Cielo e terra, incontro con Dio
Abbiamo imparato da bambini a studiare la storia e questa ci ha portati sempre a leggere guerre e conquiste, amori e patria, terra e tradizioni, orgoglio e diritti … una storia vecchia come il mondo che non cambia e oggi che popoli e nazioni si confondono per la sua migrazione naturale invece di aprirci agli orizzonti ancora siamo nella stessa condizione, rivendichiamo terre e culture, tradizioni e stili di vita, religioni e politiche …
Va bene!, ognuno ha la sua storia, ognuno salva le sue radici, ma vorrei fermarmi con voi a pensare cosa ci unisce invece di discutere per le cosa che ci dividono. Ci unisce l’amore, la dignità, l’umanità, il diritto a vivere, a respirare, a mangiare, a curarsi, a essere persone che vivono in pace, nel rispetto, nella collaborazione. Mai come in questo tempo, dove i pass e il pianeta, il clima e le epidemie, i territori e le culture ci dividono ancora è il tempo di fermarci a riflettere seriamente e con animo sincero, libero, pulito e un cuore grande.
Non è forse giunto il momento che la storia ci insegni a convivere insieme su questo globo? Non è ora di comprendere che le religioni, qualunque siano, ci portano a ricordarci che non siamo soli, che dopo di noi c’è altro, che la bellezza non ha un solo velo, ma differenti colori, volti, espressioni?
Che bello sarebbe se il mondo fosse un luogo dove le diversità ci arricchissero, dove la condivisione di culture e tradizioni ci facesse migliori, dove amare fosse la strada, l’unica vera strada da percorrere, bianchi o neri, alti o bassi, grassi o magri … per non entrare in altri dettagli …
Non è forse il tempo dove le nostre tradizioni vanno salvate e le tradizioni altrui rispettate? Non cerco la confusione, qualcuno potrebbe ricordarmi Babilonia, la Torre di Babele, e quello che rappresentano, ma la storia e la simbologia biblica ci suggerisce anche altro.
Uno studio di Questo in uno studio di “Paolo Brusasco, archeologo e professore di Archeologia e storia dell’arte del Vicino Oriente all’Università degli Studi di Genova ha scritto un documentatissimo saggio sull’argomento, Babilonia. All’origine del mito (Cortina, pp. 306) … Dietro la narrazione biblica si cela la ziqqurrat Etemenanki, “Casa delle fondamenta del Cielo e della Terra”, la colossale torre edificata all’inizio del VI secolo a.C. da Nabucodonosor II, colui che aveva ispirato il racconto della Genesi. Un edificio quadrato di 91 metri di lato dotato di un triplice avancorpo scalare, la torre di sette terrazze decrescenti verso il cielo appariva quasi un fantasma agli occhi degli scavatori. Lungi dal rappresentare una metafora di arroganza e confusione umana, la ziqqurrat simboleggia quanto di più sacro era concepibile nella religione dell’epoca. Punto di congiungimento tra gli uomini e la sfera divina. Costruita con l’apporto di tutti i popoli dell’impero babilonese, la torre – il grattacielo dell’epoca – incarna le capacità ingegneristiche dei babilonesi, il simbolo stesso di Babilonia quale capitale multietnica del mondo. E proprio in quanto archetipo della civiltà urbana, Babilonia diventa, nell’ottica biblica, emblema di arroganza e prevaricazione di un potere schiacciante che merita un esemplare castigo divino». (cfr. Avvenire)
Ora, al di là degli studi, dei significati, del richiamo Biblico “è difficile verificare la storicità di quest’evento che in ogni caso ha un suo linguaggio particolarmente forte: gli uomini che vogliono prendere il posto di Dio finiscono per non capirsi più”. (cfr. amicidomenicani)
Pertanto, accennandovi alla vicenda che ha suggerito all’autore sacro, ispiratore della Genesi questa visione, dice ancora, anche a noi, popolo moderno, che è tempo di una seria riflessione e un esame di coscienza personale, che ci aiuti ad aprire gli occhi, alzare lo sguardo, affrontare le cose in modo nuovo e positivo.
“A non sentirci autosufficienti, vincendo una certa superbia sempre presente in noi.
A non vivere come pagani, ma a realizzare la nostra vita tenendo in maggior conto Dio, dando importanza a quanto ci dona attraverso la sua parola e l’eucaristia.
A non imporre le nostre opinioni come se fossero le sole giuste; a cercare invece sempre il dialogo, considerandolo un arricchimento.
Ad accogliere gli altri senza tener conto della loro diversità culturale, etnica e religiosa.
Ad accettare le diversità anche in famiglia, del coniuge e dei figli, anche quando i figli adulti non hanno le nostre idee.
A comportarci nei confronti del potere come è detto nella preghiera dello scrittore Tagore: “Fa, o Signore, che io non pieghi mai il mio ginocchio davanti al potente: fa che non rinneghi mai la vittima, il povero, il perseguitato davanti all’oppressore, perché rinnegherei te, Signore”.
A non essere indifferenti di fronte ad ogni forma di ingiustizia, perché lo giudichiamo un impegno che spetta ad altri e non a noi.
Ad essere umili come cristiani, contro ogni forma di trionfalismo.
Scrive il biblista Ravasi: “Contro una religiosità intimistica e spiritualista, la pagina biblica di Babele ci esorta ad un impegno autentico nei confronti della libertà e della giustizia; contro una religione che esalta ed entra in collusione col potere questo racconto ci invita a schierarci dalla parte delle vittime; contro la tentazione del trionfalismo spirituale, la Bibbia ci ricorda che il Regno di Dio si appoggia su un piccolo gregge ed è simile al seme di senapa, “il più piccolo di tutti i semi”.
Come afferma il vescovo martire Romero: “La logica del Vangelo non è quella della conquista del potere ma del “perdere persino la propria vita” per la verità e la giustizia, come testimoniano tanti martiri”. (cfr. tresanti)
Molte altre interpretazioni, modi di leggere, visioni personali o ufficiali possono indicarci la via, ma credo, senza venire meno alla conformità del pensiero cattolico ricordando cosa scrisse la Pontificia Commissione Biblica:“I primi undici capitoli della Genesi… riferiscono in un linguaggio semplice e figurato, adattato alle intelligenze di un’umanità meno progredita, le verità fondamentali presupposte all’economia della salvezza e in pari tempo la descrizione popolare delle origini del genere umano e del popolo eletto”. (cfr. amicidomenicani)
In altri termini, penso che l’obiettivo educante e costruttivo degli autori sacri ci portano a non dimenticare mai Dio nella nostra vita e viverla rivolgendo lo sguardo e la mente a Lui e solo così riusciremo a vivere da fratelli con i fratelli tutti. Gli uomini che vogliono prendere il posto di Dio finiscono per non capirsi più, questo ci ricorda la vicenda della Torre di Babele, allora, facciamo spazio a Dio e lasciamoci illuminare il cuore dalla Sua luce, dal Suo amore.
@unvoce
Foto di Copertina: La Torre di Babele di Bruegel il Vecchio