Maria e Giobbe

 

Ci farà bene metterci alla sua scuola, per vincere la tentazione del moralismo davanti all’esasperazione e all’avvilimento per il dolore di aver perso tutto. Noi ricordiamo la storia? Giobbe che perde tutto nella vita, perde le ricchezze, perde la famiglia, perde il figlio e anche perde la salute e rimane lì, piagato, in dialogo con tre amici, poi un quarto, che vengono a salutarlo. (Papa Francesco)

“Maria è Colei che si è messa in relazione con Dio tanto da fidarsi di Lui. Sì è messa in ascolto e ha gridato il suo sì pur non comprendendo pienamente: “Noi viviamo di attese. Sentiamo il bisogno che ciò che noi attendiamo si compia rapidamente. Quali sono le nostre attese? Come le viviamo? Voi giovani avete fatto la scelta, avete detto il vostro sì a una vocazione alta a servire il Paese non solo con capacità tecniche ma con un cuore che ama”. “Il tempo è misura dell’eternità. Cos’è per me il tempo, come lo vivo? Se perdo il minuto, rischio di perdere l’ora, il giorno… Rischiamo di perdere ciò che è dato alla vostra formazione” (cfr. Mons. Santo Marcianò, O.M.)

 

In questa nostra “aula virtuale” dove nelle due sezioni “Spazio Giovani” e “Azione Morale”, create per dialogare, per formarsi, per riflettere a livello umano e spirituale, dove quasi giornalmente ci ritroviamo  a parlare dei sentimenti, delle situazioni, delle ansie e problematiche della vita, oggi sulla riflessione del Papa nell’udienza generale del mercoledì, dove ci ha ricordato la figura di Gobbe, vorrei riprendere alcuni passaggi della sua catechesi, sottolineando alcuni passaggi, per riflettere insieme sull’attuale situazione generale del mondo e della vita di ognuno di noi.

Sembra che le cose non vadano mai bene, c’è sempre qualche problema dalla vita e della vita, che sia privata o di relazionali, del lavoro o della salute, della società o della religione e ogni giorno vediamo le cose che ci sfuggono di mano, sistemiamo una situazione e se ne apre un’altra, che sia personale o della famiglia, sociale o del gruppo, piuttosto che di amici o colleghi e c’è sempre motivo di preoccupazione e questo con l’andare del tempo crea continue ansie e preoccupazioni portandoci a vedere nero sempre e a non essere veramente felici.

La figura del patriarca Giobbe che il Papa ha portato alla nostra attenzione ci suggerisce l’atteggiamento giusto di come affrontare le situazioni e di come vivere la vita, sia a livello umano che spirituale.

Se il nostro vivere è fatto solo di cose e situazioni senza pensare allo spirituale, alla vita che ci sta attorno, il rischio è quello di perdersi nei meandri del quotidiano, perdendo quella serenità che non ci fa riconoscere, insieme a tanti problemi, le cose belle e buone che abbiamo, che facciamo e che possiamo fare.

Una società – la nostra attuale, più di altre, che sotto la pressione di situazioni di emergenza, come quelle recenti, che ci portano a perdere la calma e la serenità, situazioni che sembrano inverosimili e impossibili e che invece accadono sia a livello internazionale che locale e anche personale – dicevamo, una società che risulta essere stanca, distratta e affannata.

Una sfiducia generale nelle istituzioni e nelle varie strutture di vita, ogni settore sembra “fare acqua” con una scarsa attenzione alle persone, nonostante proclami e conferenze, discorsi aulici e promesse, sembra che la persona non sia più al centro delle logiche umane. Lo vediamo nel mondo del lavoro, soprattutto e questo crea confusione, amarezza, tristezza, nonostante la voglia  e l’impegno. Tutto è dovuto e sembra che le categorie più deboli, come quelle dei lavoratori, dei giovani, dei malati, degli anziani … siano a rischio, ora più di prima.

In un mondo che vive solo d’interessi non si scorge una luce e parlando con i giovani si legge amarezze e sconforto. Penso alle situazioni di lavoro privato e purtroppo anche dove grosse carenze emergono a destra e a manca, anche qui, senza una logica di attenzione alla persona. Promesse che non vengono mantenute, prepotenze e situazioni prese senza tener presente la globalità di una vita che  è già di per se stessa complicata, aumentando il valore di ciò che è necessario per vivere e  diminuendo la possibilità di raggiungere degli standar dignitosi. Situazioni ormai croniche che creano malessere nel cuore, nella mente e nell’anima dei singoli e dei gruppi.

Credo sia arrivato il tempo di vedere le cose in modo nuovo, con uno sguardo di speranza  e di fede, è tempo per ogni persona di reagire con positività, sia di vita sociale che di fede, ma è anche il tempo che i responsabili si diano una mossa, che leggano al di là degli interessi personali o di categoria, istituzionali o politici le vere situazioni critiche con occhi diversi, con occhi di vero servizio e attenzione. Poche parole e più fatti, spiegazioni maggiori con una informazione capillare, competente e seria che dia risposte là dove ci sono problematiche.

La nostra società, tutti compresi e nessuno escluso, deve fare la sua parte senza puntare il dito a questo o a quello, ognuno di noi deve apportare attenzione, rispetto, dialogo comprensione e impegnarsi ad aiutare gli uni gli altri. Non pretendere solo, ma dare anche, non segnalare problemi e basta, ma anche soluzioni e offrire il proprio impegno serio e competente.

“Dio ci preservi da questo pietismo ipocrita e presuntuoso! Da quella religiosità moralistica e quella religiosità di precetti che ci dà una certa presunzione e ti porta al fariseismo e all’ipocrisia”. (cfr. VaticanNews)

Ora, se la sensazione o la realtà, se il nostro vivere o il nostro pensare, sono in questa ottica di disfattismo, di negatività che ci porta a chiuderci, a difenderci, a puntare il dito, l’invito oggi è quello di reagire alle nostre singole situazioni sapendo che non siamo soli, che c’è un Dio che è Padre, che ci sono dei fratelli accanto a noi, che ci sono persone capaci di allungare la mano e far sentire la vicinanza, l’aiuto concreto e l’amore di Dio e a recuperare la speranza e la voglia di rimettersi in gioco, di combattere, non con le armi o parole vuote, ma con l’esempio e l’impegno personale per aiutare a reagire alla tristezza, per riprendere il cammino per trovare la vera felicità e serenità. 

A te credente e uomo o donna di fede, non perderti, fermati rifletti, prega, confrontati e inizia a costruire un mondo migliore partendo da te dalle situazioni accanto a te dove puoi e come puoi affidando a Dio il vero miracolo della conversione del cuore, ma impegnandoci ad essere strumenti a Sua disposizione.

Affidiamoci a Maria la Sua Mamma che ha saputo rimanere accanto, presente, rispettosa, ma attenta a Lui e a tutti dando coraggio, speranza e aiuto. La Vergine Maria da una parte e il Patriarca Giobbe dall’altra, unisco il vecchio e il nuovo, il passato e il presente, proiettandoci verso un futuro che potrà essere luminoso solo con la consapevolezza di chi siamo e come viviamo e l’impegno a costruire  guardando alto e con uno sguardo lungo capace di andare al di là di quello che vediamo solo con gli occhi.

Lascio come preghiera e augurio le parole del nostro Arcivescovo, l’Ordinario Militare per l’Italia Mons. Santo Marcianò, che così nel recente Pellegrinaggio internazionale Militare a Lourdes si è espresso: “Chiediamolo alla Mamma e anche noi diventeremo la mano di Dio sulla spalla di chi ha bisogno di noi. Siate questa mano, per dire: ‘Vai, fratello, ci sono io accanto a te’. Auguri, buon cammino. Sarete i grandi uomini della storia, perché finalmente avrete imparato ad amare”. (cfr. AgenSir)

@unavoce

 

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