Malinconia
Anche se l’atteggiamento malinconico non è cristiano perché quello cristiano è di gioia e speranza anche nella difficoltà, come ci suggerisce il libro del Qoèlet (11, 9-10), vorrei fare una riflessione che esula dagli schemi canonici con la speranza di essere di aiuto per il cammino di chi vive questa dimensione della vita.
Godi, o giovane, nella tua giovinezza,
e si rallegri il tuo cuore nei giorni della tua gioventù.
Segui pure le vie del tuo cuore
e i desideri dei tuoi occhi.
Sappi però che su tutto questo
Dio ti convocherà in giudizio.
Caccia la malinconia dal tuo cuore,
allontana dal tuo corpo il dolore,
perché la giovinezza e i capelli neri sono un soffio.
Ora alla luce di questo invito, pensiamo alla situazione di alcune categorie di persone che vivono in una dimensione non facile e se per caso poi in queste persone entrano in gioco i sentimenti, allora la situazione diventa insostenibile. La vita è amara e le situazioni che talvolta, magari inconsciamente, ci siamo scelti o altre volte è la natura a mandarcele, trasformano la vita in un percorso tortuoso, dove solo la maschera del finto perbenismo manda avanti.
Non ci sono promesse e assicurazioni che tengono, c’è solo il cuore che soffre e sappiamo che queste sono situazioni che portano all’esaurimento e alla confusione della vita ancora più accese.
Cosa fare? Non saprei con certezza, so e vedo che la società vorrebbe una cosa e i singoli un’latra, le religioni un’altra ancora, ma al cuore non si comanda. Quando due anime s’incontrano e starebbero bene, ci sono vincoli sociali che bloccano, che portano allo stress la situazione e la vita e questo diventa limite.
Quanto è difficile vivere in felicità, già i problemi della vita normale te li porta e poi dover combattere con i sentimenti, al punto di ammalarsi, allora tutto diventa più difficile. Che mondo strano, un mondo fatto di apparenza anziché di sostanza.
Tutti pontificano su doveri, obblighi, etica e morale, principi e giustizie, libertà individuali e comuni, ma alla fine nessuno è libero, siamo tutti schiavi del giudizio e del pregiudizio non potendo vivere secondo il cuore. Quelli più forti che riescono sono emarginati e la vita risulta comunque difficile.
Magra consolazione questa considerazione, ma se ai pensieri non possiamo neppure scrivere, allora diventa ancora di più invivibile la vita e il rischio è quello di pensare che non vale la pena viverla.
Il destino, la sorte, la natura … ha dato ad alcuni alcune cose, ad altri altre e metterle insieme è impossibile, soprattutto quando un terzo elemento entra in gioco subdolamente rompendo equilibri, amicizie, affetti, vita quotidiana e la sintonia si distrugge piano piano perché è giusto così è la vita che tutti si aspettano di vedere e i sentimenti non contano più, nascono gelosie, mancanza di sincerità, sotterfugi, finzioni, parole vuote e promesse vane.
Peccato, due anime che avrebbero potuto vivere felici, non potranno, perché c’è sempre il terzo incomodo, la paura, il preconcetto che li porta a fare scelte di vita che non corrispondono a quelle della mente e del cuore.
Bisogna accettare la realtà dei fatti, ma fino a quando, fino a quando una persona riesce a sopportare? Dov’è l’amore di cui tutti parlano, dove la libertà che tutti rivendicano, dove la bellezza che tutti cercano?
L’errore è “a monte” essersi lasciati coinvolgere, ma al cuor non si comanda. L’errore è del singolo alla fine che ha creduto, che ha sognato, che ha pensato … ma la fugacità dei momenti distruggono l’animo umano non creando equilibrio e quella serenità che pensava di aver acquistato svanisce perché non c’è mai stata, era solo un’ombra e ha solo recitato la parte.
Allora, per sopravvivere bisogna tornare a recitarla, con la maschera che ti si è costruito giorno per giorno e guai al mondo a toglierla, ne va della sua vita, della reputazione e del destino anche di quelli a cui vuol bene. Questo è quello che accade!
Voler bene è l’unica cosa che valga la pena vivere, ed essere voluti bene è l’unica cosa a cui aspirare, ma questo non avviene perché alcuni non hanno diritti, non hanno dignità agli occhi del mondo che corre e punta il dito invece di vivere. Una realtà che va accettata per quello che è. Da qui partono i sintomi di quella malinconia che può degenerare in esaurimento, altro fenomeno molto diffuco.
“La malinconia è il desiderio di qualcosa che non abbiamo mai posseduto veramente, eppure se ne sente la dolorosa mancanza. La persona malinconica è silenziosa, introversa, fantasiosa e romantica. É lo stato d’animo più produttivo per gli artisti e se lo si accoglie ispira gesti creativi. Solo se non te ne fai spaventare ti porta ad una conoscenza più profonda del tuo mondo emozionale. Ti porta a passare attraverso gli eventi con un ritmo più lento, a rispettare maggiormente la necessità fisiologica dell’organismo di attività e stasi, contatto e ritiro. I pensieri in sua presenza sono ovattati su uno sfondo emotivo denso che permette di sintonizzarsi sulla sofferenza e il dolore altrui. I maliconici riescono a essere molto empatici e a cogliere le sottili sfumature che rendono i sentimenti unici”. (cfr. espeditolongo)
Così, viene vissuto questo stato d’animo e con fatica riescono ad uscirne, ma noi accanto a lor per sorreggere a riprendere in mano la vita e se questo è il sentimento che li anima in quel determinato momento, allora usarlo per aiutarli ad essere creativi e trasformare la malinconia in un’occasione per vivere riflettendo, per riflettere vivendo al di là di cosa pensa le gente.
“Alza gli occhi al cielo, non troverai mai arcobaleni se guardi in basso”.
Charlie Chaplin
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