Dio ci chiede conto

 

“Caino disse al fratello Abele: «Andiamo in campagna!». Mentre erano in campagna, Caino alzò la mano contro il fratello Abele e lo uccise. Allora il Signore disse a Caino: «Dov’è Abele, tuo fratello?». Egli rispose: «Non lo so. Sono forse il guardiano di mio fratello?». Riprese: «Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo!”. (Genesi 4, 8-10)

 

Un grido che risuona in ogni tempo e in ogni storia, un grido che deve risuonare in ogni cuore e in ogni persona, in ogni società e in ogni gruppo, in ogni cultura e religione.

“com’è triste, quando persone e popoli fieri di essere cristiani vedono gli altri come nemici e pensano a farsi guerra! È molto triste”. (cfr. Papa Francesco, Angelus febbraio 2022)

L’umanità è sempre la stessa, dalle origini ad oggi, dal paradiso terrestre ai deserti di moderni e in ogni epoca, profeti inascoltati, gridano e ci ricordano che solo il bene e con il bene potremo vivere questa vita sulla terra, ma il male si annida dentro di noi e attorno a noi e ci illude, ci abbaglia e ci confonde, confonde la verità, la vita, le idee, la fede.

In un mondo secolarizzato che ha messo Dio in un angolo, che non cerca Dio e la spiritualità è fatta solo di gesti esteriori e non di una ricerca interiore di se stesi, si scandalizza che il mondo va male, ma se neghiamo il bene o chiamiamo bene il nostro interesse e basta, allora come potremo rialzarci?

“Possiamo essere “figli testardi e dal cuore indurito”. Dio ci parla ugualmente. “Sia che ascoltiamo sia che non ascoltiamo”. Dio ci parla ugualmente perché ci ama. Con temerarietà osa anche inviarci nel suo nome. Tutti devono sapere che: “Un profeta si trova lungo le strade quotidiane della vita”. (cfr. d.M.Simula)

Un tempo, questo, dove i profeti anche di oggi ci ricordano e ci gridano di vivere nel bene, nell’amicizia, nella fratellanza, nell’accoglienza, nell’eleminare guerre e diatribe, discussioni e divisioni, muri e barricate, l’umanità non ascolta e continua il suo cammino senza ritegno, con scandalosi limiti che fanno rabbrividire il genere umano, rimanendo solo parole inascoltate.

Quante parole che si perdono nel vento ci sono anche nella nostra vita, parole che anche noi pronunciamo e facciamo finta, poi, di non sentire, di non vedere, quante volte abbiamo girato la faccia davanti alla povertà e al bisogno pensando che non è compito nostro, ma Dio come a Caino chiederà conto di Abele e la risposta, che ha condannato il fratello omicida, condannerà ognuno di noi se non ci metteremo dalla parte del bene, dalla parte di chi è profeta di speranza, di chi non costruisce ma demolisce e non sempre con le armi, ma con la nostra vita, le nostre parole, i nostri atteggiamenti e scelte.

“Voce di uno che grida nel deserto”, le parole del Battista risuonano come quella di Ezechiele, Geremia, Isaia, profeti che hanno ricordato di cambiare rotta, di fermarsi, di mettere un punto alle nostre malvagità, alle nostre scelte che conducano alla rovina, che portano dolore e distruzione, ancora oggi risuonano come cembali che nessuno ascolta e nessuno si interroga.

Possiamo puntare il dito a questa o a quella nazione, a questo o a quella situazione di popolo o di persona, ma ognuno di noi come costruisce il bene, come ascolta i richiami, come vive il Vangelo, la fede, la vita, la propria religione, la propria filosofia, come si pone di fronte a chi gli vive accanto?

Sappiamo che ancora razzismo, settarismi, ambiguità, discriminazioni, soprusi, abusi accadono nel mondo, da parte di tutti e se pur li combattiamo e cerchiamo di eliminarli, ancora mille situazioni di male ci sono sul pianeta.

E’ un’utopia la pace e la fraternità, un sogno? Forse, ma questo non ci deve distogliere dall’impegno e  dal credere e per credere fare e operare ogni giorno con i piccoli gesti, con piccole parole nella vita quotidiana, con segni di pace concreti tra di noi, segni di apertura, di dialogo, accoglienza autentica, dove non ci sono interessi, non ci sono comodità di uno o dell’altro, ma armonia assoluta.

Cerchiamo la pace, cerchiamo di vivere una vita sana, di rispettare il pianeta, di … e poi litighiamo tra di noi, ci facciamo le peggiori cattiverie per una eredità, per una parola detta male, per una situazione compromessa da fraintendimenti …

Chi ascolta il grido del povero, povero di pace e non solo di soldi, di salute e non solo di benessere, povero di cibo e di acqua … chi ascolta?

Bisogna iniziare da se stessi, bisogna iniziare ad ascoltare veramente la voce di chi grida e ci ricorda che è fondamentale vivere su una strada che sia per tutti serena?

Per i credenti di ogni fede e religione di tutto il mondo, per le filosofie di vita o altro si deve elevare un’unica voce, un unico grido di preghiera, ognuno con le sue parole e le sue tradizioni, ma con lo stesso scopo, con i medesimi sentimenti e si deve lavorare per costruire la pace e infondere speranza là dove viene meno, nei fratelli più fragili. Essere voce, essere luce, essere sostegno per chi ci vive accanto.

Dio non ci abbandona ci vuole bene sempre e comunque, questa certezza di fede ci aiuti a volerci bene tra di noi al di là degli errori. Aiutiamoci a curarci del fratello, aiutiamoci a volerci bene, Dio ci insegna, Lui che è Padre faccia fiorire il nostro cuore e riprendere fiato per costruire un mondo migliore e intravedere al di là dei fumi di guerra e di povertà la luce di una vita vissuta nel rispetto e nell’armonia. Dio ci chiede conto, il mondo, l’umanità ci chiederà conto.

@unavoce

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