Vangelo è per tutti, ma ognuno ha bisogno di un particolare annuncio per poterlo attuare nella propria vita. Le reclute, i volontari a ferma prolungata o i militari in servizio permanente, siano aiutati ad attuare il Vangelo secondo le loro peculiari responsabilità. Particolare cura sia garantita a questi ultimi e alle loro famiglie, residenti per lungo tempo nel medesimo luogo. Il cappellano ne curi la catechesi, particolarmente la preparazione dei figli ai sacramenti dell’Iniziazione cristiana o dei giovani al sacramento del Matrimonio. Luogo privilegiato di evangelizzazione e di santificazione siano i pellegrinaggi militari. I cappellani li favoriscano, sapientemente li organizzino e con zelo li animino perché diventino per tutti momento di ricerca, di conversione e di grazia.

per Santificare

Unitamente alla missione di guida e pastore il cappellano militare sia, ad immagine di Cristo Sacerdote, il Mediatore tra Dio e il suo popolo per rendere culto a Dio e compiere l’opera di santificazione. In modo eminente esercita questa mediazione celebrando l’Eucaristia e amministrando i sacramenti. L’Eucaristia è “sorgente e culmine di tutta la vita della Chiesa”; costituisce, il centro della vita spirituale e della pastorale, è la grande gioia ed il conforto della vita di un sacerdote. Questo Sinodo raccomanda perciò vivamente che il cappellano militare celebri ogni giorno l’Eucaristia nella cappella della propria comunità e all’ora pastoralmente più adatta: con questa liturgia il cappellano prega per tutti. Strettamente unito all’Eucaristia è il sacramento della Riconciliazione. E’ necessario ridare al ministero della confessione tutta quell’importanza che gli spetta. A questo ministero del perdono bisogna dare la priorità rispetto ad altre attività: perciò, ogni cappellano sia sempre disponibile per la celebrazione di questo Sacramento della misericordia divina e lui stesso vi acceda con una certa regolarità per favorire in sommo grado la necessaria conversione del cuore. Ricorra possibilmente allo stesso sacerdote, affinché sia resa possibile una direzione spirituale, necessaria in particolar modo ai cappellani militari. Per l’amministrazione del Sacramento il cappellano militare sia sempre e in tutto fedele alla dottrina della Chiesa e si attenga alle norme disciplinari emanate. Sia prudente e discreto nel porre le domande ricordando di essere giudice e medico, ministro della divina giustizia e misericordia. Consideri inoltre che in Dio la misericordia è quasi radice dell’amore divino, è la manifestazione più eccellente del suo stesso amore. Non neghi l’assoluzione quando richiesta dal penitente ben disposto ricordando che è proprio nel confessionale che si manifesta e si attua la misericordia di Dio. La nostra Chiesa abbia in onore i sacramentali, specialmente le benedizioni e le devozioni largamente diffuse. In particolare, si conservi o si introduca la tradizione della benedizione pasquale nei luoghi dove si vive e lavora”. (cfr. Sinodo O.M. – Il cappellano Militare)

Il Cappellano, quindi, come compagno di viaggio, insieme e condividendo tutto di questa vita si fa fratello e  padre, servo e guida, perché ogni persona possa seguire il suo cammino spirituale, possa vivere la sua vocazione, possa sentirsi amato dal Signore e amare e servire gli altri, pertanto il suo ruolo di Assistenza Spirituale, lo fa garante di questi valori e di questo bene prezioso che ogni persona ha e deve avere. 

@unavoce

 

 

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