Le virtù, strada del quotidiano

“All’origine di tutti i nostri guai c’è il comportamento individuale. Se i singoli membri della collettività mancano di valori e integrità morale, nessun sistema legislativo potrà mai dimostrarsi adeguato”.  (Dalai Lama)

In margine al Corso di aggiornamento che stiamo vivendo in questi giorni ad Assisi, con questo articolo, oggi, voglio offrirvi una riflessione sulla Virtù della Fortezza, aprendo con alcuni riferimenti, un articolo e chiudendo con un rimando alla presentazione del primo Sinodo della nostra Chiesa Ordinatiato Militare che nel 1996 abbiamo celebrato partendo proprio da questi luoghi, Assisi, dalla tomba del Serafico Santo.  Credo che a conclusione di queste giornate di studio, di riflessione di vita di chiesa e di inizio del cammino Sinodale, e di celebrazioni, possano esserci utili per vivere da protagonisti il tempo della nostra vita.

Nel Catechismo della Chiesa Cattolica, alla parte terza prima sezione capitolo primo articolo 7 numeri 1803 e 1804 si legge: “«Tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode, tutto questo sia oggetto dei vostri pensieri » (Fil 4,8). La virtù è una disposizione abituale e ferma a fare il bene. Essa consente alla persona, non soltanto di compiere atti buoni, ma di dare il meglio di sé. Con tutte le proprie energie sensibili e spirituali la persona virtuosa tende verso il bene; lo ricerca e lo sceglie in azioni concrete:  « Il fine di una vita virtuosa consiste nel divenire simili a Dio ». Le virtù umane sono attitudini ferme, disposizioni stabili, perfezioni abituali dell’intelligenza e della volontà che regolano i nostri atti, ordinano le nostre passioni e guidano la nostra condotta secondo la ragione e la fede. Esse procurano facilità, padronanza di sé e gioia per condurre una vita moralmente buona. L’uomo virtuoso è colui che liberamente pratica il bene. Le virtù morali vengono acquisite umanamente. Sono i frutti e i germi di atti moralmente buoni; dispongono tutte le potenzialità dell’essere umano ad entrare in comunione con l’amore divino”. (cfr CCC)

Questo indispensabile incipit per introdurci all’articolo di cui parlavo, apparso sul numero 4112 della Rivista “La Civiltà Cattolica che vi invito a leggere e apro una parentesi invitandovi anche ad abbonarvi vi accorgerete quanto utile vi tornerà conoscere questa rivista. Articoli, approfondimenti, riflessioni alla luce della fede, della vita, del mondo … una lettura chiara e lineare conforme al pensiero della chiesa.

Ora, l’articolo a cui mi riferisco è: “LA FORTEZZA, UNA VIRTÙ ESIGENTE” di Giovanni Cucci S.I. – “Il termine «fortezza» può a prima vista comunicare un messaggio negativo di violenza e sopraffazione o, più semplicemente, di prestanza fisica. Ma in realtà è una virtù indispensabile per il vivere comune. Quando essa viene a mancare, prosperano mali di ogni genere, perché coloro che potrebbero impedirli rinunciano a prendere posizione. Pensiamo a tragedie della storia recente come l’Olocausto e le pulizie etniche: di fronte al numero enorme di vittime colpisce l’esiguità degli esecutori. Come notava Edmund Burke: «La sola cosa necessaria affinché il male trionfi è che gli uomini buoni non facciano nulla». La fortezza è capacità di opporre una barriera alle forze distruttive; senza di essa diventa impossibile attuare la giustizia e la vita civile, ma anche le scelte ordinarie, che comportano non di rado sacrifici: «Il campo della fortezza è molto ampio, perché di questa virtù c’è bisogno là dove si deve resistere a minacce, si devono superare le paure, si devono affrontare la noia, il tedio, il disgusto dell’esistenza quotidiana per riuscire a mettere in atto il bene. Per questo è una delle virtù umane, morali fondamentali, che ogni persona onesta dovrebbe vivere». Possiamo renderci conto dell’importanza e complessità di questa virtù anche da una sommaria ricognizione terminologica”. (cfr La Civiltà Cattolica)

Credo che rivedere le Virtù alla luce della quotidianità e nella quotidianità della nostra vita sia importante per riprendere in mano la bellezza, l’eleganza, l’impegnò serio del nostro vivere e del nostro vivere insieme. Una riflessione alla luce del popolo santo che servo, una porzione della chiesa che indossa le stellette e che da militari e cristiani vivono anche loro il cammino alla santità, vocazione comune di ogni uomo.

La fortezza è virtù insieme preziosa e rara proprio per il prezzo che richiede. La persona forte non è solo disposta a morire per il bene, ma è soprattutto animata dalla speranza che esso prevarrà sul male e non mancherà di ricevere la giusta ricompensa: «Senza questa speranza la fortezza è impossibile».”. (cfr. La Civiltà Cattolica)

“… Il servizio militare, per molti, non è un comune lavoro, ma un’autentica vocazione e anche in quanti l’hanno, in un primo momento, intrapreso per necessità, ho trovato motivazioni profonde e serie: sono rimasto sorpreso nello scoprire come la religiosità sia parte integrante della loro vita e come alcune pratiche siano ritenute essenziali anche da chi è incerto nella fede. La recita della preghiera del marinaio durante la navigazione o quella del Corpo di appartenenza nel corso di una cerimonia o al termine di una celebrazione liturgica, si è manifestata come occasione propizia di evangelizzazione. Il Sinodo ha dunque individuato la risposta al primo, fondamentale interrogativo, mettendo in relazione la vita militare con il primo e il più grande dei Comandamenti, quello dell’amore a Dio e al prossimo. La comunità autorizza alcuni uomini a difendere con la forza e con le armi la vita e i valori inalienabili dell’umanità: essi sono investiti d’una grande missione che svolgono, spesso, con rischio e pericolo. Benché molti non riescano a coniugare uso della forza con l’esercizio della carità, nella vita del militare cristiano si è operata una sintesi per cui è possibile sia essere militari per amore che portare le armi per amore: cristiano, infatti, è colui che crede in Cristo Gesù e, come lui, agisce solo per amore. Il militare che si è lasciato trasformare dalla carità ha perciò uno stile diverso dal classico uomo in divisa, perché la virtù che lo contraddistingue è la fortezza e non la forza”. (cfr. Sinodo O.M.)

Materiale per leggere e riflettere credo di avervene dato, ma non basterà la conoscenza se. In saremo disposti a fare un esame di coscienza sulla nostra vita per rivedere semmai i modi e i tempi della nostro. Ivere da Cristiani. Con questa lettura iniziamo il cammino partendo dalle virtù e rivedendole alla luce della vita e della vita di fede. Il desiderio è quello di imparare ad alzare lo sguardo, costruire il regno di Dio, essere portatori di speranza e per farlo credo serva recuperare quei valori, quell’etica, quella morale, quelle leggi che ci facciano nobili nei modi, nelle parole, nei gesti, nelle scelte di vita. Non possiamo pretenderlo da altri se prima non interroghiamo noi stessi.

@unavoce

Foto di Copertina: fonte