Comunità cristiana con le stellette
Come in ogni Parrocchia, il Parroco indirizza la comunità per un cammino che abbia un percorso definito, per orientare le attività, la formazione e l’impegno dei fedeli, così anche la nostra in questi anni si è sempre data una proposta per il cammino da percorre insieme come Chiesa e quest’anno iniziamo, in questa XXXI Domenica del Tempo Ordinario, il nostro cammino come comunità cristiana con le stellette.
Come ogni anno vi ho scritto una lettera che ho intitolato: BEATO L’UOMO, sulla Parola di Dio, come proposta pastorale, che sicuramente avete letto e che indirizzerà il cammino.
Ho desiderato, poi, iniziare questo cammino, quest’anno, in questo Monastero “Corpus Domini”, delle Monache Clarisse Cappuccine, che celebrano la loro presenza in questa città e in questa terra da 400 anni. Una esperienza e una dimensione di Chiesa che forse non conosciamo ma che è fondamentale nel cammino di crescita, perché senza la preghiera il nostro fare ed essere, le nostre singole vocazioni, qualunque esse siano, diventano solo attivismo, ma noi vogliamo essere altro e oltre questo, vogliamo essere fratelli in cammino con il cuore di Cristo e con questo spirito vivere le vite e l’appartenenza a Cristo e alla Sua Chiesa.
Il Battesimo che abbiamo ricevuto non è un semplice rito, ma la vita nuova che Dio ci ha donato dopo quella di carne, perché questa vita, con tutti i suoi limiti e difetti, fragilità e dolori, possa compiersi nel modo migliore e terminare sapendo di avere dato tutto di noi per il Regno di Dio insieme ai fratelli, sostenendoci gli uni gli altri.
La loro vocazione monastica di clausura in una società moderna sembra essere fuori moda e insignificante, invece la loro presenza, la loro preghiera, il loro stile di vita ci ricordano le cose importanti della vita e con compiti e ruoli differenti sono presenza edificante della Chiesa e della Società.
Quando ho pensato alla proposta pastorale e alla celebrazione in questo monastero non sapevamo ancora del Sinodo della Chiesa Universale, ma credo che nulla accade per caso, pertanto, anche noi ci inseriremo in questo cammino comunitario come parrocchia, come diocesi castrense, come chiesa italiana e universale e lo facciamo partendo dalla preghiera condivisa con chi della preghiera ha fatto la scelta fondante la vita.
Tutto quello che in questi anni il lavoro Sinodale creerà, ci aiuterà a cambiare rotta o almeno a farci le domande giuste per vivere una vita sempre più alla luce del Vangelo e sull’esempio di Cristo. Questa prima fase sarà caratterizzata dalla parola ASCOLTO e partiremo dall’ascoltare e conoscere la Bibbia, prima di tutto, per ascoltarci e ascoltare i fratelli e di conseguenza annunciare a tutti, vicini e lontani, il messaggio di Gesù. Un sinodo che non è dei preti, di chi frequenta la chiesa, ma che è e vuole essere di ascolto verso tutti e quindi tutti siamo chiamati a testimoniare la fede nel mondo attuale ognuno con le sue caratteriste, doti e capacità.
Noi come comunità cristiana che cammina insieme avremo momenti di formazione e di indicazioni per svolgere questa presenza significativa attraverso delle catechesi, momenti di preghiera, oltre alla Celebrazione Eucaristica domenicale e feriale, verrà proposta l’esperienza dell’Adorazione Eucaristica settimanale, nella quale pregheremo in modo particolare per due intenzioni: il Sinodo perché possa diventare veramente un cammino autentico di rinnovamento e le vocazioni sacerdotali e religiose maschili e femminili. Inoltre come siamo capaci e nelle forme che ci saranno più congeniali, organizzeremo momenti di aggregazione che vadano al di là delle celebrazioni o catechesi, ma che siano di condivisione di momenti di agape da trascorrere insieme invitando e ampliando il nostro gruppo per coinvolgere i distratti, i lontani e quelli non interessati, invitare chi non crede o credo poco, chi crede in Dio ma non alla Chiesa.
Questo l’ambizioso progetto per quest’anno, dove camminare insieme – che è poi la traduzione della parola sinodo ed e il pensiero, lo stimolo al quale il Papa ci invita e ci chiede di uscire e farci compagni di viaggio come i discepoli di Emmaus per ridare la speranza – lo faremo non perdendo di vista la logica delle beatitudini, come vi ho scritto nella lettera Beato L’uomo, ma attraverso, prima di tutto, la scuola dell’amore che ognuno ha dentro di se e testimonia con la sua vita, la sua vocazione e con la sua esperienza potrà trasmetterla con semplici gesti e parole quotidiane, con l’impegno a diventare tutti fratelli in un mondo che cambia e che dobbiamo aiutare a cambiare in modo serio, dove il rispetto delle persone e dell’ambiente sono la prima attenzione per costruire il Regno di Dio, per vivere una vita che tutti desideriamo possa essere felice e buona, dove il buono sta a noi costruirlo senza puntare il dito o chiedere, ma diventando noi autori e fautori, protagonisti della storia che stiamo vivendo.
Alla Comunità Cristiana della Parrocchia dei Militari “Madonna di Loreto” – 15° Stormo
Foto di Copertina: Beato Angelico
Il discorso della montagna
1438-1440, Museo Nazionale di San Marco (Firenze)