La Preghiera la vera diplomazia

 

“Come è possibile trovare la pace in un Paese che ha visto tutto questo? Gli ucraini troveranno la pace tra di loro, ma le ferite sono profonde e ci vorrà molto, molto più tempo per trovare la pace con la Russia, con la gente che è stata coinvolta in questo terribile conflitto, in questa guerra. Le ferite sono profonde: è difficile parlare adesso di pace, di riconciliazione, perché nei cuori delle persone le sofferenze, le ferite sono così profonde che bisogna dare tempo. Bisogna dare tempo, bisogna lasciare che la gente parli, esprima anche tanti sentimenti negativi nei confronti di altri. Per questo bisogna pregare tanto, che il Signore, che è in realtà l’unica salvezza, ci dia la grazia di guarire queste ferite e che la gente possa andare avanti. Una cosa che mi ha toccato profondamente, in questi giorni, è con quanto coraggio, con quanta grinta il popolo ucraino stia cercando di fare di questa primavera che si vede nei campi e nei boschi e nelle foreste, che questa sia una rinascita per questo Paese. Stanno cercando di ricostruire, di pulire, di ripristinare le cose, con grande spirito, con grande coraggio. E meritano tutto il nostro apprezzamento e la nostra stima”. (cfr. VaticanNews)

Dolore, rabbia, paura … sono questi i sentimenti difronte alla guerra alle cose che non riusciamo a spiegarci, alla violenza gratuita, ai mali incurabili, … in questi giorni leggendo della vista del Segretario per gli affari esteri del papa in Ucraina, pensavo alla sua presenza alla presenza della chiesa in quella terra martoriata della fede dei preti e consacrati cosa fare difronte a tanto orrore come riportare il cuore in pace per avere la pace dentro e attorno, quando profonde ferite hanno segnato le persone e la terra di quel popolo?

Giustamente come commenta monsignor Paul Richard Gallagher, segretario per i rapporti con gli Stati, della Santa Sede, cui vuole tempo, ci vuole che le generazioni si susseguano che si cerchi vie di dialogo sapendo che il “male” operato viene da una persona e che le altre che l’hanno vissuto da una parte o dall’altra sono stati strumenti per quanto brutti ma strumenti di una volontà superiore che non è dipesa dai singoli, Quindi non si può identificare un Nazione un popolo come cattivo se non le singole persone che hanno fatto cattiverie superiori anche ai loro stessi ordini.

Il male quando è fatto non torna indietro solo chi lo riceve può fermarlo, può mettere un punto, ma giustamente ora è impossibile possiamo pregare parlare di pace compiere piccoli gesti di comprensione di aiuto di sostegno per far sentire meno soli poveri e poveri sono tutti quelli che soffrono che siano da un lato o dall’latra.

Alla domanda che forse qualcuno si pone dove sta Dio in tutto questo? Non ho una risposta certa so per certo che non si schiera e che sta dalla parte dei poveri qualunque essi siamo.

Quindi se vogliamo uscire dalla guerra dalle guerre quelle grandi o piccole che vediamo o che viviamo dobbiamo fare pace dentro il nostro cuore e chiedere a Dio di donarci il Suo Spirito Santo ogni giorno in ogni momento, pregarlo perché ci stia ancora più vicino in questo momento di prova inspiegabile dove il dolore e le lacrime le grida e lo strazio non hanno confini.

Militari e civili da una parte dall’altra soffrono per un bene che non esiste perché il bene è solo stare in armonia dialogare confrontarsi trovare punti di convivenza e nel rispetto.

Così voglio pregare parlare vivere per stare accanto a chi soffre per sostenere i fratelli che in questo momento hanno paura rabbia dolore nel cuore e oltre gli aiuti concreti che possiamo e dobbiamo fare saper sostenerli una vicinanza affettiva umana spirituale che li aiuti a rialzarsi a non scoraggiarci cosi come il papa ha fatto mandato il suo Segretario, come molte associazioni e volontari fanno per dire ci siamo.

Una guerra che non ha senso come non lo ha nessuna guerra e nessuna divisione che vogliamo chiudere, finire per offrire speranza.

Chi più dei militari conosce il dramma di chi non rispetta le regole e che usa violenza verso gli altri, il loro compito di difendere protegge è ingrato, ma mai di attacco o di inizio, ma solo di difesa per chi non usa la ragione, il cuore, ma solo gli interessi e la logica del demonio che divide e non unisce.

Non dividiamoci perseguiamo l’unica strada quella del rispetto e del dialogo e se ora le ferite sono profonde rimaniamo accanto a questi nostri fratelli per offrire una mano per recuperare fiducia per sperare in un mondo migliore.

La nostra preghiera non è vana, uniamoci alla loro spiritualmente e innalziamo a Dio la richiesta di dare sempre quel coraggio e quella forza che hanno dimostrato e  dimostrano in questo frangente di dramma della loro storia personale e sociale.

Solo un cuore buono può trovare pace, impariamo a coltivarlo dentro di noi fare opera di pace nelle nostre piccole storie quotidiane e famigliari e interpersonali e lavorative per essere autentici testimoni di pace e servitore di essa per noi e il mondo.

@unavoce

 

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