Tante stelle

“le 12 stelle non rappresentano il numero degli Stati membri: fu scelto il numero 12 perché in alcune tradizioni rappresenta il simbolo della perfezione, della completezza e dell’unità”. (cfr. Parlamento Europeo)

“Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse. Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia. Gioiscono davanti a te come si gioisce quando si miete e come si esulta quando si divide la preda … Perché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il potere e il suo nome sarà: Consigliere mirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace. Grande sarà il suo potere e la pace non avrà fine sul trono di Davide e sul suo regno, che egli viene a consolidare e rafforzare con il diritto e la giustizia, ora e per sempre”. (Is 9,1-6)

Europa è la parola di oggi segno di civiltà, di apertura, della lotta contro le discriminazioni, … questo l’intento dei Padri Fondatori.

In un modo che massifica invece di uguagliare, che vive di stereotipi invece di dare dei riferimenti, che si accontenta di mode invece che di valori, difficile educare al bene e al bello, all’unità e alla solidarietà, alla pace e all’armonia, senza riconoscere il passato e i suoi valori che sono immutati nel tempo.

Credo che il problema non è togliere i nomi, ma semmai aggiungerli, non è nel negare e nel nascondere, ma nel trovare punti d’incontro e dialogo rispettando le singole tradizioni. “Fatta l’Italia, bisogna fare gli Italiani”, queste parole risuonano più forte che mai dalla storia.

Le sorgenti di un popolo, di una nazione, di una tradizione, non si possono negare o nascondere, altra è la strada da percorrere, ma questa è la realtà di un mondo che grida diritti e vive discriminazioni. Tutti abbiamo i nostri peccati, singoli e istituzioni, forse è ora di usare meno parole e più azioni per includere, inglobare e unire.

Parole tolte insieme a discorsi vuoti e azioni contrastanti è il rischio di una società moderna senza riferimenti. I confini rimangono chiusi, ma è il Natale il problema, i confini discriminano, ma è Maria e Giovanni, Signora o Signore, natale o festività, a creare disagio e questa la soluzione.

Preghiamo, ognuno secondo la sua “lingua”, che il Signore ci dia forza e coraggio, pazienza e aumenti la nostra fede, la fede di tutti, di qualunque fede o cultura, che illumini le menti e impegniamoci tutti a non discriminare ma a salvare i valori rispettando chi ne ha altri e condividendo quelli comuni.

La nostra presenza cristiana nella società va vissuta con serenità, impegno e seria testimonianza, dove il rosario e le prediche siano l’inizio di un’azione concreta di amore e rispetto, di accoglienza e di pace. La chiesa, le chiesa, la religione e le religioni devono nobilitare l’animo umano e renderci migliori, per non cadere nei limiti del passato. Il bene comune, il bene privato, la proprietà, la condivisione … e quanti altri passi in avanti la nostra società ha fatto dai suoi albori, non torniamo indietro, se un ritorno ci deve essere sia il ritorno del rispetto e delle cose che ci hanno fatti grandi. I diritti devono essere per vivere insieme e se da una parte si fatica lo si fa per il bene comune nel rispetto delle singole scelte. Gli assolutismi, sappiamo dalla storia, che non ci hanno portato da nessuna parte e certo non hanno dato il meglio dell’umanità.

«… Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo … Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia”. (Mt 2, 2.9-10)

Possa la bandiera pensata nella sua origine unire e non dividere.

@unavoce

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