Per questo l’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne. Questo mistero è grande: io lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa! (Lettera agli Efesini 5,31-32)
In questi giorni che si sta svolgendo il Grande Incontro Mondiale delle Famiglie, vorrei, senza nessuna pretesa, fare questa riflessione ad alta voce con voi.
Famiglia, quando si sente parlare di questa realtà le reazioni sono in due sensi, una: che tutti la desideriamo, la vogliamo e chi per motivi differenti non ha una realtà serena, stabile, bella si lamenta, si sente carente, sfortunato e dall’altra parte quando si pensa di crearne una c’è immediatamente un rifiuto perché la situazione economica, perché il rapporto di fedeltà, perché le donne, gli uomini, la convivenza, ecc… e sempre di più le giovani generazioni scelgono di non sposarsi, magari di convivere, ma poi neppure questo, ognuno rimane a casa sua o va a vivere da solo, ma nonostante tutto questo “famiglia” rimane la parola più usata e ancora la più bella, che in un tempo di grandi confusioni e incertezze, dona al nostro vocabolario personale e sociale, senza distinzioni di religione, cultura o pensiero filosofico, una certa dolcezza e sicurezza.
Famiglia, – anche quella che magari ci ha dato poco o tanto o nulla o ci hanno limitato, famiglia quella realtà che è discussa ma ricercata, famiglia che desideriamo anche se non lo ammettiamo per situazioni di stress con i genitori, o con i fratelli, ecc.. – rimane l’ultimo baluardo di una società ordinata che cerca di costruire e vivere una vita dignitosa in armonia e nella felicità. Dove manca questo ordine sociale e morale i rischi aumentano e si annidano limiti che portano a difficoltà maggiori non realizzando e non rendendo felci, anche se apparentemente sembrerebbe il contrario.
Questa “Famiglia” così tanto decantata, quindi e poi purtroppo non protetta dalle organizzazioni civili, che necessitò di continua attenzione sociale e religiosa, rimane il cuore buono di una società.
L’uomo non è fatto per essere un “animale” solitario, ma è sociale è di gruppo, ecco la necessità di condividere tempo e vita insieme con altre persone, ovviamente non bisogna dimenticare che la realtà di fare una famiglia non è per tutti, ognuno ha la sua vocazione e la forzatura creerebbe quei limiti di cui tutti abbiamo sotto gli occhi e non condividiamo. Famiglia è una realtà importante e delicata con equilibri che vanno aiutati, potetti, ed educati sia a livello morale che sociale, che segua si, l’evolversi del pensiero, – perché ancora da qualche parte esiste un certo sentimento che se non sei sposato sei una zitella o un solitario incallito e frivolo, – ma che protegga questa istituzione dal semplice contratto, secondo il Diritto Romano, ad unione per la vita, unione di intenti, obiettivi, che segni il vero amore, che anche se subisce scossoni non cambia, perché altrimenti, allora, non è vero amore e non lo è mai stato, l’amore nonostante quello che vogliamo dire NON FINISCE, non c’è stato, questo dobbiamo dircelo con chiarezza, era altro e abbiamo confuso le situazioni, tutto qui. Errori che capitano ovviamente e ai quali vogliamo educarci a non ripeterli, altrimenti si rischia di creare famiglie che non sarebbero mai dovute nascere. Forse quello che dobbiamo cercare è la vera nostra vocazione, la vera vita che vogliamo vivere, sapendo che non si può vivere senza amare ed essere amati, qualunque scelta si faccia.
Famiglia, che così tanto viene messa al bado e che altri cercando di creare e per motivi morali, etici, religiosi, sociali si rifiuta di concedere, insomma un settore complicato, dove la Chiesa ribadisce la sua fondamentale importanza, il suo ruolo determinate nella vita scoiale e dove non si può e non si deve dimenticarla, eliminarla, banalizzarla, renderla diversa da quella che è nella sua natura, senza per questo accusare o puntare il dito su altre forme di vita insieme. E proprio dalla confusione di questi elementi, si aprono proteste su diritti e doveri più o meno validi che scaldano l’argomento tirando la coperta a destra e sinistra, ma la famiglia per noi cristiani (ma è un pensiero umano di base) è l’unione di un uomo e una donna aperti alla procreazione e non solo alla vita insieme e quindi sottolineo che qui non si parla di amore, quello è di tutti e per tutti, la famiglia non è per chi ha solo questa vocazione, così come il sacerdozio o la vita religiosa. Come la fede, la religiosità, la spiritualità sono per tutti, consacrarsi al servizio della Chiesa è per chi ha questa vocazione e poi anche per questi, nel cammino del servizio e della vita ci sono vocazioni differenti e animazione per non perdersi per la strada attratti da altri obiettivi, pertanto come la famiglia, il sacerdozio va curato, assistito, protetto per non perdere di vista l’obiettivo.
Le scelte fatte, e questo vale per tutti, vanno rinnovate, riviste, riconfermate continuamente perché terremoti e scossoni continuano ad accadere rischiando altrimenti di essere soggetti ai limiti dalla nostra testa e dalle nostre emozioni e non dal dovere e dall’impego che queste hanno in se: dignità, collaborazione, distinzione di ruoli, ecc.. cose che vanno ribadite ricordate.
In un mondo che tutto pretende e poco da, – e gli esempi di questi “fallimenti” sociali, li vediamo in tutti nessuno escluso, perché tutti siamo sotto questo cielo e nulla di nuovo c’è se non la fragilità umana, ma questo no ci deve intristire o limitare e possiamo avere visioni differenti, possono cambiare i contesti sociali, le situazioni e le circostante, – i valori, però, non possono cambiare, possono verificarsi delle muove modalità, ma creare una famiglia ha un solo significato: vivere insieme e poter procreare per poi crescere ed educare alla vita, senza staccare gli elementi l’uno dall’altro. La vita insieme, coppie o gruppi … con tutti i risvolti che vogliamo aggiungere è un’atra cosa.
Ora, l’amore ha diverse sfaccettature, così come sono tutte le scelte di vita, amore di un genitore verso i figli, di un sacerdote verso la sua comunità, di un uomo e una donna che si vogliono bene, di due amici, di due uomini o due donne, non sono qui a giudicare l’amore, stiamo parlando qui di famiglia naturale, d’impegno e fedeltà a vivere insieme procreando secondo natura, perché solo questa carta sarà vincente, poi si può adottare, o cercare e ricercare altre vie … aprire altri canali e altri mondi, senza per questo essere penalizzati o negativi, ovviamente, ma famiglia, nel senso originale del termine, di cui tutti abbiamo fatto un’esperienza, se non altro quella da cui proveniamo, è composta da un uomo e una donna che ci hanno messo alla luce, il resto è altro, possiamo chiamarla famiglia, ma il rischio della confusione dei termini potrebbe portarci a discutere inutilmente o far giudicare male uno o l’altro aspetto, cosa che non vogliamo e non intendiamo fare, ma solo parlare di famiglia nel senso naturale o tradizionale del termine.
Tutti ne abbiamo una, bella o brutta, tutti veniamo da una famiglia e alcuni di noi ne hanno create altre, tutti veniamo da una famiglia e tutti vogliamo vivere insieme ad altri, ognuno secondo la sua vocazione, le sue scelte, le sue ide, polite o religiose, morali o etiche, naturali o meno e non giudichiamo nessuno, ma solo ribadire l’importanza della famiglia come tale. Una categoria in difficoltà oggi dove la fedeltà è detta impossibile, dove l’economia condiziona la procreazione, dove i rapporti interpersonali mettono in crisi i singoli e le famiglie stesse, parentele e dinastie, ma è proprio qui che ognuno deve guardare dentro il suo cuore e vedere se ha fatto la scelta giusta, ognuno deve seguire la sua vocazione.
Non facciamo di tutta l’erba un fascio, ma impariamo a distinguere, con le parole giuste, le varie realtà e a rispettare ogni scelta che viene fatta. Dio non impone nulla ci lascia liberi di scegliere, Dio non fa propaganda o proselitismo, ma vuole bene, ci indica la strada da seguire, possiamo seguirla o no nella piena libertà sapendo che Lui il Signore è venuto a salvare tutti, senza fare distinzione.
Il cammino poi ognuno compie il suo e possiamo condividerlo o meno, ma non giudichiamolo, ne imponiamo regole più grandi di quelle che poi noi stessi non riusciremmo a seguire altrimenti saremmo come gli Scribi e i Farisei: “Allora Gesù parlò alle folle e ai suoi discepoli, dicendo: «Gli scribi e i farisei siedono sulla cattedra di Mosè. Osservate dunque e fate tutte le cose che vi dicono di osservare; ma non fate come essi fanno, poiché dicono ma non fanno. Legano infatti pesi pesanti e difficili da portare, e li mettono sulle spalle degli uomini; ma essi non li vogliono smuovere neppure con un dito”. (Matteo 23, 1-4)
Ora, se perdiamo di vista questo elemento “Vocazione” nella famiglia, sviliamo l’unione e il Sacramento, vi ricordo le parole di San Paolo: “Questo vi dico fratelli: il tempo ormai si è fatto breve; d’ora innanzi, quelli che hanno moglie, vivano come se non l’avessero ”; e poi: “quelli che comprano, come se non possedessero; quelli che usano del mondo, come se non ne usassero appieno: perché passa la scena di questo mondo! Io vorrei vedervi senza preoccupazioni ”. (1 Cor 7, 29.30-32).
Quindi, ogni vita è degna di essere vissuta, secondo la propria vocazione e questo è quello che tutti dobbiamo fare e ricercare senza giudicare.
Povere parole condivisibili o meno su cui certamente si potrebbe discutere, ragionare e studiare, ma alla fine, ora il mio intento è camminare come sacerdote fratello e amico con queste persone assisterle, aiutarle, indicare una strada, suggerire, offrire sostegno perché la vocazione scelta, possa rimanere tale, perché la fedeltà torni ad essere il fulcro vero dell’amore e della convivenza, del rispetto e della famiglia.
Compagni di viaggio, sostenendoci a vicenda, Chiese locali, singoli sacerdoti, la nostra Chiesa Ordinariato Militare e le famiglie solo insieme, come ci ha ricordato il Papa, possiamo cambiare il mondo, personalmente le famiglie della mia comunità e i singoli mi hanno aiutato e mi aiutano ogni giorno ad essere un sacerdote migliore, una persona migliore e seguire la mia vocazione.
@unavoce
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