“Celebra come se fosse la prima, l’unica e l’ultima S. Messa”, questo ci insegnavano in seminario per celebrare bene, per essere dentro il mistero con il cuore e l’anima e non solo come servizio alla comunità, ma come stile di vita spirituale. Penso che questo adagio, così dolce e spirituale che da senso alle nostre azioni liturgiche, alle nostre preghiere comuni, possa essere applicato nella vita. Vivi questo giorno come se fosse il primo, l’unico e l’ultimo e allora ogni giorno sarà speciale, sarà grande, sarà bello e ti darai agli altri con entusiasmo, ad ogni attività che dovrai svolgere con gioia, ad ogni rapporto che dovrai vivere con serenità, ad ogni azione che dovrai compiere con impegno. Godi del giorno come unico nella sua bellezza e affronterai le sfide in modo diverso, libero, aperto, sereno con uno sguardo d’amore e di pace dove invide, tristezze, gelosie e cattiverie non ci saranno. Potrebbe esserci la reazione contraria ma nell’amore dobbiamo vivere, un amore da mille sfaccettature ma che deve rispondere alle nostre singole vocazioni.

Amare senza aspettarsi nulla, prendersi la responsabilità delle scelte fatte senza rivendicare diritti e cambi di direzione. Cambiare opinione è segno d’intelligenza e non viceversa, si cresce e si matura e si possono vedere le cose in un complesso differente, sotto una luce diversa, però non dobbiamo dimenticare le responsabilità e gli impegni presi, qui sta il carattere e la forza, il coraggio e la fatica. Troppo facilmente lasciamo una scelta, una strada perché diciamo a noi stessi, anzi ci convinciamo che l’emozione del momento, l’esigenza del momento, le difficoltà e le incomprensioni, le fatiche e le delusioni del momento siano più valide del sacrificio e dell’impegno a vivere la vocazione che abbiamo scelto di vivere. Lo dico in modo particolare per chi decide di sposarsi, di condividere un cammino insieme con inizi solenni e promesse grandi che poi facciamo cadere perché?, Perché non abbiamo una spina dorsale, oppure per mille giustificazioni più o meno valide e questo vale anche per il sacerdozio dove iniziamo con grandi solennità e propositi e poi dimentichiamo tutto e dobbiamo contestare tutto invece di servire ed amare, invece di ricordarci le promesse fatte, dove gelosie e invidie dove magari riteniamo di non essere stati presi in considerazione come pensavamo credendoci migliori, facendo così crollare tutto quello che abbiamo costruito e questo, capite allora, che vale nella vita in genere, quindi dobbiamo diventare tutti più seri, più impegnati, più “sul pezzo” come si dice e vivere le nostre vite con maggior entusiasmo.

Stanchi di vedere un mondo che litiga e fa guerre, ma pronti a farle in casa nostra, con la nostra famiglia, figli e genitori, amici e colleghi e per cosa poi? Perché ci crediamo più grandi dell’ufficio e del ruolo che abbiamo. Rispetto per i genitori, certo, ma i genitori devono essere capaci di rispettare il loro ruolo e le scelte dei figli senza cercare giustificazioni e scuse, preti che si sentono più grandi del Papa e addirittura sopra Dio e legano fardelli senza viverli loro … e potremmo continuare in ogni settore del vivere.

Tutti, in diversi modi, dobbiamo tornare alla serenità della vita senza ergerci come signori, che non siamo, su pilastri di orgoglio. Scendiamo da questi troni fittizi e saliamo sui gradini dell’amore, della pace, della concordia, dell’accoglienza svestendoci di quell’anima cattiva che portiamo dentro, segno di grande insicurezza e infelicità.

Forse una bella confessione, una bella verifica sulla nostra vita spirituale potrebbe tornarci utile. Ci confessiamo poco pensando di non avere nulla da dire, da verificare, da sistemare e cambiare, siamo diventati tutti bravi e capaci con il risultato poi che litighiamo e chiudiamo rapporti tra di noi con una facilità scandalosa, matrimoni e amicizie, lavori e relazioni senza mai metterci in discussione e ritenendoci sempre e solo di essere noi nel giusto, di aver fatto la cosa giusta. Egoismo puro, invidia pura, superbia … sono questi i mali che ci allontanano da Dio. Pertanto ti invito a vivere la tua vita, i tuoi giorni come unici, solenni, belli e in fraternità. Accogli quello che la provvidenza ti dona ogni giorno e non far il finto religioso, il finto perbenista, il finto giustizialista di questa o quella situazione puntando il dito per evitare che gli altri guardino a te, impariamo a guardarci ognuno dentro di noi e fare un bell’esame di coscienza, impariamo ad avere uno sguardo profondo e capace di vedere il bene, il bello e il buono intorno a noi, impariamo a costruire e non a demolire, impariamo ad amare con l’anima e non solo con la testa e la convenienza.

E’ il tempo questo di svegliarci dal torpore e riprendere un cammino serio è il tempo di aprire il cuore e far entrare il Signore di cui ci riempiamo la bocca con morale e regole senza viverle noi, senza essere pienamente disponibili alla volontà di Dio. Signore sei tu la mia forza e il mio sostegno! Impariamo ad essere come desideriamo che gli altri siano con noi, con nel cuore la voce di Dio, la Sua presenza, il Suo amore. Questa è la preghiera che dobbiamo elevare, la vita della Chiesa e della comunità che dobbiamo vivere.

@unavoce

Foto di Copertina: 15° Stormo – Area Sacra al Mare, per la celebrazione Eucaristica Domenicale