“Qualcuno dice: ‘I preti non si sposano perché la Chiesa non apprezza il matrimonio, ha paura di mettere il matrimonio accanto a queste cose sante’: non è vero, non è vero! San Pietro era sposato, non è questo. Noi pensiamo invece questo: la famiglia è una cosa sublime e grande e appunto per questo se uno è padre di famiglia ne ha basta per fare il suo dovere: figlioli da educare, figlioli da crescere; è tutto impegnato in quella cosa lì, è troppo grande la famiglia perché uno possa essere con una famiglia e poter fare incarichi così grandi come il sacerdozio. O una cosa o l’altra”. (cfr. vatican.va)

Oggi, 4 settembre la Chiesa ha beatificato il “Papa dei 33 giorni”, Giovanni Paolo I, Papa Albino Luciani. Rileggendo in questi giorni alcuni articoli su di lui mi è capitata tra le mai un’omelia che fece quando era Vescovo di Vittorio Veneto per l’Ordinazione sacerdotale di un prete.

Tra le tante cose belle dette e ancora attuali, alle quali vi rimando per la lettura integrale, vorrei soffermarmi su quello che vi ho riportato in apertura, sul celibato, per fare una semplice e umile riflessione ad alta voce per me, per la mia comunità, per chi sa vedere oltre l’orizzonte. Una umile riflessione per ricordare, celebrare e pregare il neo Beato Giovanni Paolo I, papa.

Molti chiedono a noi preti perché non ci sposiamo, alcuni addirittura ci accusano di questo per alcuni scandali, oppure di non essere uomini, di non capire la fatica, il sacrificio … Ognuno può pensarla come vuole, ovviamente e dare le sue ragioni e motivazioni.

La Chiesa da molti secoli ha fatto questa scelta e credo che le parole di Papa Luciani ci indichino il vero motivo per cui è necessario il celibato nella Chiesa. Senza dimenticare cosa dice San Paolo, ricordandoci che non tutti sono adatti ma chi sceglie sa a cosa va in contro e quindi anche per noi preti se non ti va, fai altre scelte ma lo sappiamo in partenza come funziona ed io, con ormai alcuni anni di Messa e tra i peggiori preti che la Chiesa può avere, debbo riconoscere a me stesso di essere felice di questa scelta, conscio dei mie limiti e difetti ma confidando nella Chiesa che sa guidare, dirigere ed educare. Non si è mai arrivati nella vita e anche noi sacerdoti non siamo arrivati con la Sacra Ordinazione, ma semmai abbiamo iniziato il cammino di santificazione, di perfezione per servire Dio e i fratelli, questo è Il sacerdote, uno per gli altri, quindi la vita celibataria ci permette di essere tutto a tutti, così come la vita matrimoniale deve essere tutto per la famiglia. Si tratta di scelte, d’impegno, di sacrificio per ciò in cui si crede.

Non voglio qui certo aprire un dibattito o contrastare chi la pensa in modo diverso o idealizzare una scelta della Chiesa, dico solo che credo sia la cosa migliore per poter servire il Signore nei fratelli. I limiti, gli errori, le cadute e le imperfezioni fanno parte della natura umana da cui nessuno è esente solo il dovere, l’intelligenza, il confronto, la preghiera assidua e il ritornare sempre sui propri passi ogni volta che si sbaglia confrontandosi con la Chiesa e il popolo santo di Dio, noi preti raggiungeremo quella posizione di sacralità a servizio della comunità. Nessuno è santo ma tutti in cammino verso la santità con le singole vocazioni.

Amate e pregate per i vostri preti, amate e pregate per la Chiesa, servite, aiutate, state accanto alla vostra Chiesa, Parrocchia, luogo di preghiera …  ognuno secondo la sua vocazione, in lei, la Chiesa, c’è la somma della pace, dell’amore, della carità, anche e al di là degli errori delle singole persone e della storia.

Nella vita si cresce e se ci sono degli errori non significa che sia sbagliato il valore e il servizio, si tratta di sistemare il cammino ecco perché c’è una gerarchia nella Chiesa che guida e dirige  il cammino di tutti.

Con questi pensieri prego e invoco, sulla mia comunità, sulla Chiesa, su tutti i sacerdoti, e su di me, la benedizione del Signore per intercessione del Beato Giovanni Paolo I, papa.

@unavoce

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